Il mistero delle tracce femminili del 2007: tre profili genetici ignorati nelle indagini su Chiara Poggi
Nel contesto dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 nella sua abitazione di via Pascoli a Garlasco (Pavia), emergono novità inquietanti e destinate a riaccendere i riflettori su una possibile complicità femminile. Secondo fonti investigative del 2025, i militari del RIS di Parma avevano rilevato, poco dopo il delitto, tre profili genetici femminili – mai riconducibili alla vittima – in zone strategiche della scena del crimine. All’epoca, però, tali reperti furono etichettati come “profili X”, considerati insufficienti per procedere a identificazioni o confronti ilGiornale.itOpen OnlineNewsroom Italia.
Nel 2025, il fascicolo ha preso una nuova svolta: i PM hanno ordinato un riesame completo dei reperti del 2007. In questo quadro, sono state rivalutate anche le tracce femminili mai utilizzate all’epoca. La mancata analisi dei profili X rappresenterebbe, secondo gli avvocati di parte civile, una lacuna investigativa che oggi potrebbe essere colmata grazie alle moderne tecnologie di sequenziamento e identificazione del DNA.
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Reperto 57: DNA femminile sulla maniglia della porta a soffietto della cantina, luogo in cui fu rinvenuto il corpo di Chiara ilGiornale.itNewsroom Italia.
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Reperto 59: DNA femminile sulla leva del miscelatore del bagno, dove, secondo alcuni percorsi ricostruttivi, l’assassino avrebbe potuto lavarsi ilGiornale.itNewsroom Italia.
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Reperto 60: DNA femminile sulla maniglia interna del portone d’ingresso della villetta ilGiornale.itNewsroom Italia.

Questi reperti furono classificati separatamente rispetto alla traccia genetica della vittima, presente negli altri campioni Newsroom Italia.
Inoltre, con l’emersione di questi nuovi elementi, la posizione di Alberto Stasi, già condannato in via definitiva nel 2015 a 16 anni per l’omicidio, potrebbe teoricamente tornare in discussione. Tuttavia, la revisione del processo è possibile solo se emergono prove nuove che dimostrino in modo certo l’innocenza del condannato o l’esistenza di un altro colpevole.
Cosa sorprende è che esse non furono confrontate con i DNA delle donne che frequentavano la casa di Chiara nei giorni precedenti il delitto, una prassi investigativa standard in casi del genere. Nonostante il forte potenziale investigativo, questa procedura non fu mai effettuata Newsroom Italia.
Secondo fonti vicine all’inchiesta, nel 2007 non fu mai redatto un piano sistematico di comparazione del DNA femminile rinvenuto con quello delle frequentatrici della villetta: amiche di Chiara, donne delle pulizie, parenti, colleghe. Questa omissione oggi potrebbe configurarsi come una falla nelle indagini, ma non necessariamente un illecito. All’epoca, la mancanza di tecnologia e la parzialità dei campioni resero difficile procedere con sicurezza.
Oggi, con l’evoluzione delle tecniche genetiche (come il sequenziamento del DNA a basso numero di copie o LCN), è possibile ottenere profili completi da tracce minime, rendendo finalmente utile ciò che un tempo era inutilizzabile.
La situazione diventa ancora più rilevante alla luce delle attuali indagini condotte dalla Procura di Pavia, che sospetta un omicidio commesso in concorso e ora annovera tra gli indagati anche Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. La presenza di DNA femminile ancora non identificato potrebbe suggerire la complicità di almeno un’altra donna nella vicenda Newsroom ItaliaOpen OnlineRaiNews.
Tali reperti non furono casuali, ma rinvenuti in elementi chiave della dinamica del delitto:
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Cantina: punto dove fu ritrovato il corpo di Chiara.
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Bagno: dove il presunto autore potrebbe essersi ripulito.
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Ingresso: possibile luogo di entrata o uscita dell’assassino Newsroom Italia.
L’ubicazione rende tali tracce altamente significative nel quadro ricostruttivo della vicenda e nella valutazione della complicità.
A quasi diciotto anni dal delitto, il peso investigativo delle tracce femminili riaffiora nell’attuale maxi incidente probatorio disposto dalla Procura di Pavia. L’accesso a nuove tecnologie e la rivalutazione delle prove conservate rendono possibile una nuova analisi, che all’epoca era tecnicamente o procedimentalmente impraticabile RaiNewsNewsroom Italia.
Se oggi si confermasse che quel DNA non appartiene a nessuna delle donne note nella vita di Chiara, emergerebbe la possibilità di un coinvolgimento esterno finora ignorato.
I tre profili femminili catalogati nel 2007 ma mai confrontati rappresentano un aspetto cruciale e tuttora irrisolto dell’inchiesta sul delitto di Chiara Poggi. La loro collocazione negli snodi principali della scena del crimine e la mancata comparazione aprono scenari investigativi che solo ora – grazie a nuove tecniche forensi – potrebbero essere finalmente esplorati.











