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Federico Cafiero De Raho: “Nel caso Almasri il governo ha ceduto a un’estorsione”

Roma, 10 ottobre 2025 — Da più settimane il nome del generale libico Almasri ha catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica e del Parlamento italiano. Al centro del dibattito vi è un mandato d’arresto internazionale, una richiesta della Corte penale internazionale e la decisione del governo italiano di non darvi corso, con forti pressioni e accuse incrociate tra maggioranza e opposizioni. In questo contesto, il deputato del Movimento 5 Stelle Federico Cafiero De Raho ha elevato le sue critiche al massimo volume: a suo avviso, l’esecutivo avrebbe ceduto di fronte a una sorta di “estorsione” internazionale, e i ministri sarebbero venuti in aula a mentire.

Il “caso Almasri” — i contorni

Secondo le cronache, la Corte penale internazionale (CPI) ha emesso un mandato di arresto per Almasri per crimini contro l’umanità, chiedendo la cooperazione dello Stato italiano. Tuttavia, il governo ha ritenuto di non poter eseguire l’ordine, affermando di avere valutazioni di carattere politico o legali che impedivano l’estradizione o la consegna del soggetto. Affaritaliani.it+3Il Fatto Quotidiano+3Informazione.+3

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In Parlamento, i ministri Carlo Nordio (Giustizia) e Matteo Piantedosi (Interni) hanno presentato un’informativa per spiegare la posizione dell’esecutivo, sostenendo che l’Italia avrebbe comunque dovuto rispettare obblighi internazionali ma che erano presenti vincoli normativi e costituzionali da valutare. Il Fatto Quotidiano+2Il Fatto Quotidiano+2

La mozione di sfiducia contro Nordio è stata votata e respinta, ma il dibattito parlamentare è stato molto acceso. la Repubblica+2Affaritaliani.it+2

L’accusa di “estorsione” e il governo sotto pressione

Per De Raho, la condotta del governo va oltre una semplice decisione discrezionale: «il governo ha ceduto a un’estorsione» ha dichiarato in Aula, sostenendo che la maggiore gravità sta nel fatto che gli interessi politici e diplomatici siano prevalsi su obblighi internazionali e sul rispetto dello Stato di diritto. La Sicilia+3Il Fatto Quotidiano+3Il Fatto Quotidiano+3

Secondo la sua interpretazione, quando i ministri sono venuti in aula per giustificare la scelta, hanno “sventolato carte”  ossia documenti rivelati come prova  promettendo di consegnarli al Parlamento. Ma denuncia De Raho  quelle carte non sono mai state consegnate in modo completo, né l’assemblea ha potuto acquisirle. Il Fatto Quotidiano+2Il Fatto Quotidiano+2

In Aula, ha attaccato: «Lei non è stato leale con questa Assemblea» rivolto al ministro Nordio, affermando che alcune affermazioni erano risultate «completamente destituite di fondamento». Il Fatto Quotidiano+3Il Fatto Quotidiano+3La Sicilia+3

Inoltre, l’esponente M5s ha sostenuto che la scelta del governo ha generato un danno di credibilità non solo verso le istituzioni italiane, ma anche nei rapporti internazionali, rendendo l’Italia “inadempiente” agli obblighi assunti dallo Stato Italiano nella convenzione e nello statuto della CPI. Il Fatto Quotidiano+3Agenparl+3Il Fatto Quotidiano+3

Le controdeduzioni del governo e delle forze di maggioranza

I ministri difendono la scelta sostenendo che l’Italia non poteva essere semplicemente vincolata al mandato della CPI senza considerare il bilanciamento con norme costituzionali, diritti fondamentali e precedenti giurisprudenziali. Inoltre, secondo la maggioranza, non vi sarebbe stata una “mancata volontà” del governo, bensì un’analisi complessa delle condizioni dell’estradizione e delle garanzie applicabili. la Repubblica+3Il Fatto Quotidiano+3Il Fatto Quotidiano+3

Durante il dibattito in aula, l’opposizione in particolare De Raho  ha accusato Nordio di aver violato la legge e la Costituzione per non aver dato corso al mandato d’arresto, definendo la posizione del ministro “non leale con l’assemblea”. Il Fatto Quotidiano+3Affaritaliani.it+3Il Fatto Quotidiano+3

Il governo e i parlamentari della maggioranza, dal canto loro, hanno respinto queste accuse, sostenendo che la decisione è stata presa nell’ambito delle competenze esecutive e delle valutazioni tecniche del diritto internazionale, e che la politica estera non può essere ridotta a un mero automatismo dell’ordine giudiziario.

