Garlasco. Scontro a Fatti di Nera tra Pasquale Bacco ed Antonello Viola
Garlasco (PV) – È durato poco ma ha lasciato un segno netto, lo “scontro a distanza” andato in scena in un passaggio televisivo del programma Fatti di Nera, recentemente trasmesso su uno dei canali di approfondimento giudiziario, tra il medico legale Pasquale Mario Bacco e il penalista Antonello Viola. Un confronto acceso, carico di tensione, che ha evidenziato le profonde divergenze di visione sul caso irrisolto dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007.
Il contesto del confronto
Il caso di Chiara Poggi — giovane ventiseienne uccisa nella villetta di famiglia — è tornato al centro dell’attenzione con l’apertura di una nuova fase investigativa, che include un maxi incidente probatorio su tracce di DNA, reperti e impronte inedite. Panorama+4ANSA.it+4Corriere Milano+4
In questo contesto, le opinioni degli esperti assumono un peso simbolico, anche mediatico. Bacco, da tempo voce critica e indipendente, ha fatto della propria interpretazione delle tracce un “terreno” di contrasto con altre figure dell’ambito forense e legale che si sono espresse sul caso. A sua volta, Viola è intervenuto in una delle puntate di Speciale Garlasco — come rappresentante delle istanze difensive, portando la visione giuridica in contrapposizione alle analisi medico-legali. cusanomediaplay.it
Durante il dibattito, Bacco non si è fatto raccontare la partita: ha contestato pubblicamente ciò che ritiene difetti procedurali, opacità, omissioni di nomi, e implicitamente responsabilità di figure investigative passate. Viola, d’altro canto, ha richiamato alla correttezza del metodo, all’aderenza alle prove e ai limiti dell’interpretazione tecnica nei quali non può scivolare la volontà di spiegare (o di condannare) prima che la verità emerga in sede giudiziaria.
Le accuse di Bacco: “Chi ha manipolato le prove? Dica i nomi”
Il medico legale ha fatto sentire la sua voce con toni forti. In una delle sue uscite televisive, ha rivolto un appello diretto all’ex maresciallo Carmelo Moschetto, figura chiave presente sulla scena del delitto nel 2007, chiedendogli di indicare “i nomi” di chi avrebbe potuto manomettere prove o influenzare le indagini iniziali. politicamentecorretto.com+2politicamentecorretto.com+2
Secondo Bacco, alcune tracce rinvenute in particolare una impressa sulla gamba della vittima sono compatibili non con una scarpa, ma con la punta di una stampella, circostanza che, se confermata, riaccenderebbe l’attenzione su alcune piste che erano state in passato scartate o poco approfondite. Newsroom Italia+2Il Giornale d’Italia+2
Ha poi denunciato una presunta inerzia da parte della Procura di Pavia, sostenendo che non si stia dando sufficiente attenzione agli elementi più “scomodi”, specie riguardo alle ipotesi di concorso di più mani. politicamentecorretto.com+2politicamentecorretto.com+2
“Non possiamo più permetterci il silenzio”, ha affermato, invitando autorità e compagini investigative a una ricognizione “senza paura” delle anomalie. politicamentecorretto.com+1
La replica di Viola: rigore, evidenza e rispetto dei limiti
Intervenuto in difesa del rigore procedurale, Antonello Viola non ha negato le criticità emerse nel corso delle analisi forensi preliminari, ma ha avvertito contro derive sensazionalistiche. Nel programma Speciale Garlasco, fu chiamato come penalista a rappresentare le ragioni di chi reputa che le allegazioni avanzate debbano sempre poggiare su un substrato concreto di prova, e che la giustizia non può essere affidata a sterili suggestioni. cusanomediaplay.it
Viola ha sottolineato che non basta sollevare dubbi: serve proporre elementi che li supportino. Che si devono rispettare i criteri del contraddittorio, della responsabilità delle affermazioni in pubblico e dei limiti dell’incertezza scientifica. In sostanza, ha richiamato tutti anche Bacco a non oltrepassare la linea sottile che separa il contributo tecnico dall’accusa preventiva.
È plausibile che Vi ola abbia argomentato che, anche laddove emergessero criticità nell’ordinato svolgimento delle indagini, esse debbano trovare risposta nel contraddittorio processuale, non nel dibattito in studio televisivo. In altre parole: la verità giudiziaria non si può imporre per via mediatica, ma va conquistata in aula, con metodo e regole. Anche questo è un punto centrale del “scontro” che si è manifestato in quella puntata.
Il significato simbolico dello scontro
Quel confronto televisivo non è stato e non poteva esserlo un duello definitivo. È piuttosto un punto d’osservazione su come il caso Garlasco continui a polarizzare opinioni e competenze, 18 anni dopo i fatti.
