Il generale britannico Sir Richard Shirreff ha spiegato come la Russia potrebbe attaccare la NATO
In un mondo in cui la guerra in Ucraina ha riaffermato la centralità di Mosca nella sicurezza europea, il generale britannico Sir Richard Shirreff, già vice Comandante Supremo Alleato in Europa (Deputy Supreme Allied Commander Europe, DSACEUR) tra il 2011 e il 2014, ha illustrato nei suoi interventi e nelle sue analisi uno scenario inquietante: la Russia potrebbe attaccare un membro della NATO. Non come mera ipotesi astratta, ma come possibilità concreta da contrastare con misure precise di deterrenza. Ecco come, secondo Shirreff, ciò potrebbe avvenire — e che cosa dovrebbe fare l’Alleanza Atlantica per impedire che diventi realtà.
Shirreff non nasconde la sua convinzione che la Russia, guidata da Vladimir Putin, abbia già dimostrato negli ultimi anni una strategia aggressiva che poggia su una serie di azioni volte a testare i confini della tolleranza internazionale. L’invasione della Georgia nel 2008, l’annessione della Crimea nel 2014, il sostegno ai separatisti in Ucraina orientale sono, per l’ex generale, indizi chiari di una volontà di espansione pianificata.
Uno dei punti chiave nelle sue analisi è il concetto di percezione della debolezza. Shirreff afferma che se la Russia percepisce che la NATO non è pronta o non è disposta, in termini non solo verbali ma operativi, a difendere i suoi membri, allora Mosca potrebbe decidere che il rischio vale la pena.
Secondo Shirreff, gli Stati Baltici — Estonia, Lettonia, Lituania — sono probabilmente i candidati più vulnerabili a un’aggressione russa. Ci sono varie ragioni:
-
La vicinanza geografica: i confini russi sono molto vicini a questi Stati, e la Russia mantiene un numero significativo di truppe nelle regioni limitrofe che potrebbero essere mobilitate rapidamente.
-
La presenza di minoranze russofone: in Estonia e Lettonia, in particolare, ci sono comunità con lingua e identità russa; la retorica di Mosca potrebbe usarle come pretesto per “proteggere” cittadini russi, come è avvenuto in Crimea. Euractiv+1
-
La debolezza percepita del dispositivo difensivo della NATO in quelle aree: truppe non sufficientemente numerose, presenza non permanente, dipendenza da rinforzi che richiedono tempo.
Shirreff ha messo in guardia che un attacco contro uno di questi paesi innescherebbe automaticamente l’articolo 5 del trattato NATO — l’impegno che un attacco a un membro è un attacco a tutti. Ma proprio per questo, la deterrenza deve essere così credibile da rendere un attacco “non conveniente” per Mosca.
Shirreff non ha descritto un piano operativo dettagliato con date certe, ma ha delineato elementi tattici e strategici che, combinati, renderebbero possibile un’azione russa:
-
Apertura di un corridoio terrestre e annessione territoriale: in alcuni suoi scenari ipotetici, la Russia potrebbe cercare di aprire un corridoio attraverso l’Ucraina verso la Crimea, rafforzando così le sue capacità logistiche per azioni più ampie, incluso verso il Baltico.
-
Operazioni di “adventurismo” a bassa intensità: prima dell’azione convenzionale su larga scala, Shirreff ipotizza che la Russia potrebbe sperimentare azioni ibride: incursioni, sabotaggi, disinformazione, provocazioni sul confine, pressioni politiche su minoranze, movimenti di truppe che sfiorano la frontiera per testare la reazione della NATO.
-
Impiego della deterrenza nucleare come leva: un elemento che Shirreff ritiene centrale è che la Russia “hardwire” (cioè integri profondamente) il pensiero nucleare nella sua dottrina militare. Ciò significa che Mosca non esita a minacciare — in casi estremi — il ricorso a armi nucleari tattiche, come deterrente estremo o per fermare una risposta NATO qualora la percezione sia che l’aggressione convenzionale stia fallendo.
-
Rapidità e sorpresa: un attacco in cui la Russia cerca di sfruttare la mobilità, la sorpresa, la saturazione delle difese iniziali, e in cui le risposte NATO dipendono da rinforzi esterni che richiedono tempo. In questi scenari, la permanenza di forze NATO in loco — nei Baltici o in Polonia, per esempio — è considerata da Shirreff fondamentale per ridurre quel tempo di reazione.
