Il rituale del taglio delle palpebre: esoterismo? Sadismo? Messe nere?
Una voce bisbigliata nei vicoli più oscuri delle metropoli, un’immagine disturbante che riemerge nei forum più reconditi del dark web, un’antica pratica che affonda le radici tra il simbolismo occulto e l’estremismo rituale. Il cosiddetto “rituale del taglio delle palpebre” – una pratica che sfida il confine tra mitologia e cronaca nera – sta tornando alla ribalta, seminando interrogativi inquietanti tra chi si occupa di esoterismo, devianze psicologiche e criminalità rituale.
Ma cos’è davvero questo rituale? Chi lo pratica? E soprattutto: perché?
Un gesto estremo contro il sonno?
Il primo strato d’interpretazione, forse il più immediato, collega il rituale al concetto di negazione del sonno, un gesto simbolico volto a dimostrare vigilanza assoluta. In alcune culture orientali antiche come quelle praticanti l’ascetismo più radicale si racconta di monaci che si infliggevano mutilazioni volontarie per rimanere svegli durante lunghi periodi di meditazione. Secondo una leggenda zen giapponese, il monaco Bodhidharma, fondatore del buddhismo Chan (poi divenuto Zen), si tagliò le palpebre per impedire al sonno di distrarlo dalla contemplazione.
Ma quella leggenda, mai documentata storicamente, assume tutt’altro sapore nel contesto contemporaneo in cui questo gesto ricompare: non più come atto spirituale, ma come rituale disturbante associato a sette occulte, cerimonie esoteriche estreme e pratiche para-religiose.
Dal dark web alla cronaca
Negli ultimi mesi, la polizia postale di diversi Paesi europei Italia compresa ha intercettato immagini e video criptati che mostrano persone bendate, circondate da candele nere, mentre subiscono o si auto-infliggono il taglio delle palpebre. In alcune clip, le vittime sono legate, in altre sembrano partecipare volontariamente, in uno stato di trance.
Questi contenuti vengono spesso accompagnati da simboli riconducibili a correnti di satanismo “gnostico” o a derive moderne del culto di Azazel, una figura demoniaca della tradizione ebraica. Si parla di “illuminazione tramite dolore”, di “apertura dell’occhio interiore”, di “rottura del velo di Morfeo”, come se l’assenza delle palpebre potesse simboleggiare un risveglio definitivo, crudo e irreversibile.
Nel 2024, la polizia tedesca ha smantellato un gruppo clandestino operante nella periferia di Lipsia. Nella loro abitazione erano stati allestiti veri e propri altari rituali, con strumenti chirurgici rudimentali, sostanze psicotrope e documenti esoterici, alcuni dei quali descrivevano in dettaglio il “rito della visione eterna”: la rimozione delle palpebre come “porta verso la conoscenza non filtrata”. Un caso isolato?
“Non chiudere gli occhi”: simbologia e psicologia
Secondo la dott.ssa Ilaria Mancuso, psicologa e criminologa, “la rimozione delle palpebre è un atto che racchiude un simbolismo potentissimo: è la negazione della protezione, dell’oblio, del riposo. In termini psicologici, è come dire: ‘Voglio vedere tutto. Anche ciò che non dovrei’. Questo ha implicazioni profonde per individui borderline, spesso in cerca di senso attraverso il dolore o l’estremizzazione dell’esperienza.”
È innegabile, infatti, il legame tra alcune pratiche rituali estreme e disturbi dissociativi, narcisismo patologico, tendenze autolesionistiche. Il rituale diventa allora non solo una prova di appartenenza a un gruppo, ma anche un’espressione individuale di rifiuto delle regole corporee e sociali.
In alcuni diari recuperati dalle forze dell’ordine (tradotti in parte dalla nostra redazione), si leggono frasi come:
“Chiudere gli occhi è morire ogni giorno. Il vero risveglio inizia quando non puoi più dormire.”
Sadismo mascherato da spiritualità?
Naturalmente, non si può escludere la componente sadica o voyeuristica di queste pratiche. Alcuni video mostrano persone in evidente stato di shock, con sangue che scorre lungo le guance, mentre altri partecipanti assistono in silenzio. È difficile stabilire se si tratti di rituali condivisi o di vere e proprie torture travestite da cerimonie iniziatiche.
Secondo alcuni esperti di culti estremi, come il prof. Daniele Vescovi, docente di Storia delle Religioni presso l’Università di Roma Tre, “questi gesti sono spesso spacciati per atti spirituali, ma in realtà nascondono dinamiche di potere, manipolazione mentale e dominio psicologico. Il sangue e il dolore diventano strumenti di controllo. Le cosiddette ‘messe nere’ moderne sono sempre più performative e meno religiose: sono spettacoli del trauma.
Il caso è ancora oggetto di inchiesta, ma solleva una domanda cruciale: quante altre persone sono coinvolte in questi riti, senza che se ne sappia nulla?
Una moda oscura o la punta dell’iceberg?
Se da un lato la spettacolarizzazione del dolore ha sempre avuto una sua narrazione culturale basti pensare alle body modification estreme o a certe performance artistiche dall’altro la codifica rituale del gesto, l’uso di simboli e il contesto segreto in cui avviene, pongono questa pratica su un piano diverso: non solo autolesionismo, ma un linguaggio di appartenenza.
Alcuni studiosi parlano di “nuovo esoterismo digitale”: una commistione tra simbologia classica, interpretazioni arbitrarie di testi religiosi e la diffusione virale delle immagini. In questo mix, il gesto più estremo come il taglio delle palpebre diventa memetico, destinato a circolare, imitarsi, radicalizzarsi.
E le autorità?
L’Interpol ha aperto un fascicolo specifico sui cosiddetti “rituali di mutilazione condivisa”, e sta collaborando con Europol e le polizie locali per tracciare i canali di diffusione. Ma le difficoltà sono molte: la pratica si muove su server criptati, le vittime spesso non denunciano, e i partecipanti adottano nomi fittizi e linguaggi cifrati.
In Italia, il Dipartimento Antisette del Ministero dell’Interno ha lanciato una campagna informativa rivolta a giovani e famiglie, per riconoscere i segnali di adesione a culti distruttivi. Tuttavia, come ammette un agente che preferisce rimanere anonimo: “Questi gruppi si trasformano di continuo. Si mimetizzano. Colpiscono chi cerca qualcosa, e offrono risposte in cambio del dolore.”
Conclusione: follia o fede?
Il rituale del taglio delle palpebre si muove su un crinale pericoloso tra ricerca spirituale, spettacolo della sofferenza e manipolazione psicologica. È una pratica reale, per quanto ancora marginale, che riunisce elementi antichi e perversioni moderne, misticheggianti e sadiche, in una miscela difficile da inquadrare con categorie tradizionali.
Che si tratti di una nuova forma di culto o di una devianza estrema destinata a spegnersi, resta il fatto che ciò che una società è disposta a fare per “vedere di più” – anche a costo di perdere il sonno, la pelle e il senso stesso del limite – dice molto su dove stiamo andando.