I punti critici: cosa non torna

L’accusa di “estorsione” non è semplice da sostenere nei termini giuridici, ma De Raho punta sull’idea estrema che il governo abbia agito come se fosse soggetto a pressioni indebite dall’estero o da organismi internazionali. Non è chiaro, infatti, se esista una prova documentale che dimostri trattative occulte, minacce politiche o offerte di scambio. Le fonti che riportano le dichiarazioni dello stesso De Raho parlano di “sceneggiata in aula”, promesse non mantenute, omissioni di trasparenza, ma non citano atti pubblici incontrovertibili che dimostrino un contratto estorsivo. la Repubblica+4Il Fatto Quotidiano+4Affaritaliani.it+4

Sul fronte parlamentare, l’ostacolo maggiore per l’aula è stato l’assenza di un completo pacchetto documentale che permettesse un esame compiuto della decisione dell’esecutivo. Questo ha alimentato l’accusa che «qualcosa si stia nascondendo», ma non ha consentito un giudizio inequivocabile da parte della Camera. Affaritaliani.it+4Il Fatto Quotidiano+4Agenparl+4

Inoltre, la relazione tra le norme italiane e gli obblighi internazionali (statuto di Roma, adempimenti della Corte penale internazionale) è complessa, e vi sono margini interpretativi che la maggioranza del governo ha esercitato per ritenere i vincoli “non vincolanti” se contrastanti con la Costituzione o con trattati interni. Agenparl+4Il Fatto Quotidiano+4Il Fatto Quotidiano+4

Il contesto giudiziario: ombre su De Raho?

Occorre segnalare che Federico Cafiero De Raho non è una figura neutra nel contesto giudiziario e istituzionale. Fu procuratore nazionale antimafia e, durante il suo mandato, furono mosse contestazioni su dossieraggio interno e questioni di conflitto di interessi nella Commissione Antimafia. ANSA.it+4Il Tempo+4Il Fatto Quotidiano+4

Ad esempio, un documento della Procura di Perugia, legato all’inchiesta su Striano e Laudati, suggerirebbe che De Raho fosse informato fin dal 2020 di condotte “anomale” nel dossieraggio gestito dal finanziere Striano sotto il controllo della Dna, senza che allora se ne desse seguito. Il Tempo

Altri osservatori sollevano che la sua partecipazione ai lavori della Commissione Antimafia, mentre è lui stesso parte implicata nei dossier in oggetto, potrebbe configurare un conflitto di interessi. Il senatore Gasparri (Forza Italia) ha chiesto le sue dimissioni dall’Antimafia proprio per questo motivo. Secolo d’Italia+2ANSA.it+2

Tuttavia, tali vicende sono distinte dal “caso Almasri” e non implicano necessariamente che le accuse che De Raho muove al governo siano false, ma rendono il quadro più complesso e politicamente carico.

Il ruolo del Parlamento e la richiesta di trasparenza

Una parte centrale della strategia politica di De Raho è stata la richiesta che l’intero materiale sui quali i ministri basarono le loro scelte vengano consegnati all’Aula, affinché sia possibile un’analisi completa da parte dei deputati. Egli ha più volte accusato il governo di “scappare davanti all’esigenza di fare verità”. Il Fatto Quotidiano+2Agenparl+2

Da parte sua, la maggioranza ha mostrato resistenza: consegnare tutti gli atti significherebbe esporre valutazioni tecniche, relazioni riservate e pareri interni che potrebbero porre problemi di riservatezza o danni diplomatici. Tuttavia, molti parlamentari dell’opposizione insistono che, se l’atto fosse giustificabile, non vi sarebbe ostacolo alla trasparenza.

Quali scenari si aprono?

Il futuro del “caso Almasri” è incerto. La CPI potrebbe avanzare rilievi formali all’Italia, in quanto la mancata cooperazione in casi di mandato di arresto potrebbe essere qualificata come inadempienza. Alcuni analisti indicano che la questione potrebbe arrivare fino al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, qualora l’Italia non dimostrasse una giustificazione convincente. la Repubblica+4Affaritaliani.it+4Agenparl+4

Sul piano interno, la battaglia politica rimane accesa: De Raho e il M5s spingono affinché il governo venga messo di fronte alle proprie responsabilità e che l’Aula acquisisca tutti gli elementi necessari per un giudizio. Dall’altra parte, la maggioranza difende la legittimità della propria discrezionalità, rivendicando che certe questioni non possono essere ridotte a una mera esecuzione automatica.

In ultima analisi, resta il nodo della fiducia delle istituzioni da parte dei cittadini: se decisioni di grande gravità internazionale vengono prese senza trasparenza, si alimenta la percezione di un sistema chiuso in cui gli interessi diplomatici prevalgono sulle regole. Le parole di De Raho  «ministri che mentono»  non potranno essere valutate come vere o false fino a quando non si avranno gli atti e le carte, ma hanno già costretto il Parlamento e il governo a uno scontro diretto.

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