Il governatore del Texas Greg Abbott e il presidente Trump inviano quasi 300 soldati del Texas a Chicago, scatenando la nuova guerra civile americana
Di Redazione Esteri | Data: 10 ottobre 2025
AUSTIN – CHICAGO – In una mossa che ha già provocato reazioni furiose in tutto il Paese, il governatore del Texas Greg Abbott, con il sostegno diretto del presidente Donald Trump, ha ordinato il dispiegamento di circa 300 soldati della Guardia Statale del Texas a Chicago. Secondo quanto comunicato, l’operazione denominata Lone Star Shield avrebbe l’obiettivo di “ripristinare l’ordine” in quella che il governatore ha definito “una città caduta preda dell’anarchia e dell’inerzia democratica”. La decisione, senza precedenti nella storia recente degli Stati Uniti, è stata immediatamente bollata come un atto di aggressione da parte del governatore dell’Illinois, J.B. Pritzker, che ha parlato apertamente di “un’invasione incostituzionale e un attacco diretto alla sovranità statale”.
L’intervento militare, che secondo fonti texane sarebbe già in fase esecutiva con convogli diretti verso il confine dell’Illinois, ha scatenato proteste a livello nazionale e alimentato i timori – ormai sempre meno ipotetici di un ritorno a una forma di conflitto civile interno negli Stati Uniti.
IL PRETESTO DEL CAOS URBANO
La giustificazione ufficiale fornita da Abbott e dalla sua amministrazione ruota intorno al crescente tasso di criminalità a Chicago, che secondo il governatore texano rappresenterebbe una minaccia alla sicurezza nazionale. “Non possiamo più restare a guardare mentre le città americane collassano sotto il peso del crimine e della corruzione politica. Il Texas agirà dove Washington e lo Stato dell’Illinois hanno fallito”, ha dichiarato Abbott in una conferenza stampa congiunta con il presidente Trump, tenutasi ieri sera ad Austin.
Il presidente Trump, tornato alla Casa Bianca nel gennaio 2025 dopo una rielezione discussa e ancora oggi contestata da una parte del Paese, ha definito l’operazione “un atto patriottico”. “Abbiamo città che sembrano zone di guerra. Se i governatori democratici non sono in grado di proteggere i loro cittadini, allora lo farà l’America vera”, ha detto Trump, rievocando una retorica sempre più divisiva che riecheggia quella della sua prima amministrazione.
UNA MISSIONE INCOSTITUZIONALE?
Il punto più controverso della vicenda risiede nella natura stessa dell’operazione. L’invio di forze armate da uno Stato all’interno del territorio di un altro Stato, senza il consenso di quest’ultimo o senza un’autorizzazione federale esplicita, è un atto che sfida apertamente la struttura costituzionale degli Stati Uniti. “Questa non è solo una provocazione. È una violazione palese del principio di federalismo su cui si fondano gli Stati Uniti”, ha dichiarato Laurence Tribe, costituzionalista di Harvard, in un’intervista alla CNN.
Il governatore Pritzker ha già ordinato l’attivazione della Guardia Nazionale dell’Illinois, promettendo di “respingere ogni tentativo di interferenza militare non autorizzata”. Il sindaco di Chicago, Brandon Johnson, ha definito l’azione “un atto di guerra” e ha chiesto l’intervento urgente del Congresso.
UNA STRATEGIA ELETTORALE?
Molti analisti ritengono che l’operazione Lone Star Shield non sia altro che un’ennesima manovra elettorale orchestrata da Trump e Abbott in vista delle elezioni di metà mandato del 2026. Con un elettorato sempre più polarizzato, la Casa Bianca sembra puntare tutto sulla narrativa della “legge e ordine”, già sperimentata nel 2020, ma ora spinta all’estremo.
“Trump sta cercando di consolidare il suo potere attraverso lo scontro diretto con gli Stati democratici. È una strategia pericolosa, ma finora ha funzionato nel rafforzare la sua base”, spiega Anne-Marie Fulton, analista politica presso il Brookings Institution. Secondo sondaggi interni filtrati nelle ultime ore, il 67% degli elettori repubblicani approva l’azione del Texas, mentre l’83% degli elettori democratici la considera un atto eversivo.
IL RISCHIO DI UNA ESCALATION
La domanda che ora si pongono tutti è: cosa succederà quando i soldati texani arriveranno effettivamente alle porte di Chicago? Secondo fonti vicine al Dipartimento della Difesa, il Pentagono non ha autorizzato né supervisionato l’operazione, e starebbe valutando l’ipotesi di intervenire per evitare una crisi istituzionale. Ma i margini di manovra sono strettissimi.
“Se due Stati iniziano a muovere truppe l’uno contro l’altro senza coordinamento federale, siamo di fronte a una situazione pre-bellica”, ha dichiarato in forma anonima un alto funzionario del Dipartimento della Sicurezza Interna. “Non è solo una crisi politica: è una crisi militare interna”.
Nel frattempo, in diverse città degli Stati Uniti, migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro l’intervento texano. A Los Angeles, New York e persino a Houston roccaforte conservatrice si sono tenute manifestazioni con slogan come “Stop the Invasion” e “No War Between States”.
LA NUOVA GUERRA CIVILE?
L’eco storica è inevitabile. Molti osservatori, accademici e cittadini comuni parlano ormai apertamente di una “nuova guerra civile americana”, non necessariamente simile a quella del 1861-65, ma forse più pericolosa proprio per la sua natura frammentaria, ideologica e mediatica.
“Non è detto che vedremo battaglie campali, ma la frattura tra Stati rossi e Stati blu si è ormai trasformata in una faglia sismica. Il dispiegamento di truppe da uno Stato all’altro è il punto di non ritorno”, spiega il professor James Ellison, storico dell’Università di Berkeley.
Anche sul fronte internazionale, la crisi americana sta facendo tremare le cancellerie. Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che “l’integrità degli Stati Uniti è un tema che riguarda l’intero ordine democratico mondiale”. In Cina e in Russia, invece, la propaganda di Stato cavalca la vicenda per descrivere “il tramonto dell’impero americano”.
COSA ACCADRÀ ORA?
Nelle prossime 48 ore si deciderà il futuro immediato della democrazia americana. Il Congresso è stato convocato d’urgenza per esaminare una risoluzione di condanna contro l’iniziativa texana, ma con un Senato spaccato e una Camera ancora sotto controllo repubblicano, il risultato è tutt’altro che scontato.
Nel frattempo, la Casa Bianca ha rafforzato le misure di sicurezza nei principali edifici federali, mentre circolano voci su un possibile intervento della Corte Suprema, che però, con una maggioranza conservatrice, potrebbe non essere incline a fermare Trump.
L’America sembra oggi più che mai un Paese spaccato, in preda a forze centrifughe che minacciano di disgregarlo. Il dispiegamento di 300 soldati potrebbe sembrare, a prima vista, un gesto simbolico. Ma in un clima così incendiario, anche un fiammifero può bastare a scatenare l’incendio.
In fondo, non si tratta solo di Texas e Illinois. Si tratta del futuro stesso degli Stati Uniti d’America.











