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L’archivio segreto di Alberto Stasi

Dietro il giallo del delitto di Chiara Poggi, commesso il 13 agosto 2007, aleggia  ancora oggi l’ombra di un “archivio segreto”: file, immagini, video che alcuni ritengono decisivi per ricostruire non solo la verità sulla morte di Chiara, ma anche il profilo umano di Alberto Stasi. Un archivio che, nella ricostruzione giornalistica, comprende elementi controversi, accuse forti e possibilità di svolte processuali.

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Che cosa sarebbe questo archivio

Già nei primi anni dopo il delitto, emersero notizie secondo cui nel computer di Stasi sarebbero stati trovati migliaia di contenuti pornografici, alcune immagini di minori, file hard‑e‑soft, cartelle nominate in modo criptico. La Provincia Pavese+3ilGiornale.it+3Quotidiano Nazionale+3

Uno degli articoli più citati riguardava l’esistenza di una cartella denominata Militare, che assieme a fotografie di aerei, nascondeva migliaia di immagini porno. All’interno vi sarebbero immagini considerate particolarmente rilevanti alcune disturbanti, alcune apparentemente selezionate con criterio. ilGiornale.it+1

Più gravemente tali fonti giornalistiche riferivano che all’interno della memoria del computer di Stasi sarebbero presenti filmati sessuali, inclusi video privati con Chiara, e contenuti pornografici con minori, oltre ad altri materiali controversi come foto di violenze, oggetti fallici, dettagli di piedi o caviglie. Quotidiano Nazionale+3ilGiornale.it+3Il Giorno+3


Le posizioni della difesa, della famiglia Poggi e della pubblica accusa

La difesa di Stasi, pur non negando la presenza di materiale nel pc, ha da sempre sostenuto che molte delle interpretazioni sul “segreto” sono state amplificate dai media, e che il semplice possesso di immagini, per quanto inquietante o moralmente discutibile, non equivalga automaticamente a “movente” dell’omicidio. Inoltre, la difesa ha chiesto in varie circostanze di riesaminare tutti i reperti, per verifiche scientifiche, anche con nuove tecniche che non erano disponibili agli inizi dell’indagine. ANSA.it+1

Gli avvocati della famiglia Poggi, invece, hanno fatto della scoperta dell’archivio un tassello chiave per la ricostruzione psicologica e motivazionale del delitto, sottolineando che un rapporto intimo, di coppia, con segreti, tensioni e possibili gelosie, non completamente esplorati, possa spiegare alcuni aspetti oscuri del processo. Il Giorno

Dal lato della pubblica accusa, non tutte le ipotesi sono confermate con evidenza probatoria sufficiente. Almeno ufficialmente, non esiste un documento processuale recente che attribuisca con certezza che il materiale pornografico o pedopornografico sia stato usato come movente. Tuttavia, gli inquirenti hanno accolto le richieste difensive di riesame dei reperti, delle impronte, dei frammenti del tappetino da bagno che all’epoca dell’indagine erano stati considerati ma la cui analisi, secondo la difesa, avrebbe potuto essere più approfondita con tecnologie nuove. ANSA.it


Ipotesi, speculazioni e confusione

L’“archivio segreto” come spesso viene definito, è diventato anche fonte di folklore mediatico: voci su filmati d’amore con Chiara, indicazioni di materiale pedopornografico, ipotesi di movente sessuale, setta o occultismi. Alcune di queste voci sono state smentite, altre restano non confermate. Il Giorno

In particolare, un giornale locale riportava che Stasi avrebbe archiviato immagini disturbanti, immagini di donne anziane, persone malate, oggetti fallici, piedi/scarpe, e dettagli che non sembrano pertinenti con il delitto se non come elemento “psicologico”. ilGiornale.it+1

C’è chi sostiene anche che la scoperta di queste immagini abbia innescato tensioni nella coppia, che Chiara avrebbe scoperto o sospettato tali archivi e che questo avrebbe portato a litigi gravi. Ma la difesa ha contestato che non ci siano prove certe che Chiara fosse a conoscenza di questi materiali, né che tali materiali abbiano avuto influenza diretta sull’evento tragico. Informatore Vigevanese


Punti chiave non chiariti

  1. Credibilità delle fonti: molte delle descrizioni dell’archivio provengono da articoli giornalistici vecchi, spesso con riferimenti a indagini preliminari, testimoni, perizie non concluse, ma non sempre confermate in sentenza o in atti ufficiali.

