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“JD Vance vuole sorvegliare le donne che lasciano il loro stato natale”

In un discorso che sta provocando scandalo e indignazione, il senatore e candidato alla vicepresidenza statunitense JD Vance ha avanzato l’idea che il governo federale dovrebbe intervenire per impedire o monitorare il viaggio delle donne che lasciano il proprio stato per ottenere cure abortive. L’affermazione, resa pubblica attraverso vecchie interviste podcast e commenti rilanciati nel contesto della campagna elettorale, mette in luce un progetto assai inquietante: quello di controllare i corpi, gli spostamenti e le decisioni delle donne in tema di salute riproduttiva.

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Il contesto politico: la fine della protezione federale all’aborto

Dal 2022, con la sentenza della Corte Suprema che ha rovesciato Roe v. Wade, il diritto all’aborto non è più garantito a livello federale, ma lasciato alle legislazioni statali. Questa svolta ha generato mappature diverse: in alcuni stati è stato vietato quasi totalmente, in altri rimane legalmente protetto. In questo scenario, molte donne che vivono in stati con divieti hanno scelto di viaggiare verso stati dove l’aborto è legale, creando una mobilità sanitaria da uno stato “rosso” a uno “blu”.

Proprio su questa mobilità si è concentrata la proposta di Vance: se l’aborto è vietato in un certo stato, non basta proibire l’intervento lì  secondo lui, bisogna anche impedire che chi è soggetto a quel divieto vada altrove per aggirarlo. È in questo senso che emergerebbe l’idea di una “sorveglianza” delle donne che lasciano il proprio stato per motivi legati alla salute riproduttiva. L’obiettivo sarebbe raccogliere dati, controllare spostamenti, utilizzare le informazioni sanitarie come strumenti di applicazione legale. The Guardian+3Jezebel+3Spectrum News+3


Le parole di Vance e la “risposta federale” auspicata

In un podcast risalente al 2022, Vance si è lasciato andare a uno scenario estremo: «Se l’Ohio vieta l’aborto supponiamo nel 2024 e poi ogni giorno George Soros manda un aereo da Columbus per caricare donne, soprattutto nere, che vanno a fare aborti in California… bisogna pensare a una risposta federale per impedire che ciò accada». The Guardian+1

Quelle parole, riprese dalla stampa nazionale, hanno dato il via alle accuse secondo cui Vance non si limiterebbe a voler regolamentare l’aborto dentro i confini statali, ma intende controllare i movimenti delle donne che cercano assistenza sanitaria fuori dallo stato “di residenza”. Newsweek+2Jezebel+2

Nel 2023, Vance ha firmato una lettera indirizzata all’amministrazione Biden in opposizione a una proposta normativa che avrebbe rafforzato la privacy dei dati sanitari (HIPAA), vietando ai professionisti medici di consegnare informazioni alle autorità statali sullo spostamento delle pazienti. Il suo ragionamento: tali restrizioni ostacolerebbero l’applicazione delle leggi statali contro l’aborto. Jezebel+2Spectrum News+2

Alla domanda se davvero intenda uno “stato di sorveglianza della gravidanza”, Vance ha cercato di negare la cosa, affermando che un’amministrazione Trump-Vance “non creerebbe un’agenzia federale per monitorare la gravidanza”. CNN Edition Tuttavia, i commenti precedenti e le proposte firmate sollevano forti dubbi sulla sincerità di tali distanze.


