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Una difesa dell’“onore intoccabile” – l’intervento di Carmen Pugliese a Quarto Grado del 26 settembre 2025

Venerdì 26 settembre 2025, nella trasmissione Quarto Grado su Rete 4, lo studio si è acceso quando è intervenuta la giornalista e commentatrice Carmen Pugliese, chiamata a esprimersi sulla recente bufera giudiziaria che coinvolge il GIP Mario Venditti, accusato di corruzione in atti giudiziari nell’ambito del caso Garlasco.  Il suo intervento ha catalizzato attenzione per il tono deciso e le sollecitazioni al rispetto delle istituzioni, ma non è mancato chi ha sollevato dubbi sull’equilibrio del messaggio.

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Il contesto: il caso Venditti a Garlasco

Prima di analizzare le argomentazioni di Pugliese, è utile ripercorrere brevemente il contesto. Il 26 settembre, Quarto Grado ha dedicato ampio spazio all’apertura delle indagini sul presunto “archiviazione a pagamento” risalente al 2017 per la posizione di Andrea Sempio, con successive perquisizioni nelle abitazioni del magistrato Venditti e dei familiari di Sempio.  La rilevanza del caso non sta solo nei fatti ipotizzati, ma nell’impatto simbolico che il sospetto di corruzione può avere sulla fiducia verso la magistratura stessa.

In questo scenario, la presenza di Pugliese e di vari esperti – tra i quali Luciano Garofalo, Massimo Picozzi, Carmelo Abbate, Grazia Longo – ha reso la puntata particolarmente attesa.


Le chiavi interpretative offerte da Pugliese

Nel corso del dibattito, Pugliese ha articolato il suo intervento attorno a due direttrici fondamentali: la salvaguardia dell’“onore istituzionale” e la necessità di una chiarezza procedurale senza delegittimazioni preventive.

  1. L’onore come bene da preservare
    Pugliese ha sottolineato che “quando si colpisce un magistrato, si colpisce la credibilità dello Stato”. Secondo lei, anche solo l’iscrizione di un nome noto della magistratura nel registro degli indagati porta con sé un impatto simbolico rilevante. Ha fatto riferimento a una frase pronunciata da Venditti, che lamentava: «Non ho mai preso soldi da nessuno, ma nessuno potrà mai restituirmi l’onore».

    L’argomento non è puramente retorico, ma implica una tensione: il principio di presunzione di innocenza da un lato, e il bisogno – percepito dai cittadini – di trasparenza e responsabilizzazione dall’altro. Pugliese ha posto in luce la delicatezza di questo equilibrio, ricordando che la delegittimazione ritarderebbe la fiducia nelle istituzioni più di quanto non faccia l’indagine stessa.

  2. Richiesta di chiarezza senza anticipazioni colpevoliste
    Pugliese ha chiesto che il dibattito pubblico, l’informazione e lo stesso contesto mediatico evitino di trasformarsi in una condanna morale anticipata. Il compito della magistratura è accertare, non esporre conclusioni in momenti prematuri. Il processo deve fare chiarezza, ha sottolineato, ma il cammino investigativo non può essere fagocitato da una delegittimazione automatica.

    In sostanza, il messaggio è: “difendiamo la trasparenza, ma non con attacchi sistemici alle istituzioni prima che siano accertate responsabilità”. Nel suo ragionamento, la forza dello Stato non deriva solo dalla severità delle accuse, ma anche dalla correttezza delle procedure.

Pugliese non ha negato la gravità della vicenda, ma ha insistito su una forma di “responsabilità civile” nell’uso della parola mediatica. Le sue parole sono state calibrate per sollecitare prudenza e rispetto non per minimizzare le ipotesi investigative.

Reazioni in studio e polarizzazione del dibattito

Il messaggio di Pugliese non è stato accolto senza contestazioni. In studio, le reazioni sono state differenziate, mostrando la natura polarizzata della questione:

  • Luciano Garofalo, esperto in scienze forensi, ha ricordato che un atto d’indagine non equivale a un’accusa certa. Ha richiamato il rigore tecnico come punto essenziale: non si può dare troppo peso a speculazioni che mancano di supporto oggettivo.

  • Altri ospiti, tra cui Carmelo Abbate, hanno apprezzato la sollecitudine di Pugliese nel richiamare il rispetto delle istituzioni e la necessità che il processo resti nelle sedi giuste.