Tempistiche: quando potrebbe accadere
Shirreff dà una finestra temporale che è variabile, dipendente da fattori interni ed esterni alla Russia e alla NATO:
-
Da una parte, Mosca è attualmente impegnata in Ucraina, sia militarmente che sul piano politico ed economico; ciò limita per il momento la sua capacità di apertamente attaccare un membro NATO.
-
Dall’altra, se la guerra in Ucraina si stabilizza, se Mosca riesce a riprendersi militarmente ed economicamente dalle perdite, e se l’Occidente non rinforza le sue difese, la finestra per una possibile aggressione potrebbe aprirsi entro pochi anni. Shirreff suggerisce uno scenario plausibile attorno al 2028–2030 se non si adottano misure significative per rafforzare la deterrenza.
Le raccomandazioni di Shirreff per la NATO
Per prevenire che gli scenari descritti diventino realtà, Shirreff avanza una serie di proposte concrete:
-
Presenza militare permanente nei Paesi Baltici: occorrono forze NATO schierate in modo continuativo, non solo esercitazioni periodiche o unità che si spostano. Questo eliminerebbe il vuoto tattico e logistico che un aggressore potrebbe sfruttare.
-
Aumento della spesa per la difesa: non solo incrementi di bilancio, ma investimenti mirati a capacità militari moderne, mobilità, logistica, arsenali che possano sostenere un conflitto reale in termini di quantità e qualità. Shirreff ha sottolineato come molti paesi NATO abbiano ridotto le difese convenzionali, rendendosi vulnerabili.
-
Deterrenza credibile, sia convenzionale sia nucleare: la NATO deve mostrare di essere pronta a usare tutte le opzioni se necessario — e che l’uso della forza sarebbe inevitabile se la Russia attaccasse un membro. Un deterrente debole o poco convinto è, secondo Shirreff, inefficace.
-
Coordinamento politico-militare transatlantico: attribuire più velocemente risposte comuni, decisioni operazionali rapide, interoperabilità tra eserciti nazionali, rafforzamento del ruolo degli Stati Uniti ma anche maggiore autonomia europea. Il vertice NATO deve essere non solo simbolico, ma luogo in cui si assumono impegni reali.
-
Resistenza alle pressioni economiche e politiche interne: paesi membri potrebbero subire il peso dei costi militari, del taglio delle spese o della mancanza di consenso politico. Shirreff segnala che la coesione interna della NATO è cruciale: se gli Stati membri mostrano divisioni, Mosca ne trarrebbe vantaggio.
Non mancano però rischi e limiti nell’analisi di Shirreff:
-
Difficoltà di mobilitazione: anche se la NATO decidesse oggi di rafforzare le sue difese, lo schieramento, la logistica, l’intelligence e la capacità di comando richiederebbero tempo. Potrebbe esserci un vuoto temporale critico.
-
Rischio di escalation nucleare: l’integrazione del pensiero nucleare nella dottrina russa pone un dilemma grave: fino a che punto la minaccia nucleare possa essere gestita senza precipitare in uno scontro che nessuno vuole?
-
Resistenza politica interna: i cittadini europei sono spesso riluttanti a finanziare spese militari elevate, soprattutto in paesi con poche tradizioni di difesa attiva; il consenso democratico può essere instabile.
-
Incertezza sugli scenari futuri: variabili come l’andamento della guerra in Ucraina, la stabilità interna russa, sanzioni economiche, sostegno americano, capacità tecnologiche (cyber, drone, difesa missilistica) possono cambiare significativamente le carte in tavola.
Sir Richard Shirreff lancia un monito forte: l’Occidente non può permettersi di rinviare all’infinito le decisioni che determineranno la propria sicurezza per i prossimi decenni. L’enorme rischio non è solo che la Russia attacchi un membro della NATO, ma che tale attacco restituisca all’Europa uno scenario di conflitto aperto, con tutte le sue conseguenze umane, economiche e politiche.
In questo contesto, la deterrenza non è un’opzione fra tante, ma una necessità. E non basta parlarne: servono impegni credibili, investimenti massicci, presenza tangibile e volontà politica chiara. Se questi elementi mancano, la probabilità che Shirreff non stia descrivendo un’ipotesi futuribile, ma qualcosa di molto prossimo, diventa concreta.
Note: Le analisi e le citazioni provengono da interviste, articoli e saggi di Sir Richard Shirreff, nonché da sue presentazioni pubbliche, comprese quelle di “war gaming” e scenari fittizi che però fungono da avvertimento.
FOTO Atlantic Council











