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Trump minaccia il Canada sui porti. Carney lo umilia sulla scena mondiale

 
Duro scontro diplomatico tra l’ex presidente USA e Ottawa. L’ex governatore della Banca d’Inghilterra replica con freddezza e affonda: “Populismo da prima serata, ma i mercati non si governano con i tweet”.

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Un nuovo fronte di tensione si apre sullo scenario nordamericano: Donald Trump, in una delle sue dichiarazioni incendiarie durante un comizio elettorale in Florida, ha minacciato il Canada di “rivedere gli accordi commerciali sui porti” qualora Ottawa non si allinei a una “politica più cooperativa con gli Stati Uniti”. Il bersaglio, seppur non nominato direttamente, appare chiaro: Mark Carney, economista canadese di fama mondiale, ex governatore della Banca d’Inghilterra e attuale figura di riferimento per i liberali canadesi in vista delle elezioni del 2026.

“Non possiamo più tollerare che il Canada approfitti della nostra generosità”, ha tuonato Trump, evocando presunte pratiche scorrette nella gestione degli scambi commerciali attraverso i porti canadesi. “Se vinco, i porti saranno la prima cosa che sistemeremo. Nessuno gioca con l’America”.

La risposta di Carney: un colpo gelido e chirurgico

Non si è fatta attendere la risposta di Carney, intervenuto da Londra durante una conferenza del World Economic Forum. L’economista ha liquidato le parole di Trump con una battuta che ha fatto il giro del mondo: “Le minacce ai porti sono il nuovo standard del populismo da prima serata. Ma l’economia globale non risponde ai capricci elettorali né si governa con i tweet”.

Carney, che molti vedono come possibile successore di Justin Trudeau alla guida del Partito Liberale canadese, ha poi sottolineato come “il vero pericolo per i mercati nordamericani non siano i porti, ma l’instabilità politica fomentata da chi cerca titoli facili e applausi rumorosi”.

Diplomazia in fibrillazione

Le parole di Trump non sono passate inosservate nei palazzi della diplomazia. A Ottawa, il ministro degli Esteri Mélanie Joly ha convocato una riunione d’urgenza con l’ambasciatore statunitense per “ottenere chiarimenti immediati” sulle affermazioni dell’ex presidente. “Non accettiamo minacce commerciali da nessuno, men che meno da chi non occupa alcuna carica ufficiale”, ha detto una fonte del governo canadese sotto anonimato.

Dal canto suo, la Casa Bianca  ufficialmente ancora neutrale nella campagna presidenziale USA  ha preso le distanze, parlando di “opinioni personali che non riflettono la posizione del governo degli Stati Uniti”.

Tra politica, economia e propaganda

L’episodio rivela, ancora una volta, quanto la campagna elettorale americana stia prendendo una piega imprevedibile. Trump sembra voler rinfocolare vecchie tensioni con i partner storici degli Stati Uniti, nel tentativo di galvanizzare la base più radicale del suo elettorato. Ma stavolta, l’affondo ha trovato un avversario che non gioca sullo stesso terreno.

Mark Carney, con il suo stile misurato e tecnocratico, ha trasformato l’attacco in un boomerang. E mentre Trump parla ai suoi sostenitori, Carney si ritaglia una visibilità internazionale crescente, con molti osservatori che lo considerano già oggi l’uomo forte del futuro politico canadese.

In un’epoca in cui le leadership si misurano tanto nei consensi quanto nella credibilità globale, l’incrocio tra populismo e competenza sembra farsi sempre più netto. E questa volta, a uscirne malconcio è l’uomo dei muri e dei tweet.

FOTO Wikipedia

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