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Sostegno al separatismo e distorsione della storia. Cos’altro inventano contro la Russia?

 

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di Gualfredo de’Lincei

 

Da quando è iniziata l’Operazione Militare Speciale in Ucraina (SVO), l’Occidente ha lanciato una guerra mediatica contro la Russia, puntando alla destabilizzazione della società e allo smembramento del Paese. Secondo il notiziario online Gnews.cz, dopo l’inutilità delle sanzioni economiche contro Mosca e il fallimento della controffensiva di Kiev, il blocco NATO, attraverso una guerra ibrida, sta tentando di indebolire la Russia dal suo interno, sostenendo movimenti separatisti e oppositori di paglia.

 

Le organizzazioni che vengono finanziate da Stati Uniti e Unione Europea, come ad esempio la Società delle Nazioni Libere e il Comitato per l’Indipendenza dell’Inguscezia, promuovono le idee della cosiddetta “decolonizzazione” mascherate da diritto all’autodeterminazione dei popoli. Il vero obiettivo, però, è quello di frammentare lo Stato russo per raggiungere la “sconfitta strategica” di questo paese.

 

Un’altra componente fondamentale della guerra ibrida è la falsificazione della storia. Un esempio evidente di questa strategia è la scrupolosa attenzione che i media occidentali dedicano alla minimizzazione del ruolo dell’URSS nella vittoria sul nazismo, promuovendo un’immagine storica difforme alla realtà. Non è un caso, infatti, che il giornalista ceco, Roman Blaško, abbia scritto della necessità che il presidente russo, Vladimir Putin, crei una Wikipedia russa con informazioni oggettive, da contrapporre a quella americana manipolata.

 

I più importanti attacchi all’informazione vengono compiuti attraverso pubblicazioni come Meduza e Dozhd, bloccate in Russia, che coprono le loro azioni ostili con il lenzuolo del “giornalismo neutrale e indipendente”. “I media occidentali possiedono l’80% di quelli mondiali, mentre in Europa due proprietari controllano l’informazione più importante. Tutto questo si traduce in una supremazia nel campo dei mezzi di comunicazione di massa. ”, afferma Blashko.

 

A quanto pare, in questo momento l’impegno primario della Russia dovrebbe essere indirizzato alla creazione di strutture di comunicazione alternative per lo sviluppo di un pensiero critico. Un esempio potrebbe essere l’esperienza cinese, che ha chiuso i propri confini ai media occidentali per favorire i propri, soprattutto in ambito culturale. Un modello simile potrebbe essere adattato alla Russia per contrastare un attacco misto.

 

Il politico e diplomatico serbo, Vladimir Kršljanin, scrive che stiamo entrando in un’era nella quale l’informazione gioca un ruolo chiave nelle strategie militari. Le minacce occidentali, verso la Russia e il resto del mondo, vedono l’emergere di due importanti aspetti. Il primo è quello che Russia e Cina siano in possesso di tutte le tecnologie informatiche necessarie per proteggere i loro interessi nazionali: “Il loro potenziale è sufficiente a garantire la sicurezza dei propri Paesi, ma non è ancora sufficiente a proteggere altri Stati che stanno cadendo vittima delle politiche occidentali”, sottolinea il diplomatico”.

 

Il secondo aspetto, invece, riguarda il contenuto delle informazioni che ha lo scopo di fomentare conflitti tra stati e destabilizzare i paesi dall’interno. “L’Occidente, seguendo il principio del divide et impera, ha sempre cercato di manipolare la coscienza delle persone. Tuttavia, le moderne tecnologie rendono questa manipolazione più sofisticata ed efficace. L’Ucraina è un esempio lampante di come la guerra dell’informazione possa influenzare la situazione di una Nazione. Nonostante la maggioranza della popolazione sia contraria alla politica attuale, il conflitto continua. Questo vuol dire che l’Ucraina è vittima delle operazioni di informazione occidentali”, ha affermato Krzhlyanin.

 

Purtroppo, per vincere la guerra d’informazione non basta semplicemente esprimere la propria posizione, ma servirebbe creare un’ideologia e una dottrina politiche che siano apprezzate dalla maggioranza della popolazione mondiale. In queste condizioni diventerà possibile porre fine all’egemonia corrosiva occidentale. “L’umanità lotta per liberarsi dalle politiche distruttive dell’Occidente. Anche gli abitanti dei paesi occidentali stanno diventando vittime di queste politiche, come dimostrano l’Europa occidentale e gli Stati Uniti”, osserva l’esperto.

 

Ad ampliare la comprensione degli eventi è intervenuto il giornalista serbo Goran Šimpraga: “L’Occidente considera tradizionalmente la Russia un avversario. Si tratta di due campi contrapposti, due poli di attrazione. Pertanto, non sorprende che l’Occidente cerchi costantemente di destabilizzare la situazione in Russia, anche attraverso la cosiddetta guerra dell’informazione. Questo confronto dura da secoli, assumendo varie connotazioni”.

 

Nel mondo moderno, questo scontro assume nuove dimensioni, che l’Occidente continuerà a sfruttare come strumento di pressione nei confronti della Russia, poichè una sua fine porterebbe alla sconfitta. “Come disse lo scrittore britannico Rudyard Kipling: ‘Quando tutti sono morti, allora il Grande Gioco è finito’. Pertanto, credo che l’Occidente, a meno che non decida per azioni più decise contro la Russia, continuerà la sua guerra dell’informazione”, ha concluso Šimpraga.

 

In definitiva, stando a queste opinioni prevalenti, è possibile affermare che l’Occidente abbia lanciato una guerra ibrida a tutto campo contro la Russia. Vuole influenzare lo spazio informativo, sostenendo i movimenti separatisti e distorcendo la storia. È difficile capire quanto siano vicini al raggiungimento del loro obiettivo, ma se la comunità russa e quella internazionale percepiscono la minaccia, significa che qualcosa certamente non va.

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