Garlasco. Fabio Napoleone: dalle intercettazioni si apre un’autostrada che porta al “maggiordomo” autore del delitto di Chiara Poggi
GARLASCO — Un filo sotterraneo, ancora in larga parte inesplorato, sembra finalmente trovare una via d’uscita. È un’autostrada giudiziaria che parte dalle intercettazioni oggi sotto la lente, attraversa corridoi oscuri e porta dritto al sospetto che finora è sempre rimasto sullo sfondo: il “maggiordomo”, figura oscura di un delitto che ha tormentato l’Italia per quasi due decenni. Al vertice di questo percorso c’è il procuratore di Pavia, Fabio Napoleone, che ha deciso di rompere il silenzio dopo mesi di prudenza e attese, aprendo ufficialmente un nuovo capitolo nelle indagini sul caso Chiara Poggi.
Il silenzio che si frantuma
Per molto tempo, la Procura di Pavia guidata da Napoleone aveva scelto la strategia del riserbo, limitandosi a note essenziali, minimizzando le fughe in avanti, controllando ogni comunicazione. Ma con l’avanzare delle indagini, alcune novità investigative e, soprattutto, la pressione mediatica, quel muro del silenzio comincia a incrinarsi.
Il titolo dell’articolo che vi trovate a leggere non è suggestione: è una qualifica che, pur non essendo ancora ufficiale, raccoglie nella sua forza evocativa una serie di indizi convergenti, intessuti soprattutto dalle intercettazioni ritrovate tra le carte dell’inchiesta.
Le intercettazioni emergenti: il ruolo dei Cappa
Uno dei capitoli più inquietanti della nuova fase investigativa riguarda le intercettazioni della famiglia Cappa, cugina della vittima. Già da tempo le conversazioni telefoniche di Ermanno e Stefania Cappa erano emerse negli atti, ma solo ora si cominciano a leggere in controluce le pieghe di un sospetto che fino ad oggi era rimasto in ombra.
Ma non è tutto. Le nuove indagini hanno fatto emergere che Chiara Poggi ricevette quattro telefonate anonime il giorno stesso dell’omicidio, in orari collocabili fra le 11:38 e le 13:30, momenti molto delicati nella ricostruzione temporale decesso / territorio critico per identificare possibili interlocutori. Newsroom Italia
Napoleone rompe gli indugi
Il nome di Fabio Napoleone entra prepotentemente in scena come punto di svolta. Da giorni la Procura ha preso posizione contro quelle che definisce “congetture” lanciate da opinionisti o consulenti esterni, precisando che «i magistrati titolari delle indagini si esprimeranno ufficialmente solo al termine delle attività» Corriere Milano+2Il Fatto Quotidiano+2.
Ma questo sia come fuga dai commenti, sia come garanzia di un’indagine autonoma. La scelta del comunicato ufficiale, il tono severo, segnano che l’ente requirente non intende farsi dettare l’agenda dalle speculazioni mediatiche. LaPresse+2Il Giorno+2

Napoleone di nome e di fatto. Furbo come una volpe ha trovato il sistema per poter lavorare, inseme al suo pool di collaboratori e di periti senza dare alcun adito alla stampa di amplificare le mosse e le dinamiche delle nuove efficienti indagini. Fuori tutti gli opinionisti e gli esperti del giorno insieme ad un plotone di giornalisti che cercano la notizia. Fabio Napoleone ha agito come una volpe ritenendo che fosse giunto il tempo di portare a termine nella riservatezza piu’ totale il vero “clean” di tutta la storia lasciando che tutti si occupassero inutilmente delle minuzie delle impronte, delle macchie di sangue e compagnia bella.