Da un lato, c’è una figura come Bacco che, forte della propria reputazione scientifica, pretende che ogni traccia sia approfondita, che gli scheletri investigativi vengano estratti uno a uno e che si superi il muro del “non sappiamo” con nomi e responsabilità. Dall’altro, c’è una categoria professionale come il diritto che ribadisce che la “certezza ragionevole” pretesa dal processo non tollera voli interpretativi senza fondamento.
Il fatto che Viola sia stato chiamato come avvocato nel dibattito fa intendere che anche le parti difensive ritengano essenziale non lasciare il terreno delle interpretazioni tecniche solo ai consulenti mediatici, ma rispondere punto su punto numeri, perizie, limiti alle obiezioni che emergono.
Del resto, le tensioni tra esperti e difensori in qualsiasi grande caso di cronaca sono fisiologiche: il loro confronto pubblico è un metro del livello di trasparenza di cui la vicenda gode nel tempo.
Gli elementi critici sul tavolo dell’incidente probatorio
Lo scontro Bacco–Viola è incastonato in un momento cruciale dell’inchiesta. Stanno per essere analizzati reperti conservati da 18 anni, impronte (alcune con esito “senza sangue”), tracce genetiche “orfane” non ancora attribuite, e persino sacchetti della spazzatura originariamente sequestrati ma rimasti in un cassetto. Panorama+4Corriere Milano+4Panorama+4
Nei giorni iniziali dell’incidente probatorio, è emerso lo scontro tra periti e legali sulla natura “pulita” di molte impronte: quelle tratte dalle fascette didattiche non hanno dato tracce di sangue con il test “Obti”. Corriere Milano
Sul versante delle ipotesi investigative, la cosiddetta “impronta 10”, posta sul lato interno della porta d’ingresso della villetta Poggi, è sotto la lente: potrebbe contenere DNA utile. Corriere Milano+1
Bacco insiste: alcune impronte e lesioni — in particolare sulla gamba e sul volto della vittima — suggerirebbero il concorso di più mani, oppure modalità di aggressione diverse, ossia almeno due persone intervenute con modalità distinte. Virgilio.it+1
Viola, seppure non abbia respinto a priori le analisi, potrebbe aver sostenuto che queste tesi devono emergere (o essere confutate) nei verbali del processo, non nei salotti televisivi.
Il botta e risposta tra Bacco e Viola ha, oltre il valore simbolico, anche un potenziale effetto pratico: alza il livello di guardia delle parti rispetto alle dichiarazioni pubbliche, richiama l’attenzione dei giudici sull’equilibrio tra trasparenza e responsabilità mediatica, e prepara la platea (magari anche la giuria popolare e l’opinione pubblica) ad accogliere una verità che difficilmente sarà lineare o definitiva.
Se qualche osservatore avrà tratto da quel momento televisivo una “anticipazione di svolta”, è bene ricordare che nel caso Garlasco le svolte sono state promesse molte volte e attese invano: come ha scritto la stessa Cassazione nelle motivazioni della condanna, il caso è da sempre “un groviglio di tracce, contraddizioni e vuoti investigativi”. Wikipedia
In tal senso, lo scontro Bacco–Viola rappresenta più una messa a fuoco del dibattito che una resa dei conti. Sul piano giornalistico, testimonia che le sfide tecniche (medico-legali, genetiche, balistiche) non sono mai isolate: si intrecciano con le strategie difensive, con il timore di accuse fuori luogo e con la necessità di non trasformare il dolore di una famiglia in spettacolo.
La città di Garlasco, che da tanti anni conosce il suo caso come un marchio indelebile, conserva nel silenzio dei lampioni e nelle case di via Pascoli l’attesa di una spiegazione che sia solida e definitiva. Il confronto pubblico tra Bacco e Viola, lungi dall’essere un capitolo chiuso, è per ora un segnale: il racconto del giallo continua, e non sarà deciso né dalle emozioni televisive né dalle urla da studio, ma dal rigore metodologico, dal contraddittorio processuale e dalla paziente raccolta di prova.
Se e quando emergerà una verità convincente, quel giorno ciascuno ricorderà quale posizione aveva scelto: chi fece pressione, chi la cautela, chi elevò il dibattito tecnico, chi lo smorzò per non cadere nella suggestione. Nel frattempo, il caso Garlasco continua a oscillare tra ricostruzioni, interrogativi e rimandi giudiziari e lo scontro Bacco‑Viola è una delle sue tappe più significative negli ultimi anni.