  • Il conduttore Gianluigi Nuzzi, nel suo ruolo di moderatore, ha provato a mediare il dibattito, ponendo domande che stimolassero il dialogo tra tecnici e commentatori, tentando di evitare che il confronto degenerasse in contrapposizione sterile.

Non sono mancate critiche da alcuni spettatori e commentatori esterni, che hanno interpretato l’intervento di Pugliese come un’eccessiva cautela o, in chiave opposta, come una difesa preventiva delle istituzioni. Alcuni gruppi attivi nei social  in particolare i “quartograders”  hanno valutato positivamente lo stimolo al dibattito, altri hanno accusato una “difesa d’ufficio” non adeguatamente supportata dai fatti.

L’intervento di Pugliese si distingue, a mio avviso, per l’intento equilibrante: in un momento in cui le verifiche giudiziarie rischiano di essere “raccontate” prima di essere compiute, ella ha cercato di porre un freno al sensazionalismo mediatico e all’idea che indagare significhi già condannare. Questa prospettiva richiama un principio fondamentale del diritto: che anche chi è sotto indagine merita rispetto, nell’attesa che si accertino responsabilità.

Tuttavia, l’equilibrismo rischia il fraintendimento: alcuni ascoltatori potrebbero interpretare la cautela come un tentativo di minimizzare le accuse, specialmente se non esperti delle dinamiche giudiziarie. Se il tintinnio delle parole non è sorretto da una narrazione giuridica chiara  cosa che in uno show televisivo è spesso difficile ottenere il messaggio può risultare indebolito. Inoltre, quando il sospetto tocca figure istituzionali elevate, non basta invocare la prudenza: è essenziale fornire chiarezza e trasparenza concreta, che lo spettatore può giudicare.

Inoltre, il richiamo all’“onore” può essere percepito come retorico, o come appello emozionale, che rischia di spostare l’attenzione dal merito delle indagini al senso di offesa personale.

Malgrado i limiti, l’intervento di Pugliese ha un valore simbolico e concreto nel panorama dell’informazione televisiva:

  1. Riapertura del confronto istituzionale
    In un’epoca in cui i media spesso oscillano tra critica feroce e copertura compiacente delle istituzioni, Pugliese ha provato a offrire un punto di equilibrio: chiamare all’attenzione che anche l’indagato (specialmente se figura pubblica) ha diritti e dignità ha un effetto “dissolutore” delle visioni manichee.

  2. Promozione della consapevolezza civica
    Invitando pubblico e media a non saltare a conclusioni, l’intervento stimola una mentalità più cauta e consapevole, che è un ingrediente importante per un dibattito democratico meno polarizzato.

  3. Stimolo al rigore nel giornalismo investigativo
    Il richiamo a non superare la linea dell’anticipazione indebita può essere interpretato come una richiesta ai giornalisti di evitare i titoli sensazionalistici che forzano le indagini. In questo senso, Pugliese suggerisce che anche nel racconto mediatico si deve rispettare il “tempo della giustizia”.

  4. Controllo mediatico dell’informazione giudiziaria
    Nel piccolo palco televisivo, richiamare al rispetto delle istituzioni può essere visto come un esercizio di controllo “dal di fuori” su un potenziale abuso dell’informazione giudiziaria. È una delle poche armi che il giornalismo ha per autolimitarsi e per conservare credibilità.

L’intervento di Carmen Pugliese a Quarto Grado del 26 settembre 2025 ha avuto il merito di introdurre nel dibattito televisivo una nota di cautela e responsabilità, in un tema che poteva facilmente scivolare verso la strumentalizzazione. La scelta di porre al centro l’onore e la proceduralità più che la provocazione ha reso il suo contributo un monito alle istituzioni e ai media: non basta investigare, bisogna anche raccontare con misura.

Resta l’incognita se questo richiamo possa trovare terreno fertile nella pratica giornalistica quotidiana. Il successo dell’idea dipenderà dalla capacità dei colleghi, dei conduttori e degli opinionisti di accogliere l’invito  non come limite alla libertà d’inchiesta, ma come esercizio di responsabilità verso l’interesse pubblico.

In questo senso, l’“eco” del discorso di Pugliese non dovrà consumarsi nella puntata: il vero test sarà se in futuro altri momenti mediatici sapranno modulare la tensione tra attacco e difesa, tra verifiche e responsabilità, restituendo al racconto giudiziario la dignità che merita  senza delegittimare, ma senza sconti indebiti.

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