Il “Trump Action Tracker” è la risposta accademica britannica all’inondazione di comportamenti antidemocratici e anti-Stato di diritto del presidente Trump
Londra, 5 ottobre 2025 – Mentre la presidenza di Donald Trump avanza nel suo secondo mandato, uno strumento intellettuale sta guadagnando visibilità nel panorama pubblico internazionale: il Trump Action Tracker. Sviluppato da accademici nel Regno Unito, è concepito come una mappa costante dei comportamenti, delle politiche e delle decisioni dell’amministrazione Trump che secondo chi lo ha creato rappresentano minacce reali o potenziali alla democrazia, allo stato di diritto, ai diritti civili e alla trasparenza istituzionale. Questo articolo esplora che cosa sia, chi lo cura, come funziona, e perché è diventato una risposta importante all’“inondazione” di attacchi istituzionali che alcuni osservatori denunciano.
Cos’è il Trump Action Tracker
Il Trump Action Tracker è un database pubblico (e visuale) gestito da Christina Pagel, ricercatrice britannica in servizi sanitari e comunicazione scientifica, insieme ad un team di volontari. Lanciato nel febbraio del 2025, lo strumento è nato dal bisogno personale della sua ideatrice di comprendere e ordinare le azioni dichiarazioni, ordini esecutivi, politiche, piani – dell’amministrazione Trump che appaiono come attacchi al tessuto democratico o ai principi dello Stato di diritto. Trump Actions Tracker+1
Pagel e il suo gruppo operano con una chiara struttura metodologica: ogni azione viene registrata con fonte e data, e classificata in uno o più domini di “autoritarsimo”. Questi domini includono, fra gli altri, Undermining Democratic Institutions & Rule of Law (minare le istituzioni democratiche e lo stato di diritto), Suppressing Dissent & Controlling Information (reprimere il dissenso e controllare l’informazione), Civil Rights & Corruption (diritti civili e corruzione), Science & Academia (scienza, educazione, ambiente), Aggressive Foreign Policy & Global Destabilization (politica estera aggressiva e destabilizzazione globale). Trump Actions Tracker
La piattaforma permette di filtrare le azioni per dominio, per data, effettuare ricerche testuali, scaricare dati (CSV). I dati vengono visualizzati anche in grafici, diagrammi tipo Venn per mostrare sovrapposizioni, e timeline che permettono all’utente di percepire la frequenza, la tipologia e l’accelerazione (se c’è) di queste azioni. Trump Actions Tracker
Perché è importante
1. Dare ordine al caos
Molti osservatori negli Stati Uniti e all’estero denunciano che il presidente Trump – specialmente nella sua seconda presidenza sta moltiplicando decisioni e proclami che sembrano privi di coerenza interna, ma che sommati danno l’impressione di un sistema in cui norme democratiche, procedure legali, indipendenza della magistratura, libertà accademica ed emblematiche realtà istituzionali vengono erose. Il Tracker offre una bussola: raccoglie, certifica, ordina e mette in correlazione azione dopo azione, rendendo visibili pattern che altrimenti si disperdono nei media, nei comunicati stampa e nei documenti governativi.
2. Trasparenza e responsabilità
La disponibilità dei dati fonte, data, categoria permette a giornalisti, ricercatori, cittadini attivi di verificare, contestare, comparare. È un esempio concreto di come l’accademia possa intervenire non solo con articoli teorici o analisi, ma fornendo strumenti che fungano da contropotere civico. Il fatto che i dati siano scaricabili e che il progetto operi con licenza libera (Creative Commons) rafforza questa dimensione. Trump Actions Tracker
3. Creare un linguaggio comune
Per affrontare un fenomeno complesso come la deriva antidemocratica, è necessario disporre di categorie concettuali, di metriche, di un linguaggio condiviso. Il Tracker cerca di definire cosa significhi “undermining democratic institutions” o “dismantling social protections”, “controlling information” ecc. Questo facilita il confronto pubblico e accademico: non si tratta solo di opinione, ma di criteri, casi, date.
4. Un modello dall’esterno
Che questo progetto venga dal Regno Unito ha un significato simbolico e pratico. Simbolico perché segnala che non solo gli USA sono preoccupati per Trump, ma che la comunità internazionale e accademica globale riconosce la portata delle sfide. Pratico perché la distanza geografica e istituzionale può permettere una prospettiva relativamente più oggettiva, meno assorbita dalla polarizzazione interna.
Criticità e limiti
Nessuno strumento è perfetto, e il Trump Action Tracker non fa eccezione.
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Interpretazione delle azioni. Decidere se un ordine esecutivo o una dichiarazione costituisca un attacco allo stato di diritto non è sempre chiaro: molte decisioni politiche sono controverse, ambigue, in parte legittime. La categorizzazione richiede giudizio soggettivo, e in casi borderline potrebbe esserci disaccordo.
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Copertura temporale e risorse. Essendo basato su un gruppo relativamente piccolo di ricercatori e volontari, c’è il rischio che alcune azioni sfuggano, o che il tracker non sia aggiornato tempestivamente.
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Impatto effettivo. Registrare le azioni è utile, ma non garantisce che esse vengano ferme, rivalutate, contestate. Serve che l’informazione che produce generi pressione democratica, legale, politica.
