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L’Italia blocca l’Irpef e congela l’età pensionabile: una manovra da 16 miliardi
 

Roma – Il Governo vara una manovra da 16 miliardi di euro e lo fa puntando su due provvedimenti-chiave destinati ad avere un impatto diretto e immediato su milioni di cittadini: il blocco dell’Irpef e il congelamento dell’età pensionabile. Una scelta politica e sociale di grande peso, che arriva in un momento in cui l’economia italiana rallenta, l’inflazione resta elevata e l’Europa osserva con attenzione le mosse di Roma.

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L’esecutivo ha approvato la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef) e ha definito i contorni della prossima legge di bilancio: un testo che, secondo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, “punta a difendere i redditi delle famiglie, sostenere i lavoratori e garantire una prospettiva di stabilità al sistema pensionistico”.

Ma le misure, se da un lato sono state accolte con favore da sindacati e una parte del mondo produttivo, dall’altro sollevano dubbi tra gli analisti e le istituzioni europee, preoccupate per la sostenibilità dei conti pubblici.

IRPEF: confermata la riforma, ma niente aumenti

Una delle misure più attese riguarda l’Irpef. Il governo ha deciso di confermare la riforma avviata lo scorso anno, che ha ridotto a tre gli scaglioni di imposta, ma ed è questa la novità  non ci saranno aumenti né ritocchi verso l’alto. Si temeva infatti che, a fronte di un rallentamento della crescita e delle pressioni sul deficit, il governo potesse reintrodurre aliquote più elevate per i redditi medio-alti. Invece no: tutto resta com’è.

“Abbiamo scelto di non toccare le tasse, anzi di difendere la riforma che ha portato benefici ai ceti medi e lavoratori dipendenti”, ha dichiarato il vicepremier e ministro del Lavoro Matteo Salvini. “Chi lavora deve essere premiato, non punito”.

Nel dettaglio, saranno confermate le aliquote al 23% fino a 28.000 euro, al 35% fino a 50.000 euro, e al 43% oltre questa soglia. Inoltre, sarà prorogato per un altro anno il taglio del cuneo fiscale, misura che vale circa 10 miliardi di euro e che ha permesso di aumentare le buste paga di circa 14 milioni di lavoratori dipendenti.

Età pensionabile bloccata: niente scatto nel 2025

L’altro pilastro della manovra riguarda il sistema pensionistico. Il Governo ha deciso di bloccare per il 2025 l’aumento dell’età pensionabile, che secondo i meccanismi automatici legati all’aspettativa di vita avrebbe dovuto salire a 67 anni e 3 mesi.

L’indicizzazione dell’età pensionabile alla speranza di vita, introdotta con la legge Fornero, prevedeva uno scatto già dall’anno prossimo. Ma l’esecutivo ha optato per una moratoria di 12 mesi, che congela l’asticella a 67 anni. Il blocco varrà per tutte le pensioni di vecchiaia, mentre restano invariati i requisiti per le pensioni anticipate.

“Non possiamo chiedere alle persone di lavorare più a lungo quando molti faticano già oggi a trovare un lavoro stabile o a mantenerlo dopo i 60 anni”, ha spiegato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, rivendicando la misura come “un atto di giustizia sociale e attenzione verso chi ha lavorato una vita”.

In parallelo, viene prorogata per un altro anno anche Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi), ma con penalizzazioni sull’assegno per chi decide di uscire prima dei 67 anni.

Le altre misure in manovra

Oltre ai due interventi principali, la manovra prevede una serie di misure collaterali:

  • Famiglia: rifinanziato l’assegno unico universale con 1,5 miliardi aggiuntivi. Previsti aumenti per i nuclei con figli disabili e per le madri lavoratrici.

  • Sanità: stanziati 3 miliardi in più per il 2025, destinati a rafforzare il personale medico e ridurre le liste d’attesa.

  • Pubblica amministrazione: confermati gli aumenti contrattuali per il pubblico impiego, con una dotazione di circa 2 miliardi.

  • Imprese: proroga del credito d’imposta per gli investimenti in innovazione e transizione ecologica.

  • Sud: stanziati 1,2 miliardi per il rilancio delle ZES (Zone Economiche Speciali), con incentivi per le aziende che assumono giovani e donne.

Il nodo del deficit: margini stretti

La manovra, però, si muove su un terreno finanziario molto stretto. Il governo ha indicato un deficit al 4,3% del PIL per il 2025, in lieve calo rispetto al 2024 ma ancora lontano dai parametri europei. Il debito pubblico resterà sopra il 140% del PIL, e le previsioni di crescita sono state riviste al ribasso: +0,9% nel 2025, contro l’1,2% stimato in primavera.

Per finanziare le misure, l’esecutivo punta su una revisione della spesa (spending review da circa 4 miliardi) e sull’uso di extra gettito fiscale legato all’inflazione, oltre a una stretta sugli extraprofitti di banche e multinazionali.

“È una manovra sobria ma coraggiosa”, ha detto Giorgetti. “Ci concentriamo su ciò che serve al Paese: lavoro, famiglie, pensioni. Ma senza sfasciare i conti”.

Le reazioni: sindacati soddisfatti, UE in allerta

Positivo il giudizio di Cgil, Cisl e Uil, che parlano di una “manovra che va nella giusta direzione”, pur chiedendo maggiori risorse per i contratti pubblici e la sanità. “Bene il blocco dell’età pensionabile e il taglio del cuneo, ma ora serve aprire un tavolo sulla previdenza dei giovani”, ha detto il leader della Cgil Maurizio Landini.

Più cauta Confindustria, che apprezza gli interventi sul cuneo ma teme “una visione troppo assistenziale”, mentre i piccoli imprenditori di Confartigianato chiedono più attenzione agli investimenti.

Dall’Europa, infine, arrivano segnali contrastanti. Bruxelles attende la legge di bilancio dettagliata entro metà ottobre e avverte: “La flessibilità concessa all’Italia non è infinita. Ci aspettiamo misure credibili per la riduzione del debito”, ha dichiarato un portavoce della Commissione.

Conclusione: una scommessa politica e sociale

Con questa manovra, il Governo gioca una partita decisiva sul fronte del consenso. Congelare l’età pensionabile e mantenere il taglio delle tasse significa parlare alla pancia del Paese, soprattutto a lavoratori, famiglie e pensionati.

Ma resta aperta la sfida più complessa: come conciliare queste scelte con l’equilibrio dei conti pubblici e le regole europee. La legge di bilancio sarà il vero banco di prova. L’autunno si annuncia caldo, non solo per le piazze, ma anche per i mercati e i palazzi di Bruxelles.

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