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Mark Zuckerberg senza freni con Joe Rogan: “Ci hanno costretto a cancellare cose che erano vere”

Qualche settimana fa, in un episodio del podcast Joe Rogan Experience, Mark Zuckerberg, CEO di Meta (azienda madre di Facebook e Instagram), ha lanciato dichiarazioni forti e controverse che hanno scosso il dibattito pubblico sulla libertà di parola, la responsabilità delle piattaforme social e le pressioni governative nella moderazione dei contenuti digitali. Il tono è diretto, quasi polemico, e l’affermazione chiave è chiara: “Ci hanno costretto a cancellare cose che erano vere”.

Ma che cosa ha detto esattamente Zuckerberg? Chi sono questi “loro” che avrebbe esercitato pressioni? E quali sono le conseguenze reali per la fiducia nel sistema dell’informazione e per il funzionamento stesso dei social network?

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Durante il suo intervento con Joe Rogan, Zuckerberg ha raccontato che nel corso dell’amministrazione Biden Meta ha ricevuto ripetute richieste da parte di funzionari governativi — affinché certi contenuti relativi al COVID-19 e ai vaccini fossero rimossi dai social network, anche quando questi contenuti erano veri o basati su fatti attestati. Torino Cronaca+3Il Giornale d’Italia+3MeteoWeb+3

In particolare:

  • Sarebbero stati segnalati post che parlavano degli effetti collaterali dei vaccini anti-COVID, che erano basati su dati pubblici o documenti ufficiali, e non semplicemente “disinformazione”. Torino Cronaca+3Rec News+3MeteoWeb+3

  • Funzionari dell’amministrazione Biden avrebbero chiamato i team di Meta “urlando e imprecando”, chiedendo la rimozione immediata di questi contenuti. Radio Radio+3Il Giornale d’Italia+3MeteoWeb+3

  • Zuckerberg afferma che, nonostante le pressioni, Meta ha talvolta rifiutato di eliminare contenuti “che erano veri”, ritenendo ridicola l’idea che qualcosa di verificabile venisse rimosso solo perché il governo non la voleva visibile. Il Giornale d’Italia+2MeteoWeb+2

Zuckerberg ha anche detto che il sistema di fact-checking che Meta usava per “moderare” contenuti problematici  si è rivelato, secondo lui, spesso politicizzato, soggetto a interferenze. 5LB Magazine+4MeteoWeb+4Wired Italia+4


Le fonti, il contesto e cosa sappiamo davvero

Prima di accettare queste affermazioni ad occhi chiusi, è importante valutare con attenzione le fonti e il contesto:

  • Le dichiarazioni di Zuckerberg sono emerse in un podcast molto seguito, che non è un forum giornalistico tradizionale, ma che concede agli intervistati uno spazio non filtrato in cui parlare francamente. Ciò significa che ciò che viene detto può essere vero, ma anche che la narrazione può essere costruita per suscitare reazioni forti.

  • Alcune parti delle affermazioni fanno riferimento a “documenti pubblici”, email, comunicazioni governative; Zuckerberg afferma che quello che è stato fatto è tutto “documentato”. Torino Cronaca+35LB Magazine+3Rec News+3

  • Al contempo, non sono emerse finora prove pubbliche indipendenti che confermino tutti i dettagli esatti delle conversazioni telefoniche o dei messaggi diretti descritti (es. esiste una registrazione di una telefonata con urla? Ci sono prove verificabili che simili comunicazioni abbiano portato effettivamente alla rimozione di contenuti che erano “veri”?). Va distinta la dimensione narrativa/emotiva da quella verificabile in modo indipendente.


Perché questa storia è significativa

Le affermazioni di Zuckerberg toccano numerosi temi centrali del presente (e del futuro) delle piattaforme digitali:

  1. Libertà di espressione vs. moderazione dei contenuti
    Il conflitto tra permettere che si dicano cose scomode o contro la “narrazione ufficiale” e il dovere di evitare disinformazione è antico, ma ora appare sotto una luce nuova: quando la “moderazione” include la rimozione di contenuti veri, la credibilità della piattaforma può essere danneggiata, così come la fiducia degli utenti e la trasparenza del sistema.

  2. Pressioni governative e privacy istituzionale
    Se un governo chiedesse  direttamente o indirettamente  di rimuovere contenuti legittimi, ci si trova davanti a un problema che va ben oltre la politica della piattaforma. È una questione di controllo dell’informazione, di interferenza istituzionale, di possibili violazioni dei principi di libertà di stampa e libertà individuale.

  3. Il ruolo del fact‑checking
    Meta, come molte altre piattaforme, ha adottato programmi di “fact‑checker” per cercare di limitare la diffusione di disinformazione. Ma il fatto che lo stesso Zuckerberg critichi quegli strumenti come in parte politicizzati o usati per sopprimere contenuti veri comporta una riflessione su come questi sistemi debbano essere regolati e su quanto debbano essere trasparenti.

  4. Perdita di fiducia
    La fiducia è alla base di ogni sistema informativo. Se gli utenti sospettano che veri contenuti vengano rimossi per motivi politici, la legittimità delle piattaforme collassa. E non solo: anche le istituzioni e le autorità che chiedono certe pratiche rischiano di perdere credibilità.

