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La procura di Pavia due mesi fa ha ricontattato l’azienda che produceva quelle suole. Può trattarsi di un 43/44 e non 42 come è stato detto finora

di [Nome Giornalista]

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PAVIA – Due mesi fa la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia avrebbe riaperto un canale di contatto con l’azienda produttrice delle suole che generano uno degli elementi centrali del dibattito tecnico forense: la misura reale delle scarpe che avrebbero lasciato tracce nell’ambito della vicenda (o delle vicende) oggetto d’indagine. E si paventa che la misura finora ritenuta – ovvero la 42 – possa essere messa in discussione: qualche operatore tecnico propone oggi che la suola potrebbe riferirsi piuttosto a un numero 43/44.

La novità, se confermata, avrebbe potenziali implicazioni significative nella ricostruzione peritale e, di conseguenza, nell’interpretazione giudiziaria dei dati. Questo articolo ricostruisce i fatti accertati finora, verifica le fonti disponibili e tenta di valutare la plausibilità dell’ipotesi.


1. Contesto: impronte, suole e attribuzione alla misura 42

Per comprendere la portata della novità, bisogna partire da quanto si sa finora: nelle relazioni dei RIS (Reparto Investigazioni Scientifiche) depositate nel corso delle indagini, si è attribuita alle impronte rinvenute una suola compatibile con una scarpa di taglia 42, marca Frau. Questa attribuzione è stata parte integrante del corredo peritale che ha portato alla condanna in appello bis nel processo relativo al delitto di Garlasco (sentenza che ha richiamato vaste polemiche e interrogativi). La Provincia Pavese+2Il Fatto Quotidiano+2

Nel 2007 i RIS, durante le rilevazioni in via Pascoli, identificarono «sette impronte a pallini» compatibili con una suola di scarpa modello Frau, numero 42, che si sarebbe sovrapposta perfettamente alla traccia rinvenuta. La Provincia Pavese Secondo la relazione tecnica, le impronte presentavano geometrie che coincidevano con il disegno dei tasselli (microscopici elementi della suola), tipici di quel modello. La Provincia Pavese+1

La difesa di Alberto Stasi, già in sede di processi precedenti, aveva chiesto spiegazioni alla fabbrica produttrice della suola, con l’obiettivo di verificare se effettivamente quella suola potesse adattarsi anche a misure diverse da 42. In una dichiarazione raccolta da Il Fatto Quotidiano, si sostiene che l’azienda avesse replicato che non produceva suole adattabili: ogni misura era dedicata. Il Fatto Quotidiano+1

Tuttavia, negli ultimi mesi la difesa e i consulenti tecnici avrebbero mosso nuovamente dubbi, suggerendo che il margine di errore per il modello, l’usura o l’impronta potrebbe non escludere misure superiori – 43 o 44 – come compatibili. In ciò si innesta la nuova mossa della Procura che, stando alle informazioni in possesso, avrebbe ripreso contatti con l’azienda produttrice.


2. La notizia del contatto della Procura: stato delle fonti

Ad oggi non sono disponibili comunicazioni ufficiali della Procura di Pavia che confermino  con nome, data e modalità  l’avvenuto contatto con l’azienda di suole. Sul sito istituzionale della Procura non risultano avvisi né note che citino tale attività investigativa specifica. procura.pavia.giustizia.it+2procura.pavia.it+2

Tuttavia, fonti giornalistiche locali (La Provincia Pavese, giornali investigativi, retroscena giudiziari) hanno riportato che la Procura starebbe predisponendo un approfondimento tecnico‑peritale riguardante le impronte delle suole ritrovate nell’abitazione dell’omicidio. In particolare, La Provincia Pavese riferisce che nella nuova inchiesta su Garlasco la Procura vorrebbe riesaminare anche tracce finora trascurate e che la consulenza disposta dalla difesa richiamata nelle cronache  è fra gli elementi che motivano questo rilancio investigativo. La Provincia Pavese