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Rischio di polarizzazione. Progetti simili possono essere accusati da chi supporta Trump di essere di parte. Ciò può ridurre la fiducia da parte di alcuni e rendere il messaggio meno persuasivo in ambienti politici fortemente polarizzati.
Il contesto più ampio: dove si colloca il Tracker
Negli ultimi anni, la preoccupazione per “democratic backsliding” (recessione democratica) ossia il processo graduale con cui leader eletti indeboliscono le istituzioni, limitano i controlli, sotto attaccano l’indipendenza giudiziaria, i media, lo stato di diritto è diventata centrale nella ricerca politica e giuridica. Studi su Polonia, Ungheria, Turchia e altre nazioni hanno messo in luce come processi apparentemente legittimi uso di decreti, nomine, limitazioni dei diritti possano accumularsi fino a cambiare profondamente la natura del regime. Il Trump Action Tracker va dunque inserito in questa linea di monitoraggio accademico, con una differenza: concentra l’attenzione su un paese che è da tempo considerato un bastione democratico, e in cui la rapidità e l’ampiezza degli attacchi percepiti sono particolari.
Esistono altri tracker simili: Just Security ha il suo Litigation Tracker, che segue le sfide legali contro azioni dell’amministrazione Trump, per esempio. Default+1 Anche il “American Autocracy Threat Tracker” offre una lista delle promesse, dei piani e delle proposizioni che potrebbero rappresentare minacce all’autocrazia. Just Security Insieme, questi strumenti formano una rete di sorveglianza civico-accademica.
Un modello di “risposta” accademica
Il Tracker è parte di un fenomeno più ampio: l’accademia che non resta sulla difensiva, limitata alle osservazioni teoriche, ma che si attiva come agente nel dibattito pubblico. Christina Pagel una accademica di formazione in statistica, policy e scienza assume una posizione che è allo stesso tempo descrittiva e morale: descrive i fatti, ma se ne assume la responsabilità etica di mostrarne le implicazioni. Le università britanniche e i ricercatori legali, politologi, storici hanno più volte espresso tramite lettere, editoriali, interventi pubblici preoccupazione per le politiche immigratorie, per i diritti umani, per la trasparenza, per l’effetto sulle relazioni internazionali. The Guardian+2The British Academy+2
La dimensione accademica qui si articola su:
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Ricerca e raccolta dati: non opinione, ma documentazione sistematica.
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Classificazione e analisi: attraverso domini, grafici, correlazioni.
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Comunicazione pubblica: il tracker è uno strumento divulgativo, accessibile, che viene usato da media, da cittadini attivi.
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Responsabilità intellettuale: se l’accademico ricopre un ruolo pubblico, come nel caso di Pagel, deve misurarsi con trasparenza metodologica, rigore nella scelta delle fonti, apertura al contraddittorio.
Perché lo definiamo una “risposta” all’“inondazione”
Molti commentatori parlano di “inondazione” di comportamenti che mettono in crisi norme democratiche: proclami – ordinanze – nomine – gestione della burocrazia – interferenze sulla magistratura – tentativi di controllo dell’informazione – attacchi ai diritti civili, alla scienza, all’educazione. Questi non agiscono singolarmente, ma in combinazione: la “normalizzazione” di comportamenti che un decennio fa sarebbero stati considerati eccezionali.
Il Trump Action Tracker è una risposta che cerca di porre un “argine” cognitivo e informativo a questa ondata:
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Dare voce a chi altrimenti rischia di essere sommerso le azioni che non fanno notizia, ma che costruiscono il percorso di erosione.
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Resistere all’idea che tutto sia opinione molte decisioni si possono documentare, categorizzare, datare, collegare.
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Favorire la responsabilità, producendo prove verificabili, che possano essere usate da media, ONG, corti e cittadini.
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Stimolare il dibattito pubblico imporre che certe questioni non si usino solo come strumento di propaganda, ma vengano affrontate nel merito.
Conclusione: quali prospettive?
L’efficacia del Trump Action Tracker dipenderà da fattori chiave:
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Impegno del pubblico e delle istituzioni: il tracker sarà utile solo se giornalisti, giudici, ONG, cittadini lo utilizzano per verificare, denunciare, contestare.
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Sostenibilità: serve che il progetto mantenga risorse — umane, finanziarie — per restare aggiornato, trasparente, accurato.
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Espansione collaborativa: potenziali collaborazioni con altre organizzazioni accademiche, legali, internazionali possono aumentare la capacità di copertura e di verifiche incrociate.
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Difesa della credibilità: occorre curare la metodologia, accogliere correzioni, essere chiari sui criteri, per evitare obiezioni (e accuse) di parzialità.

In definitiva, il Trump Action Tracker si impone come una delle risposte più strutturate e scientificamente rigorose alla crescente preoccupazione che la presidenza Trump non stia mettendo in pericolo solo politiche specifiche, ma stia erodendo quotidianamente quelle colonne portanti su cui poggia la democrazia liberale. È una testimonianza del ruolo che l’accademia può svolgere non solo come interprete, ma come guardiana dei principi civili, se disposta ad entrare nella contesa pubblica con strumenti concreti e dati verificabili.











