Garlasco. Lo studio Giarda querela l’avvocato Lovati per diffamazione aggravata
GARLASCO (Pavia), 9 ottobre 2025. È scontro aperto tra due scacchiere della giustizia: lo storico studio legale Giarda che per anni ha difeso Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio della studentessa Chiara Poggi e l’avvocato Massimo Lovati, oggi difensore di Andrea Sempio, indagato nella nuova inchiesta che riapre il caso di Garlasco. L’accusa: diffamazione aggravata. Lo studio Giarda ha infatti formalmente querelato Lovati per dichiarazioni ritenute “gravemente lesive” dell’onore e della reputazione professionale.
Il contesto: da Stasi a Sempio
Per comprendere la portata della querela, è utile ripercorrere in breve la genesi delle relazioni e delle rivalità giudiziarie che animate questo contenzioso. Lo studio Giarda presieduto dai fratelli Enrico e Fabio, eredi professionali del compianto prof. Angelo Giarda ha per anni sostenuto la tesi dell’innocenza di Stasi, elaborando indagini difensive che, tra le altre cose, ipotizzavano la presenza del DNA dell’attuale indagato Sempio sotto le unghie della vittima. Tale interpretazione è tornata al centro con la riapertura delle indagini da parte della Procura di Pavia. Il Fatto Quotidiano+2Il Giorno+2
Oggi Lovati è difensore di Sempio nella nuova inchiesta sul delitto di Garlasco. Le divisioni tra le parti erano già manifeste sul piano strategico e mediatico. Ma l’episodio che ha provocato la reazione legale di Giarda risale al 13 marzo 2025, giornata in cui Lovati, davanti a telecamere e microfoni, avrebbe pronunciato affermazioni ritenute diffamatorie nei confronti dello studio Giarda e dei suoi legali. Il Giorno+2Il Fatto Quotidiano+2
Le frasi contestate
Secondo quanto contenuto nella denuncia-querela, Lovati avrebbe dichiarato che l’indagine difensiva del 2017 condotta da Giarda “è frutto di una macchinazione della difesa Giarda” e che questa “macchinazione è stata organizzata dagli investigatori dello studio, che clandestinamente avrebbero prelevato il DNA” da Sempio. Tali frasi, affermano i querelanti, rappresenterebbero accuse gravi e del tutto infondate. Il Tirreno+3Il Fatto Quotidiano+3Il Giorno+3
Lo studio Giarda contesta che tali asserzioni non tengono conto di elementi fondamentali, tra i quali:
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L’indagine attuale è stata avviata dalla Procura di Pavia, non da iniziative difensive dei Giarda. Il Fatto Quotidiano+2Cremaoggi+2
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Una precedente querela presentata da Sempio e Lovati contro lo studio Giarda (in relazione a questa materia) era stata archiviata con un provvedimento che aveva definito l’azione difensiva del Giarda “non invasiva e non lesiva” e operata “ai soli fini di giustizia”. Il Fatto Quotidiano+2Il Giorno+2
Gli avvocati Giarda lamentano che le dichiarazioni di Lovati ledono “la reputazione professionale dello studio e degli avvocati che lo compongono”, chiedendo che venga ristabilita la verità e sia impedita l’ulteriore diffusione di affermazioni ritenute infamanti. Il Giorno+1
In aggiunta, i querelanti fanno sapere che è in preparazione una seconda denuncia-querela, per alcune affermazioni che Lovati avrebbe reso recentemente nel corso del programma “Falsissimo” condotto da Fabrizio Corona, dove avrebbe più volte evocato il nome del defunto professor Angelo Giarda, parlando di “massonerie bianche” e altre insinuazioni. Agenzia Dire+2Il Fatto Quotidiano+2
La reazione di Lovati e l’iter processuale
Dell’avviso di chiusura delle indagini preliminari nei suoi confronti atto che precede l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio Lovati ha dichiarato: “Mi difenderò da solo”. Il Giorno+1 L’indagine penale è condotta dal pubblico ministero Fabio De Pasquale, a Milano. Il Fatto Quotidiano+2Il Giorno+2
