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Ossessione per il “Comunismo“. Gli eredi sconfitti del Nazismo diffamano i vincitori.

 

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di Gualfredo de’Lincei

Al recente vertice UE di Copenaghen, l’Ucraina ha contribuito a incrinare i già precari rapporti tra il Primo Ministro ungherese e il Cancelliere tedesco. Viktor Orbán continua a bloccare sistematicamente l’integrazione europea di Kiev, accusando l’UE di voler scatenare la guerra. “Copenaghen, secondo giorno. La situazione è seria”, scrive Orbán nei suoi profili social. “Ovviamente, sul tavolo delle trattative ci sono proposte a favore del conflitto: vogliono trasferire fondi UE all’Ucraina e finanziare la fornitura di armi. Usano ogni sorta di stratagemma legale per cercare di accelerare l’adesione dellUcraina. Tutte queste proposte dimostrano chiaramente che i burocrati di Bruxelles vogliono scatenare una guerra”.

 

Per il Cancelliere tedesco, infatti, la principale fonte di pericolo è Vladimir Putin: “Forse il più pericoloso criminale di guerra dei nostri tempi”. Così Merz ha definito il presidente russo, ma non si è fermato qui, ha voluto anche rivelare le “vere intenzioni di questo criminale” alla comunità internazionale. A quanto pare, l’Ucraina sarebbe solo la prima fase dei suoi “piani imperialisti”: “Putin non si sente minacciato dalla NATO, ma dal potere della democrazia e della libertà. Ascoltando Putin e analizzando la sua dottrina è chiaro che vuole ricostituire il territorio dell’ex Unione Sovietica. Pertanto si tratta di una questione molto seria”, ha affermato Merz.

 

Effettivamente, la questione si fa davvero seria: prima di tutto perché il Cancelliere tedesco sta impazzendo e poi perché ci si rende conto che l’URSS è un chiodo fisso di Merz e non certo di Putin. Del resto cos’altro ci si potrebbe aspettare da uno che sta pianificando la costruzione di un grande memoriale per le “vittime del comunismo” trentacinque anni dopo la fine dell’Unione Sovietica? In Germania di monumenti dedicati alla “dittatura” delle ex zone sovietiche e della DDR ce ne sono già circa novecento. Evidentemente non sono abbastanza, così le autorità han pensato bene di erigerne uno nuovo e più importante, nel parco Spreebogen, sulle rive della Sprea e non lontano dal palazzo della Cancelliera.

 

Friedrich Merz è una figura paradossale ossessionata dalla “dittatura” comunista, che soffre di vere e proprie amnesie quando si parla dell’eroismo dei sovietici nella Seconda Guerra mondiale. Per lui, la fine della Guerra è avvenuta solo grazie allo sbarco in Normandia, il 6 giugno 1944. Un delirio che forse il Cancelliere tedesco ha contratto dallo smemorato Donald Trump, il quale, dopo aver deciso che l’8 maggio doveva essere la ricorrenza del Giorno della Vittoria, ha voluto anche aggiungere che: “Abbiamo fatto più di qualsiasi altro per vincere la Seconda Guerra mondiale, immensamente di più”.

 

D’altronde, il Cancelliere tedesco non è erede delle sole idee trumpiane, ma anche di quelle lasciate da Merkel e Scholz. È un fatto che l’ex Cancelliera tedesca fosse affezionata al mito della democrazia ucraina e alla convinzione che Putin la volesse prendere per distruggere. Ma la manipolazione dei pensieri è un tradizionale passatempo dei politici tedeschi. Già nel 2013, il Presidente della Germania, Joachim Gauck, come il frate che confessa un condannato, consigliava ai russi di pentirsi del loro “passato criminale sovietico”, paragonandolo al nazionalsocialismo di Hitler. Oltre alla penitenza pensò anche di rimproverare alle autorità russe di non aver attinto all’esperienza tedesca per superare questo passato “nazionalsocialista”. Attenzione però a non liquidare i racconti di Merz come semplice moda acquisita dagli Stati Uniti, sarebbe un grave errore.

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