Garlasco. L’avv. De Rensis: “Le indagini tradizionali saranno finalmente riscoperte”
L’ossessione di Sempio per Stasi
L’intervento dell’avvocato De Rensis legale di Alberto Stasi fatto nella trasmissione di ‘Porta a Porta’ condotta dal veterano del giornalismo, Bruno Vespa, risulta di una importanza decisiva per il caso del delitto di Chiara Poggi.
De Rensis, con una disarmante semplicita’ si appella all’ABC dell’investigatore e cioe’ l’affidarsi alla tradizione, alla semplicita’, alla codifica e raccolta di reperti di ogni tipo e forma per poi essere analizzati, repertati e confrontati.
Nella trasmissione di Bruno Vespa “Porta a Porta” e’ assai indicativa questa posizione di De Rensis e l’impatto che ha sullo spettatore e’ quella di una banale costatazione che invece e’ stata addirittura ignorata dalle investigazioni precedenti.
Questo e’ il motivo per il quale riportiamo qui alla lettera le parole dell’avvocato di Stasi e la risposta sollecitata da Vespa del maresciallo ex carabiniere oggi in pensione Riccardo Ravera.
E’ indicativo ed anche, riteniamo, risolutivo questo passaggio al di la’ delle retoriche, dei sensazionalismi, dei sogni e delle ipotesi. De Rensis parla, in maniera semplice, di quella che denomia “ossessione” che Sempio avrebbe, dal primo momento, avuto per Stasi.
De Rensis:
…intanto ci sono dei diari e non solo un bigliettino, poi alle esperte della nostra psiche che sono ospiti da lei do’ le immagini che ho io e che ho visto. In una ci sono due fidanzati ed uno con gli occhiali ed una volpe che guarda dicendo: ”no, non saprai il mio segreto”, ma nell’altra c’e’ l’immagine dell’agnello sacrificale. Il giorno della condanna definitiva di Alberto e’ stata postata l’immagine dell’agnello sacrificale. Lascio alle vostre esperte, dottor Vespa, pensare se forse bisogna indirizzarsi anche in un’analisi di questo tipo e concludo dicendo cio’ che ha detto il valoroso maresciallo e’ musica per le mie orecchie, perche’ dal primo giorno io dico che in questa indagine saranno riscoperte finalmente le indagini tradizionali perche’ veda, nella vecchia indagine, c’e’ stato chi ha detto, io sono, faccio un esempio dottor Vespa, sono uscito di casa a mezzogiorno, dico per dire, qualcun altro che non aveva alcun interesse ha detto no, io questa persona l’ho vista prima e pero’ nessuno ha approfondito chi dei due dicesse la verita’ perche’ una cosa cosi’ e’ certa, uno dei due non ha detto la verita’ allora nell’indagine del 2007. Questa roba qui e’ ricorrente come i quattro capelli lunghi nel lavandino non analizzati. Ricordo che la parte civile ha mandato in mondo visione un filmato fatto con attori amatoriali che ricostruiva l’omicidio dove chi rappresentava Alberto Stasi si lavava a torso nudo nel lavandini, chiedo al maresciallo se e’ possibile che dopo questa attivita’ copiosa ci siano quattro capelli lunghi neri cosi’ che nessuno ha repertato. Quanti buchi ci sono stati.
Vespa:
…che significa “aveva postato l’immagine sacrificale di Alberto Stasi, chi l’ha postata?
De Rensis:
Sempio. L’agnello sacrificale il giorno della condanna di definitiva. Questa non e’ una suggestione. E’ una realta’. Nelle due date citate dalla vostra inviata, in una cisono due fidanzati, il maschio con gli occhiali con una volpe, animale volpe, che li guarda e fa riferimento ad un segreto e nell’altra c’e’ l’agnello sacrificale, non c’e’ un topolino.
Vespe:
Maresciallo ( maresciallo dei carabinieri in pensione Riccardo Ravera) e’ possibile che quei capelli siano sopravvissuti a tutto quello che ha raccontato l’avvocato De Rensis?
Maresciallo Riccardo Ravera:
Tecnicamente io questo non lo posso dire ma puo’ essere assolutamente. Ma questi quattro capelli vanno visti, in un complesso molto piu’ ampio, nel senso che noi parliamo di indagine tradizionale, forse con l’indagine tradizionale avremmo risolto anche il problema dei quattro capelli e dell’impronta digitale. E’ questo quello che io voglio dire, voglio sottolineare, qui, stiamo parlando di una persona che e’ stata processata e condannata sulla base di un processo assolutamente indiziario. Io che ho letto la sentenza di primo grado del dottor Vitelli, per me era una sentenza di assoluzione esaustiva. Purtroppo non si puo’ andare oltre, non si puo’ condannare al di la’ di ogni ragionevole dubbio e lui questo lo aveva scritto a chiare lettere. Questo processo doveva terminare nel 2011, non se ne doveva piu’ parlare, dovevamo continuare le indagini con la ricerca degli altri, di un altro colpevole ma sicuramente non si poteva piu’ accanirsi, a mio avviso, sul povero Stasi.











