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Da Cisterna il record che sfida USA e Cina. Quantum Edge supera i 9.900 qubit: record mondiale nella quantistica

Cisterna di Latina — Un piccolo comune nel cuore dell’Agro Pontino, noto fino a ieri per le sue radici agricole e la tranquillità della provincia laziale, è oggi sotto i riflettori internazionali. Non per un evento folkloristico né per una scoperta archeologica, ma per un traguardo tecnologico che scuote le fondamenta della competizione globale nella corsa alla supremazia quantistica. La startup italiana Quantum Edge, con sede proprio a Cisterna, ha annunciato di aver superato la soglia dei 9.900 qubit operativi, fissando un nuovo record mondiale nel campo dell’informatica quantistica.

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Un primato che fino a poche settimane fa sembrava appannaggio esclusivo dei colossi statunitensi e cinesi come Google, IBM e la cinese Origin Quantum. Ma ora, da una struttura semi-anonima alla periferia della cittadina laziale, è partito il guanto di sfida.


Un piccolo laboratorio, un’enorme ambizione

La sede di Quantum Edge è poco appariscente: un ex capannone industriale ristrutturato, schermato elettromagneticamente, dove oggi lavorano a pieno regime una cinquantina di ricercatori, per lo più under 40, provenienti da tutta Europa. Tra questi, fisici teorici, ingegneri cryo-elettronici, specialisti in IA quantistica, e persino ex collaboratori del CERN e del MIT.

A guidare il team è Giulia Renzi, 38 anni, fisica romana e CEO della società, che nel 2020 ha lasciato un prestigioso incarico in Germania per tornare in Italia e fondare Quantum Edge. “Abbiamo creduto in una visione: costruire il primo processore quantistico europeo davvero competitivo su scala globale, partendo da tecnologie proprietarie e da un approccio modulare completamente innovativo”, spiega durante la conferenza stampa convocata all’ultimo minuto, ma già affollata da testate internazionali.


Cos’è un qubit e perché conta

Per comprendere la portata dell’annuncio, è necessario capire cos’è un qubit. Nell’informatica tradizionale, le informazioni sono codificate in bit, che possono assumere due soli stati: 0 o 1. Un qubit (quantum bit), invece, può trovarsi in una sovrapposizione di stati, ovvero essere contemporaneamente 0 e 1. Questo consente, almeno teoricamente, di elaborare una mole di dati infinitamente superiore, e soprattutto di affrontare problemi complessi come simulazioni molecolari, crittografia avanzata, e ottimizzazioni industriali  in tempi impensabili per i computer classici.

Finora, i record erano detenuti da Google con il suo processore Sycamore 2 (sui 1.800 qubit teorici, operativi solo in parte) e da Origin Quantum, che aveva annunciato nel luglio scorso un prototipo da 8.192 qubit, anche se con gravi problemi di decoerenza e stabilità.

Quantum Edge dichiara invece di aver raggiunto 9.923 qubit operativi e interconnessi con un tasso di errore inferiore al 0,3% e un tempo di coerenza superiore ai 150 microsecondi, dati confermati da una pre-verifica indipendente condotta da un team misto del CNR e dell’Università di Leiden.


Tecnologia tutta europea (anzi, cisternese)

Il cuore del successo di Quantum Edge risiede in un’architettura radicalmente diversa. Il processore quantistico da record non utilizza qubit superconduttori (come Google) né trappole ioniche (come IonQ), ma una tecnologia proprietaria a qubit topologici su substrato silicio-germanio, sviluppata in collaborazione con il consorzio europeo EUREQ.

Una delle chiavi è la modularità fisica, ovvero la possibilità di collegare “piastrelle quantistiche” indipendenti ma perfettamente sincronizzate tra loro. Questo ha consentito a Quantum Edge di superare le limitazioni strutturali delle altre architetture e scalare a numeri mai visti prima, senza incorrere nei tipici problemi di rumore e decoerenza.

“È come costruire un cervello modulare in cui ogni parte comunica in tempo reale con le altre, mantenendo coerenza e sincronia,” spiega Andrea Lo Presti, CTO e co-fondatore della società. “Il nostro obiettivo non è solo fare numeri, ma creare una piattaforma scalabile e affidabile per l’informatica del futuro.”


Le reazioni globali

Le reazioni non si sono fatte attendere. La comunità scientifica ha accolto l’annuncio con entusiasmo ma anche cautela. Il MIT ha rilasciato una nota ufficiale in cui si chiede la pubblicazione di tutti i parametri tecnici in una rivista peer-reviewed, mentre il laboratorio di Los Alamos parla di “potenziale punto di svolta nella corsa quantistica”.

Più politica la reazione della Cina, dove la stampa statale ha ridimensionato l’annuncio definendolo “interessante ma ancora da validare”, mentre il Dipartimento della Difesa USA ha segnalato Quantum Edge come “soggetto di interesse strategico”.

La Commissione Europea, dal canto suo, ha celebrato l’annuncio come un “salto tecnologico che colloca l’Europa in prima linea nella nuova rivoluzione quantistica”, aprendo anche a un possibile ingresso della startup nel programma IPCEI (Important Projects of Common European Interest).


Le applicazioni: non solo calcolo

Con quasi 10.000 qubit funzionanti, le applicazioni pratiche diventano più concrete. Quantum Edge sta già lavorando con ENI per simulazioni quantistiche applicate alla transizione energetica, con Leonardo per algoritmi quantistici di sicurezza e difesa, e con una grande banca europea (il nome è riservato) per la crittografia post-quantistica.

Ma i campi d’impiego si moltiplicano: dallo sviluppo di nuovi farmaci, alla logistica ottimizzata su scala continentale, fino all’intelligenza artificiale quantistica, capace di apprendere in modalità radicalmente nuove rispetto agli attuali modelli.


Un sogno italiano che diventa realtà?

La storia di Quantum Edge è anche una parabola che ribalta il cliché dell’Italia incapace di fare innovazione. “Abbiamo avuto coraggio  spiega Giulia Renzi e una visione chiara. Ma anche tanta fatica nel trovare investitori. Ora ci cercano da mezzo mondo.”

Con un finanziamento iniziale da 12 milioni di euro, ottenuto grazie a un mix di fondi europei, venture capital italiani e partnership accademiche, Quantum Edge è oggi valutata oltre 1,2 miliardi di euro e potrebbe diventare la prima “decacorn” tech nata in Italia entro il 2027.


Il futuro? “Oltre i 20.000 qubit entro il 2026”

Il prossimo obiettivo è già fissato: 20.000 qubit entro fine 2026, con una roadmap che prevede anche il rilascio della prima cloud quantistica europea open-access, destinata a università e PMI.

“Non vogliamo solo battere i record. Vogliamo democratizzare il quantum computing”, conclude Renzi. E da Cisterna, oggi più che mai, sembra che anche l’impossibile stia diventando reale.

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