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Il Madagascar è precipitato in una crisi politica che sta scuotendo le sue fondamenta istituzionali. