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Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani esprime profonda preoccupazione per l’episodio di violenza ai danni della troupe televisiva di Fuori dal Coro, avvenuto lunedì scorso a Treviso.

Un gruppo di giovani, tra cui due già identificati e denunciati, ha aggredito la giornalista Cristina Autore e gli operatori presenti, provocando lesioni lievi e diffondendo un clima di intimidazione.

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Pur riconoscendo la complessità del contesto giovanile, riteniamo inaccettabile che comportamenti aggressivi e intimidatori diventino strumenti di comunicazione o di ribellione sociale.

L’episodio evidenzia dinamiche di branco, partecipazione collettiva e modelli imitativi tipici di contesti in cui l’assenza di regole condivise si accompagna a fragilità familiari e sociali.

Dal punto di vista pedagogico, è evidente come la mancata mediazione educativa favorisca la reiterazione di comportamenti antisociali e violenti, soprattutto nei contesti periferici, dove i giovani tendono a cercare riconoscimento e identità attraverso l’appartenenza a gruppi devianti.

L’analisi sociologica mostra come il disagio giovanile, la marginalità e la scarsa integrazione scolastica possano produrre fenomeni di devianza che non si risolvono con la sola repressione, ma richiedono interventi strutturati di prevenzione educativa.

La scuola deve assumere un ruolo centrale, non solo come luogo di trasmissione di contenuti, ma come laboratorio di esperienze civiche, sociali e relazionali, capaci di sviluppare empatia, responsabilità e senso della legalità.

È necessario integrare nei percorsi didattici strumenti di educazione ai diritti umani, cittadinanza attiva, gestione dei conflitti e utilizzo responsabile dei media, affinché i giovani comprendano l’impatto delle loro azioni sulla comunità.

Proponiamo laboratori partecipativi, percorsi di peer education e progetti di comunità, in cui la scuola diventi promotrice di consapevolezza sociale e di resilienza rispetto alle pressioni del branco e alle forme di violenza quotidiana.

Il CNDDU invita le istituzioni, le forze dell’ordine e le famiglie a collaborare strettamente con le scuole, trasformando la prevenzione in un intervento integrato tra educazione, welfare e protezione sociale.

L’educazione alla legalità non può limitarsi all’osservanza di norme esterne, ma deve essere interiorizzata attraverso esperienze concrete di responsabilità, cooperazione e rispetto dei diritti altrui.

Ogni atto di violenza, anche marginale, mina la coesione sociale e rischia di normalizzare comportamenti antisociali se non affrontato con strumenti pedagogici coerenti e continuativi.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani conferma il proprio impegno a promuovere iniziative didattiche, laboratori, conferenze e progetti territoriali nelle scuole, per rafforzare la cultura dei diritti, della responsabilità e della legalità.

Riteniamo fondamentale che episodi come quello di Treviso diventino occasione di riflessione educativa e intervento sociale condiviso, senza cadere nella banalizzazione mediatica o nella strumentalizzazione politica.

La prevenzione passa dall’educazione sistematica, dall’attenzione alla comunità, dalla promozione di competenze relazionali e civiche: la scuola, insieme alle famiglie e alle istituzioni, deve essere l’asse portante di questa trasformazione culturale.

prof. Romano Pesavento

presidente CNDDU

 

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