Un passaggio significativo è l’osservazione che la difesa di Stasi e i consulenti tecnici avrebbero proposto una compatibilità delle orme con la taglia 44, sostenendo che l’oscillazione tra misure potrebbe dipendere dalle modalità dell’appoggio al suolo del particolare modello di scarpa. La Provincia Pavese+3La Provincia Pavese+3Il Fatto Quotidiano+3

Il fatto che la Procura abbia potuto far oggetto di riesame anche la suola, contattando (o ricontattando) l’azienda produttrice, è coerente con prassi investigative: quando emergono dubbi tecnici, è prassi integrare le attività forensi con accertamenti sulle caratteristiche costruttive e produttive del materiale oggetto di comparazione.

Resta però cruciale che restino più elementi: quando è avvenuto il contatto, chi lo ha preso, con quale mandat od oggetto, e quale risposta l’azienda ha reso.


3. L’ipotesi 43/44: motivazioni e ostacoli

Motivazioni

  1. Margine di tolleranza nei rilievi forensi
    Le impronte, in generale, possono subire deformazioni causate dalle condizioni del suolo, dall’impronta differita (cioè la pressione variabile) e dall’usura della suola. Ciò talvolta consente interpretazioni “mobili” entro mezze tacche o mezzo numero. I consulenti difensivi, in varie circostanze, sostengono che l’impronta potrebbe essere compatibile con una misura più grande, se si considera l’espansione o la deformazione.

  2. Richiesta di verifica diretta in fabbrica
    Se la Procura ha chiesto all’azienda di verificare i limiti di produzione delle suole, ad esempio se la stessa matrice può coprire più numerazioni, o se vi siano tolleranze produttive, potrebbe emergere che il catalogo di produzione non è rigido come si pensava.

  3. Iniziativa difensiva e nuovi elementi peritale
    L’ipotesi 43/44 è già circolata fra le strategie tecniche difensive. Se si dimostra che la misura 42 non è esclusiva, ciò potrebbe introdurre un margine di dubbio nell’interpretazione delle impronte, minando la certezza di correlazione tra traccia e soggetto.

Ostacoli e contro‑argomenti

  1. Risposta precedente dell’azienda
    Come già citato, in passato la fabbrica produttrice avrebbe risposto a interrogativi difensivi di non realizzare suole “interpolabili” fra numeri diversi, cioè ogni misura con propria matrice. Questo asserto, se confermato da documentazione aziendale vincolante, costituirebbe un limite forte all’ipotesi 43/44. Il Fatto Quotidiano+2La Provincia Pavese+2

  2. Coerenza del disegno della suola e geometria delle impronte
    Le tracce di suola rilevate, secondo i tecnici del RIS, si presentano con una geometria piuttosto precisa di tasselli. Ogni variazione di misura spesso comporta modifiche anche minime nella distanza, spessore o disposizione dei tasselli. Se la misura fosse troppo differente, tali discrepanze potrebbero essere incompatibili con l’impronta repertata.

  3. Scarsità di precedenti analoghi
    In processi penali con comparazioni di suole, raramente è accettato che la misura cambi oltre mezza tacca senza che ciò si veda nella struttura della suola o nei margini tecnici. Le perizie di calzatura sono tipicamente molto rigide nella corrispondenza numerica, a meno che non vi siano elementi straordinari che giustifichino un’oscillazione.


4. Quali sviluppi esperti potrebbero emergere

Se il contatto della Procura con l’azienda è stato reale e fruttuoso, e se la stessa azienda ha fornito dati costruttivi (matrici, tolleranze, piani di produzione), i periti possono:

  • Richiedere certificazioni, specifiche tecniche, disegni matriciali che definiscano la tolleranza produttiva consentita in fase di fabbricazione, per ogni misura.

  • Effettuare prove di comparazione laboratoristica: con suole nuove, usurate e su fondi simili a quelli della scena, per valutare se le impronte mutate possano restare compatibili con la misura 42 o deviare verso 43/44.

  • Valutare l’errore sperimentale: sommare l’errore attribuibile al rilievo (pressoria, deformazione del suolo) e determinare l’intervallo di sicurezza della misura che ancora rimane compatibile.