Reazioni e preoccupazioni: diritto alla privacy, discriminazione, paura sociale

Le reazioni sono state feroci da parte dei sostenitori dei diritti riproduttivi, attivisti, avvocati per la privacy, e molti cittadini. Le critiche principali si articolano su più assi:

  • Violazione della privacy sanitaria: se i dati relativi all’aborto (o alla salute riproduttiva in generale) fossero messi a disposizione delle autorità statali, si creerebbe una rottura radicale con i diritti alla riservatezza medica. Jezebel+2Spectrum News+2

  • Controllo statale sui corpi delle donne: l’idea che un governo debba “inseguire” le donne tra stati per verificare se stanno compiendo un aborto è stata definita da molti come una deriva autoritaria del potere sul corpo femminile. Common Dreams+2Spectrum News+2

  • Disparità razziale e per classi sociali: il riferimento al “carenza di voli per donne nere” nell’esempio di Vance è stato interpretato come una visione razzista e paternalistica. Le donne meno abbienti rischierebbero di essere le più bersagliate da tali politiche. The Guardian+2Newsweek+2

  • Clima di intimidazione e paura: secondo attiviste, la minaccia implicita di arresti o indagini a chi viaggia per aborto ha un effetto deterrente sulle donne che già esistono in permesso legale o nell’ambito ambiguo della normativa. Spectrum News+1

  • Questioni costituzionali e competenze federali: molti costituzionalisti segnalano che il federalismo negli Stati Uniti non permette al governo centrale di intervenire direttamente sui diritti sanitari regolati dallo stato e che un controllo nazionale degli spostamenti sanitari potrebbe essere incostituzionale.

L’accusa, lanciata da critici e commentatori, è che Vance proponga una forma di «menstrual surveillance» — sorveglianza mestruale — un concetto che punta a monitorare la fertilità e l’attività riproduttiva delle donne. The Hill+2Jezebel+2 Il commentatore James Carville ha definito la visione «iper ossessiva e ossessionata dalle decisioni riproduttive femminili». The Hill

In un momento in cui le elezioni negli Stati Uniti sono fortemente polarizzate, l’argomento dell’aborto e dei diritti riproduttivi è diventato un banco di prova politico. Da un lato, la formazione repubblicana cerca di consolidare consensi attorno a un’agenda “pro vita”; dall’altro, il fronte democratico punta a denunciare queste proposte come attacchi ai diritti fondamentali delle donne.

Vance, nel tentativo di mitigare l’impatto, ha affermato che non vuole un divieto federale generalizzato e che crede nella competenza degli stati sul tema. The Guardian+3CNN Edition+3CNN Edition+3 Ma quel che resta sono le sue dichiarazioni passate, le bozze di politiche firmate e il dubbio  concreto  che dietro tali affermazioni non ci sia solo retorica da campagna, ma una visione attuabile.

La questione risuona particolarmente nel confronto tra narrazione politica e vissuto di milioni di donne che, in condizioni di vulnerabilità sociale, si trovano ad affrontare ostacoli reali nell’accesso alle cure.

Se un giorno fossero tradotte in legge, le proposte suggerite da Vance potrebbero trasformare radicalmente il panorama dei diritti civili:

  • sistemi di tracking sanitario sui viaggi

  • obbligo per i medici di consegnare dati anche cross-state

  • strumenti federali per intervenire nei casi che i governi statali non riescono a reprimere da soli

  • intimidazioni giuridiche sistematiche verso chi facilita il viaggio per un aborto (come taxi, cliniche, guide)

Tutto ciò porterebbe a un’erosione del confine tra stato e individuo, con l’effetto di normalizzare la sorveglianza delle scelte intime delle donne.


Un appello all’attenzione pubblica

L’annuncio di JD Vance non è un’iperbole: ha già radici nelle sue dichiarazioni, nei documenti che ha firmato, nella strategia politica attuale. Come spesso accade, è nelle pieghe della retorica elettorale che si nascondono i semi di politiche molto concrete.

Per le donne americane (e per chiunque difenda i diritti umani), l’onda che Vance solleva deve essere contrastata non soltanto con slogan, ma con mobilitazioni legali, mediazione politica e vigilanza costante. Se lo Stato decide di manovrare i viaggi sanitari, allora è il corpo femminile che diviene terreno del conflitto politico.

Nel contesto globale della lotta per i diritti riproduttivi, le dichiarazioni di Vance saranno ricordate non come visione isolata, ma probabilmente come cartina al tornasole di quanta strada occorra percorrere per evitare che lo sguardo dello Stato si spinga fino all’autonomia corporea

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