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I lettori di ”Storia dell’indomita Angela Normanno” si congratulano col suo autore Giuseppe Messina.

 

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Da alcuni mesi è in libreria” Storia dell’indomita Angela Normanno”, ultimo romanzo di Giuseppe Messina, eclettico autore, che ha sempre spaziato in vari campi dell’arte, dalla scultura alla pittura, dalla poesia alla prosa. Un avvincente romanzo dalle svariate sfaccettature, ambientato in Sicilia nel periodo che va dalla prima guerra mondiale al ventennio fascista e oltre, che sta conquistando tutti.

“Fra i commenti dei tanti lettori del mio libro “Storia dell’indomita Angela Normanno” (come precisa lo stesso autore), ci sono anche quelli delle professoresse Fortunata Mamì e Lucia Contino. Le loro parole mi convincono sempre più di aver fatto un buon lavoro, poiché  ho voluto sottolineare, particolarmente ciò che in tanti non conoscono ovvero come si svolgeva la vita in molte famiglie del meridione d’Italia e, specialmente, in diversi paesini della Sicilia, non soltanto sotto il regime fascista, ma, addirittura, fino agli anni ‘60 del 1900. Sono, soprattutto, in numero maggiore fra i giovani che hanno conquistato una, spesso, esagerata autonomia e troppo benessere, ad ignorare le vicissitudini, le privazioni in certi ambienti della società di quegli anni. Proprio per questo è utile raccontare a loro beneficio certi eventi.

   Evidentemente il mio intento è stato compreso. Certo non è stato facile navigare fra i fatti della storia e scegliere quelli che più potevano fare parte di una trama veritiera e convincente, comunque tutto è bene quel che finisce bene. 

Fortunata Mamì si è espressa brevemente. “Ciao Pippo, il tuo libro “Storia dell’indomita Angela Normanno” (gli ha scritto) mi è piaciuto molto, perché gli intrecci narrativi si sono dipanati via via portando alla luce antiche storie di una Sicilia che per certi aspetti conserva il retaggio di un patriarcato mai dissolto e della malerba mai estirpata. Interessanti i ricordi legati alla storia e alla politica nella provincia siciliana e il riferimento al passato glorioso della borgata Gala, ma quello che mi ha colpito è il ritratto di Angela Normanno, ragazza dolce, gentile alla quale furono rubati i sogni e la virtù e, con grande forza interiore, subisce in silenzio, ma che trasforma il dolore e l’umiliazione in ferocia inaudita e con fredda lucidità si vendica in maniera terribile. La storia da te narrata, caro amico, l ‘ho letta tutta d’un fiato e mi ha trasportato indietro nel tempo. In attesa di altre tue opere un cordiale abbraccio”.

Lucia Contino si è spinta un po’ più in là con il suo “Punto di Vista”.

In “Storia dell’Indomita Angela Normanno”, Opera di Giuseppe Messina, la condizione della donna nel Novecento, viene portata al centro dell’attenzione, ma è soprattutto, una raccolta di vicissitudini, immagini, situazioni inerenti, Gala (piccola realtà rurale, attaccata a Barcellona Pozzo di Gotto), del suo passato e del suo presente, vissuto dalle sue contrastanti anime. Si tratta di ritratti femminili di inizio Novecento. Le ragazze siciliane sono solo all’apparenza umili e umiliate, sono intente a prendere coscienza di sé  a“ribellarsi”, ognuna a proprio modo, alla tragica condizione di subalternità che, da sempre, le vuole ubbidienti e sottomesse. Emerge la figura di Angela, fiera e poco avvezza a tollerare i dettami dell’epoca e che rende giustizia al suo essere donna, convivendo con il pesante segreto che riuscirà a confessare poco prima di morire. Quella di Filippa che, oltre a quella fisica, subisce violenza economica e psicologica e quella di Peppa la Chioccia, vissuta in un contesto patriarcale che tratta le figlie femmine, alla stregua di mera proprietà per cui, il pater familias, ha su di esse potere di vita o di morte. La violenza di genere emerge dal racconto in generale e i reati che ne gravitano attorno, non sono altro che un modo di ristabilire un potere e un controllo che si ritiene perduto. È un modo per stabilire da parte dei protagonisti maschili, il proprio dominio su un corpo che, da sempre, si reputa di proprietà. Tra le figure maschili dominanti si distingue quello di Nino Frattoia, cresciuto in un ambiente malsano e in una condizione sociale, che ne ha determinato la personalità arrogante e prevaricatrice.

 Il Barone Normanno che, pur se estromesso dai ranghi nobiliari, mantiene comunque, un alto livello educativo e sentimentale, contrariamente al suo pari, che dovrà al suo cospetto, rimangiarsi certi comportamenti poco consoni al suo titolo. Per il resto, viene evidenziata la nascita di una congrega di giusti locale e quindi, introdotto l’inizio dei fasci, la seconda guerra mondiale e la dura realtà dei carusi schiavizzati nelle miniere di zolfo. Si spazia con gli argomenti e si riesce con leggerezza, a ripercorrere mezzo secolo. La narrazione è scorrevole e mai uggioso, l’intrattenimento. Anche qui, Giuseppe Messina, conferma il suo ecclettismo di pensiero, nel passare da un avvenimento all’altro, con maestria e delicatezza. Buona lettura!”.

 

Noi ricordiamo che il romanzo (Pagine Editore) si conclude con le parole che l’autore fa pronunciare ad Angela: “Ho amato e amo la musica, la pittura e l’Arte nelle sue diverse forme, ho una concezione straordinaria dell’Arte: penso che sia la realizzazione di sublimi visioni, di sogni di immaginazioni. Se non ci fosse l’Arte gli uomini non conoscerebbero la sublimazione dell’anima”.

Anche noi, che avevamo già parlato del suo libro, torniamo ci complimentarci con l’instancabile artista che, come abbiamo appreso dallo stesso, sta attualmente lavorando contemporaneamente a due nuovi romanzi.

Nelle foto: L’autore Giuseppe Messina. 2) Copertina del libro “Storia dell’indomita Angela Normanno”.

Nino Bellinvia

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