  2. Uso processuale del materiale: sebbene si sappia che alcuni file furono sequestrati, non è chiaro quanto siano stati valorizzati come prova, né se siano stati inclusi nei procedimenti di primo o secondo grado come movente o elemento significativo. Questo aspetto è cruciale per comprendere il loro peso legale.

  3. Nuove tecnologie e riesami richiesti: come accennato, la difesa ha chiesto che vengano riesaminate tutte le tracce e i reperti alla luce di tecniche più moderne, anche per quelle prove che inizialmente furono scartate o ritenute non decisive. ANSA.it

  4. Distinzione fra “archivio segreto” mediatico e “archivio processuale” reale: spesso il pubblico sente parlare di “segreto”, di “dossier oscura”, “cartelle nascoste”, ma nei documenti ufficiali il termine “segreto” è usato con cautela, e non sempre significa che il materiale sia stato celato in modo illecito.


Possibili conseguenze: cosa comporta oggi

L’esistenza effettiva di un archivio così vasto potrebbe avere implicazioni fortissime:

  • Potrebbe costituire il movente o chiarire motivazioni personali e psicologiche finora sfuggite alle sentenze.

  • Potrebbe supportare richieste di revisione del processo, soprattutto se emergessero elementi nuovi, scoperte non esaminate allora, o anomalie nelle perizie originali.

  • Potrebbe essere utile per riconoscere errori investigativi: omissioni, negligenze o mancanze nella raccolta delle prove, o nella loro valutazione.

  • Potrebbe cambiare la percezione pubblica, influenzare media, opinione, ma anche la credibilità delle istituzioni giudiziarie.

Tuttavia, per trasformare queste ipotesi in fatti serve che il “segreto” diventi trasparente: che la difesa abbia accesso completo ai materiali, che le prove vengano riesaminate da esperti indipendenti, che ogni elemento nuovo o dubbio venga introdotto nel dibattimento.

Oggi, dopo anni, l’archivio segreto resta in gran parte chiuso al pubblico giudiziario: le pagine complete non sono mai state rese del tutto note, molti dettagli non sono stati valorizzati in sentenza, altri sono semplicemente oggetto di speculazioni. La difesa chiede chiarezza; la famiglia della vittima cerca giustizia, senza che questo si traduca in processi paralleli fatti di alone e mezze ammissioni.

Per Alberto Stasi, la condanna è definitiva, ma nel contesto delle nuove indagini sul delitto di Garlasco, sulla posizione di Andrea Sempio, sull’ipotesi che ci siano state omissioni, anomalie, materiali non considerati, la richiesta è che nulla resti nell’ombra. Che l’“archivio segreto” venga messo in luce, verificato, confrontato, giudicato con rigore.


Conclusione

L’“archivio segreto di Alberto Stasi” è oggi più di una leggenda urbana: è un insieme di dati, documenti, immagini che sono stati reali, che sono stati descritti, che in parte sono stati esaminati, ma che non hanno ancora trovato una collocazione definitiva nel processo giudiziario come elementi decisivi. Se verranno resi pienamente disponibili, se verranno usati con chiarezza scientifica e processuale, potrebbero aprire un capitolo nuovo nel destino giudiziario della vicenda di Garlasco.

La domanda rimane: quanti segreti ha davvero custodito quello “archivio” — e quanti di essi dovevano essere già emersi per garantire una sentenza pienamente fondata? La giustizia, in casi così sensibili, non può fare a meno della trasparenza.

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