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Un nodo centrale rimane: che cosa conteneva il computer (e la chiavetta USB) di Chiara Poggi. E soprattutto: quei contenuti, finiti sotto la lente d’ingrandimento, possono suggerire un movente alternativo o aprire piste investigative trascurate fino ad oggi.

Quel che emerge con chiarezza è che il contenuto digitale nel computer e nella chiavetta di Chiara Poggi non è irrilevante: articoli su abusi, file nascosti, immagini pornografiche — elementi che, sebbene non provino di per sé un movente, complessificano la storia ufficiale del delitto.

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Il mistero del file “Abusati550.doc”

Il primo elemento nuovo emerso riguarda una memoria USB in possesso di Chiara Poggi. Su quella chiavetta, nel giugno del 2007, è stato salvato un documento Word chiamato “abusati550.doc”, rintracciabile negli atti dell’inchiesta. TGLA7+1

Il contenuto? Una serie di articoli di stampa concernenti abusi sessuali, atti di presunta pedofilia nella Chiesa (secondo quanto raccontano le ricostruzioni). Il materiale era stato copiato e incollato in un unico file da Chiara, poche settimane prima della sua morte. TGLA7+1

Questa scoperta ha acceso l’interesse della difesa dell’amico del fratello di Chiara, Andrea Sempio, ora indagato, ma anche getta nuova luce sulla versione consolidata secondo cui il movente del delitto non sarebbe stato chiaro. Se Chiara stava indagando, raccogliendo testimonianze, leggendo articoli su scandali ecclesiastici, l’ipotesi, avanzata dalla difesa, è che “sapere troppo” possa averla resa un bersaglio. TGLA7+1


I contenuti pornografici e le cartelle nascoste

Altro tema che ricorre nei nuovi approfondimenti è l’esistenza, sul computer di Alberto Stasi, di contenuti pornografici, alcune foto e video “forti”, nascosti in cartelle “nascoste”. Corriere di Siena+3Il Giornale d’Italia+3Leggo+3

Alcune versioni giornalistiche riportano che ci fossero migliaia di accessi a siti pornografici dal computer di Chiara, o che alcuni contenuti fossero “autoprodotti”. ilGiornale.it+1

Ma i periti informatici incaricati nelle prime fasi del processo, in particolare Roberto Porta e Daniele Occhetti, hanno chiarito che non ci sono prove certe che Chiara Poggi abbia mai visto quei file pornografici. Essi sostengono che tali contenuti fossero in cartelle nascoste, non raggiungibili da un uso ordinario del computer, e che la ragazza copiò alcune fotografie che aveva scattato insieme al fidanzato, ma non accedette ai file “forti”. Corriere di Siena+1

Un altro punto cruciale riguarda lo stato in cui si trovava il computer quando fu sequestrato. Secondo Porta e Occhetti, il dispositivo non era “integro” al momento dell’analisi: alcune operazioni compiute dai carabinieri nei primi giorni avrebbero cancellato o modificato informazioni utili, come dati relativi alla datazione dei file, riferimenti temporali, elementi che potrebbero contenere tracce cruciali per comprendere che cosa accadde quella mattina del 13 agosto 2007. IlSussidiario.net+1

Questo inciderebbe anche sull’alibi fornito da Stasi, il cui legale ha sempre sostenuto che lui stava lavorando alla tesi sul computer nelle ore in cui, secondo l’accusa, sarebbe avvenuto l’omicidio. Se alcuni file di log o tracce temporali sono stati alterati o cancellati, si riduce la certezza sulle affermazioni riguardanti cosa avesse fatto esattamente Stasi e quando. IlSussidiario.net+2Wikipedia+2

Il ruolo di Chiara stessa

Non solo oggetto passivo: Chiara Poggi appare nelle ricostruzioni come attiva nella gestione dei contenuti digitali. È documentato che lei abbia usato la memoria USB per salvare articoli, che abbia copiato dal computer di Stasi circa 200 fotografie di coppia che lei stessa aveva scattato con lui. Corriere di Siena+1

Riguardo alla chiave USB, come detto, il file “abusati550.doc” dimostra una curiosità (o preoccupazione) per temi delicati, potenzialmente scomodi: abusi, pedofilia, scandali ecclesiastici. Ma non è accertato – né dagli atti, né dai periti  che Chiara abbia messo in relazione questi contenuti con persone del suo ambiente, o che avesse prove concrete al riguardo: per ora si tratta di raccolta di materiale di stampa. TGLA7+2Libero Quotidiano+2

Alla luce di questi elementi, restano però diversi interrogativi:

  1. Motivo vs. curiosità: Possibile che Chiara stesse semplicemente documentandosi su temi che la inquietavano, magari per interesse personale? Oppure aveva scoperto qualcosa di specifico che la coinvolgeva, direttamente o indirettamente?