  5. Questioni legali e normative
    In molti paesi esistono leggi e principi (tra cui negli USA il Primo Emendamento / libertà di parola, in Europa le normative sui diritti digitali e sull’informazione) che potrebbero essere chiamati in causa se si dimostrasse che c’è stato abuso di potere o censura indiretta. È possibile che emergano cause legali, regolamenti restrittivi, o nuove richieste di trasparenza e responsabilità per le Big Tech.

Naturalmente, non è tutto chiaro, e ci sono molte domande a cui al momento non si ha risposta:

  • Cosa vuol dire “vero”?
    Un contenuto “vero” non sempre significa “scientificamente provato al 100%”, specialmente nel contesto emergente di una pandemia in cui le conoscenze si evolvono. E spesso un fatto può essere vero in una certa misura, ma presentato in modo fuorviante o parziale, e questo può cambiare molto la percezione.

  • Chi decide cosa è “vera informazione”?
    Il fatto che Zuckerberg senta la pressione di rimuovere contenuti veri pone la domanda: chi stabilisce la verità? E con quali criteri?
    I fact‑checkers si trovano in una posizione delicata, sospesi fra imperativi di accuratezza, pratiche editoriali, algoritmi di moderazione e pressioni politiche.

  • Possibili abusi e limiti di libertà
    Se davvero ci sono pressioni da parte del governo verso chi controlla le piattaforme, questo apre la strada a possibili abusi. Ma al tempo stesso, affermare che “qualsiasi cosa possa essere considerata un effetto collaterale” debba restare online è rischioso: contenuti che esprimono timori reali possono confliggere con l’interesse pubblico, specie se portano a disinformazione di ampio impatto, panico, indebolimento delle misure sanitarie o diffidenza generalizzata verso la scienza.

  • Regolamentazione futura
    È probabile che assisteremo ad un’escalation di richieste (da parte di utenti, media, istituzioni) per una maggiore trasparenza nei processi decisionali delle piattaforme: chi decide che un contenuto viene rimosso, su quali basi, con quali prove, e con quale ricorso per gli utenti coinvolti. Potrebbero emergere leggi più severe in materia di responsabilità delle piattaforme, o obblighi di rendicontazione pubblica.

Le affermazioni di Zuckerberg non sono passate inosservate:

  • Alcuni giornalisti e attivisti hanno accolto le sue parole come una rivelazione importante su quello che avviene “dietro le quinte” dei social, specie in momenti di crisi sanitari come quello del COVID‑19.

  • Altri hanno sollevato dubbi e critiche, sottolineando che Zuckerberg, in qualità di leader di una delle aziende più potenti del pianeta, ha un interesse intrinseco a gestire la percezione pubblica, a difendere Meta e a minimizzare le proprie responsabilità.

  • Si sono avviati dibattiti sulla legittimità delle pressioni governative, sul confine tra collaborazione istituzionale (nell’interesse pubblico) e interferenza indebita.


Possibili scenari futuri

  1. Maggior trasparenza
    Meta e altre piattaforme potrebbero essere spinte a pubblicare rapporti dettagliati su rimozioni per motivi politici o richieste governative, magari sotto forma di “transparency reports” più articolati.

  2. Cambiare il modello di moderazione
    Come già annunciato da Zuckerberg, Meta sta abbandonando  in alcuni contesti  il programma classico dei fact‑checkers di terze parti, per passare a sistemi di “community notes” in stile X / ex‑Twitter, maggiormente basati sugli utenti. Questo può portare a un cambio di paradigma, con rischi e benefici. Wired Italia+2MeteoWeb+2

  3. Interventi normativi
    I governi potrebbero introdurre regolamentazioni che obbligano le aziende social a documentare e rendere pubblico ogni intervento di moderazione richiesto o imposto da istituzioni esterne, per evitare abusi.

  4. Rischio reputazionale per Meta
    Se gli utenti percepiscono che Meta ha tolto contenuti legittimi su pressione politica, la fiducia nell’azienda può calare, con conseguenze per gli utenti stessi, per gli inserzionisti, per la regolamentazione. Potremmo vedere una migrazione verso piattaforme percepite più neutre o libere.

  5. Polarizzazione
    Questo genere di storie tende a rafforzare la polarizzazione: chi sospetta che ci sia censura governativa userà le frasi di Zuckerberg come prova, mentre chi difende le politiche di moderazione continuerà a insistere che servono per tutelare la sicurezza pubblica, per ridurre disinformazione, prevenire danni. Questo potrebbe alimentare sfiducia, teorie del complotto, contrapposizioni estreme.


Conclusione

Le dichiarazioni di Mark Zuckerberg nell’intervista con Joe Rogan non sono, come spesso accade, semplici chiacchiere da podcast. Implicano questioni centrali: che cosa significa controllare l’informazione nell’era digitale, qual è il ruolo (e i limiti) che i governi devono avere nei confronti delle piattaforme social, come si bilancia la libertà di espressione con la tutela della salute pubblica e come restare trasparenti e responsabili senza cadere nella propaganda o nella censura ingiustificata.

Sia che si sia d’accordo con Zuckerberg, sia che lo si critichi, è chiaro che la sua posizione solleva interrogativi che difficilmente spariranno dall’agenda politica e mediatica nei prossimi anni. Se “cose vere” sono state rimosse, serve che vengano individuate con precisione e che ci sia un contraddittorio, per tutelare sia la verità sia i diritti degli individui.

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