Con questa rottura formale, Napoleone lascia emergere che dietro alcuni dossier ad esempio quello del Dna di “Ignoto 3”, che in passato era stato messo in dubbio come potenzialmente contaminato — vi sono rilievi che non ammettono banalizzazioni: secondo quanto riferito, non vi sarebbe alcuna contaminazione dei profili genetici attribuiti a ignoti rispetto al personale intervenuto sull’indagine originaria. AlaNews+1
Ancora più significativo: la Procura ha precisato che alcune ricostruzioni, fra cui attribuzioni di motivazioni e stati d’animo, non possono essere prese come se fossero scelte dell’ufficio, se non formalizzate. Un modo elegante, ma deciso, per non farsi trascinare nel dibattito mediatico, pur entrando nel merito di certi nodi. Il Giorno+3Il Fatto Quotidiano+3Corriere Milano+3
Impronta “33”, Dna e la traccia del “maggiordomo”
Un capitolo centrale di questa nuova fase riguarda la famosa impronta “33”, repertata sulla scala che conduce al seminterrato nella villa dei Poggi. I consulenti del Ris di Parma Gianpaolo Iuliano e Nicola Caprioli hanno attribuito quella traccia al palmo di Andrea Sempio sulla base di 15 minuzie dattiloscopiche, dopo un’analisi che aveva richiesto strumenti hardware e software aggiornati. LaPresse+1
Le parti difensive hanno contestato la validità di certi passaggi ad esempio l’asportazione di intonaco, la parte non utilizzabile dell’impronta, e l’assenza di sangue come elemento confermativo ma la Procura ha scelto di non retrocedere: l’interpretazione dell’impronta rimane un pilastro della nuova fase probatoria. LaPresse+1
Per chiarire: il “maggiordomo” non compare nei faldoni delle indagini classiche, ma è il termine figurativo con cui alcuni ambienti investigativi riferiscono a colui che aveva accesso, conoscenza, potere occulto. È chi manovrava dietro le quinte. Se esistesse, e se emergesse, potremmo trovarci di fronte a una delle revisioni investigative più radicali mai tentate in un caso di cronaca nera in Italia.
I punti ancora aperti
Naturalmente, la strada è ancora lunga e piena di ostacoli legali e probatori:
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Verifica delle intercettazioni Le frasi dei Cappa, le telefonate anonime, sono prove preziose ma isolate: devono trovare conferme, riscontri, possibilità di attribuzione certa.
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Analisi del Dna Occorre dimostrare che i profili genetici (Ignoto 3 e altri) non siano contaminati e che possano riconnettersi a un soggetto con un ruolo specifico.
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Contestualizzazione dell’impronta “33” La collocazione, le modalità dell’asportazione, la pulizia della scena, il contesto cronometrico.
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Motivazione e movente Il “maggiordomo” non potrà essere accusato solo su tracce: bisogna ricostruire perché avrebbe agito, con quale finalità, con quale conoscenza interna.
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Compatibilità con la condanna di Stasi La giurisprudenza attuale riconosce la responsabilità di Alberto Stasi; una nuova linea deve armonizzarsi o dimostrare un concorso, non una contraddizione automatica.
Verso l’incidente probatorio: momento decisivo
Il 24 ottobre è già fissata l’udienza per la conclusione dell’incidente probatorio, in cui i consulenti tecnici illustreranno i risultati dei nuovi accertamenti (biologici, dattiloscopici, genetici). Agenzia Dire+2Corriere Milano+2 In quell’occasione, potenzialmente, potrebbe emergere se i numeri e le concordanze lo permetteranno la figura del “maggiordomo” come ipotesi processuale concreta da sostenere in aula.
Napoleone, avendo già disposto una linea dura contro le “congetture”, sembra voler costruire un percorso preciso, fatto di elementi verificabili, non di scenari mediatici. Ma inaugurare un’autostrada investigativa verso un nuovo principale sospettato non è impresa facile.
Una svolta nell’ombra
Se davvero il “maggiordomo” esiste, sarà lui il fulcro che mancava. Il regista occulto che ha mosso le pedine dietro la scena principale, che ha predisposto tutto. Se l’autostrada che parte dalle intercettazioni arriverà fino a lui, il caso Garlasco entra in una stagione nuova: non solo revisione di scritti, rianalisi di prove vecchie, ma l’ipotesi di un’autentica spoliazione della verità dalle zone oscure.
Chiara Poggi non merita un mistero eterno. La nuova fase investigativa, guidata da Napoleone, ha appena iniziato il suo tratto decisivo. E quel “maggiordomo”, finora solo figura evocata, potrebbe diventare il protagonista centrale della prossima, sorprendente puntata.