  • Verificare la catena documentale dell’ordine: se esiste un ordine di produzione per la misura 42 e si trova prova di un ordine o varianti, ciò può indicare che il modello esisteva anche in misura 43/44.

Se gli esperti individuassero che la tolleranza produttiva o l’usura consentono una deviazione entro 0,5 cm o un mezzo numero e che la traccia è compatibile con 43/44, ciò aprirebbe un margine difensivo molto più forte del semplice “dubbio”.


5. Conseguenze processuali e giudiziarie

Qualora la misura fosse revisibile – vale a dire che la suola potrebbe corrispondere a 43/44 – ciò potrebbe alimentare una questione di ragionevole dubbio circa l’associazione tra traccia e individuo. In un processo penale, questo tipo di dubbio può essere decisivo, specie in un reato grave come l’omicidio, laddove la prova tecnica è spesso centrale.

Non è detto che ciò comporti automaticamente l’assoluzione: la prova complessiva (biologica, testimoniale, temporale) verrà valutata nel suo insieme. Ma la revisione tecnica può essere una leva per ottenere una nuova perizia, un incidente probatorio o una revisione del giudizio, se non è ancora passata in giudicato.

Va tuttavia considerato che la Procura, se ha richiesto chiarimenti all’azienda, lo ha fatto con poteri investigativi: se emergessero documenti falsi, omissioni o dichiarazioni mendaci, potrebbero scattare responsabilità penali o disciplinari anche nella sfera produttiva.

In aggiunta, la difesa potrà chiedere che il nuovo accertamento sia svolto con la medesima metodologia validata (per evitare disparità), e che qualsiasi variazione tecnica fosse messa a confronto con quanto già acquisito per evitare errori di comparazione.


6. Valutazione critica: quanto è concreta l’ipotesi?

Alla luce delle informazioni certe finora disponibili, l’ipotesi che la suola corrisponda a una misura 43/44 (anziché la 42) non può essere esclusa a priori, ma appare come un tentativo tecnico-difensivo che necessita di supporti molto robusti per essere credibile.

I principali elementi che pesano contro l’ipotesi:

  • La dichiarazione già resa dall’azienda produttrice, secondo la quale non esistono suole “interpolabili” tra taglie.

  • La coerenza geometrica delle impronte repertate, che finora è stata considerata un punto forte nell’attribuzione 42.

  • L’onere tecnicamente gravoso per la difesa nel dimostrare che la tolleranza produttiva e le condizioni reali dell’impronta consentano davvero un margine significativo.

D’altro canto, il fatto che la Procura secondo più fonti giornalistiche  stia approfondendo la materia su suole e impronte (e che abbia eventualmente ricontattato l’azienda) indica che i magistrati considerano la questione meritevole di attenzione e non residuale.

L’esito sarà determinato dai risultati della perizia approfondita: se emergerà che la tolleranza produttiva è stretta e non consente deviazioni, l’ipotesi 43/44 sarà probabilmente scartata. Se invece emergeranno elementi tecnici che consentano almeno un margine di oscillazione, allora la difesa potrà sostenere che la misura attribuita fino ad oggi non è definitiva.

L’ipotesi che la suola da cui sono state tratte le impronte rilevate sullo scenario del delitto non corrisponda alla taglia 42, ma piuttosto al 43/44, è oggi al centro di una revisione tecnico‑investigativa che – se supportata da dati aziendali e perizie scientifiche  potrebbe costituire un punto di svolta nel dossier.

Il fatto che la Procura di Pavia, secondo quanto riferito da fonti giornalistiche, abbia ricontattato l’azienda produttrice, indica che gli inquirenti stanno esplorando questa strada con serietà.

Tuttavia, fino a quando non emergeranno atti ufficiali, documenti aziendali, verbali peritali integrativi o relazioni certificate, l’ipotesi resta una suggestione tecnica. Occorre prudenza: l’onere di dimostrare la compatibilità reale con una misura superiore spetta a chi la propone.

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