  2. Periodo temporale: “Abusati550.doc” è del giugno 2007, due mesi prima dell’omicidio. Ma ciò non prova che negli ultimi giorni prima del delitto non avesse altri file ancora più “scottanti”, o che non avesse fatto ulteriori ricerche.

  3. Integrità delle prove digitali: Le contestazioni dei periti sulla compromissione del computer mettono in dubbio la possibilità di ricostruire esattamente cosa vi fosse e quando, come e se fosse stato visionato da Chiara. Anche perché cancellazioni, movimenti nei file, cartelle nascoste sono tutte modalità che rendono difficile stabilire una catena documentale precisa.

  4. Relazioni con altri soggetti: Se Chiara aveva certe informazioni o certe curiosità, da chi le avrebbe apprese? L’ipotesi della difesa che ci sia una rete esterna (anche politica, ecclesiastica, o criminale) – finora non provata – resta nell’aria.

  5. Collegamenti investigativi nuovi: Con il riaprirsi delle indagini su Andrea Sempio, e con il DNA maschile sotto le unghie della vittima che potrebbe non corrispondere a Stasi, è possibile che questi contenuti digitali “alternativi” possano essere rivalutati nel contesto di una pista esterna. Open+1


Cosa si sa con certezza

  • Chiara Poggi aveva memorizzato nella sua USB il file “abusati550.doc”, contenente una selezione di articoli su abusi sessuali nella Chiesa. TGLA7+1

  • Nel computer di Stasi sono stati trovati file pornografici, collocati in cartelle nascoste. IlSussidiario.net+3Il Giornale d’Italia+3Leggo+3

  • Non è provato che Chiara abbia visto quelle immagini o che abbia saputo che esistessero. Corriere di Siena+1

  • Il dispositivo (PC) è stato manipolato dopo il sequestro — alcune tracce cancellate, cestino svuotato, datazioni compromesse — cosa che riduce la chiarezza delle prove digitali. Il Giornale d’Italia+1


L’impatto sul movente e sulla ricostruzione del delitto

Tutti questi elementi, presi insieme, cambiano la prospettiva su quale possa essere stato il movente dell’omicidio. Se si limitasse tutto al rapporto personale tra Chiara e Stasi, come nei processi precedenti, certi aspetti restano deboli: mancata prova di lite, mancato movente economico, familiares quasi distratti dalle vicende. Ma se si considera l’ipotesi che Chiara possa aver scoperto qualcosa, o stesse raccogliendo materiale che poteva diventare pericoloso per qualcuno, allora si intravvede una pista diversa: quella di un movente legato al segreto, alla conoscenza, alla presunta verità.

Da questo punto di vista, due elementi assumono grande rilievo:

  • La chiavetta USB con il file sugli abusi. Questo materiale solleva interrogativi su quanto Chiara fosse coinvolta non solo come vittima collaterale della curiosità, ma come testimone potenziale, o depositaria di informazioni scomode.

  • Il DNA non attribuibile a Stasi sotto le sue unghie. Se confermata per un soggetto diverso, questa traccia potrebbe avvalorare l’ipotesi che ci fosse qualcuno presente, che abbia avuto un contatto diretto con la vittima, forse nel confronto finale. Open

Restano però molte zone d’ombra: non sappiamo con certezza cosa Chiara avesse visto o scoperto, se avesse contatti con persone implicate, quanto “prossimo” fosse il materiale che aveva salvato. E soprattutto, se le prove informatiche finora raccolte e conservate potranno essere ricostruite in modo attendibile, nonostante le lacune e le possibili manomissioni o cancellazioni.

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