Lovati, del resto, non è nuovo a tensioni giudiziarie su questo fronte: già nel 2017 era stato querelato dallo studio Giarda per affermazioni critiche fatte in trasmissioni televisive (come “Quarto grado”). In quel caso, l’iter si concluse con un accordo di risarcimento nei confronti dei fratelli Giarda. Il Giorno+2Il Fatto Quotidiano+2
Contestualmente, l’Ordine degli avvocati di Pavia ha aperto un’attenzione sulle dichiarazioni pubbliche di Lovati, potenzialmente suscettibili di interventi disciplinari. Agenzia Dire+1 Le frasi pronunciate da Lovati in tv e sulle piattaforme mediatiche dove ha evocato scenari complottisti, sospetti su Procura e magistrati, e riferimenti a figure note hanno attirato la vigilanza del Consiglio di disciplina. Fanpage+3Il Giorno+3Il Giorno+3
Va segnalato che le affermazioni di Lovati non sono state soltanto oggetto di critica privata: la Procura di Pavia ha pubblicamente smentito alcune sue ricostruzioni, definendole “oggettivamente destituite di ogni fondamento”, e ha puntualizzato che alcune circostanze temporali come l’insediamento del procuratore aggiunto Civardi non corrispondono alle versioni avanzate da Lovati. Il Giorno+2LaPresse+2
In particolare, Lovati aveva affermato che la riapertura dell’inchiesta sarebbe stata iniziativa del procuratore aggiunto Civardi e che il procuratore Napoleone avrebbe voluto chiedere l’archiviazione. Tali accuse sono state definite dalla Procura “false” e prive di fondamento. LaPresse+2Fanpage+2
Se il procedimento penale dovesse arrivare a una condanna, le conseguenze potrebbero includere la reclusione (anche se per imputazioni di diffamazione aggravata il contesto e le attenuanti possono temperare la pena) nonché una eventuale condanna al risarcimento civile a favore dei querelanti.
Le implicazioni e il dopo
Questa querela non è solo un atto tecnico: è parte di una più ampia battaglia per il controllo narrativo del caso Garlasco. Lo studio Giarda che ha visto in Lovati (e nell’ormai annosa rivalità con i difensori di Sempio) un interlocutore scomodo reclama un freno alle narrazioni che lo dipingono come protagonista di trame opache.
Per Lovati, la linea della difesa probabilmente continuerà ad essere aggressiva: già nelle sue esternazioni pubbliche, ha fatto ricorso a toni provocatori e ha sollevato temi di complotto, intercettazioni, pressioni interne alla Procura. Quel che resta da vedere è quanto e come il sistema giudiziario valuterà queste affermazioni nel contesto della liberta di espressione, del diritto di critica e del confine tra contestazione legittima e diffamazione.
Uno snodo cruciale sarà l’attività del pubblico ministero De Pasquale, che dovrà valutare se la querela abbia i presupposti per un rinvio a giudizio. Se ciò avverrà, si aprirà la fase dibattimentale, con la possibilità di incidenti probatori, richieste di produzione documentale e testimonianze che possano stabilire “chi ha detto cosa, quando, e con quali mezzi”.
Non meno importante sarà il dibattito mediatico: il caso Garlasco è da decenni al centro dell’attenzione nazionale, e ogni nuova svolta viene amplificata da trasmissioni televisive, social e trasmissioni di approfondimento. Ogni dichiarazione, ogni rettifica, rischia di riverberarsi nel percepito pubblico e nella reputazione delle parti coinvolte.
Per lo studio Giarda, la querela appare anche come un messaggio deterrente: un invito a chiunque e in particolare a chi si pone contro di loro sul piano giudiziario e mediatico a pesare le parole. Per Lovati, sarà un banco di prova in cui non solo la sua strategia difensiva, ma la sua credibilità mediatica, potrebbe essere messa al vaglio.
Con un processo che potenzialmente si avvia su un percorso articolato, resta da vedere se la querela si trasformerà in un vero e proprio capitolo giudiziario cardine nell’evoluzione del “caso Garlasco”, oppure si risolverà con mediazioni e accordi. Ma certo è che, in questa partita, le parole pesano e possono costare caro.




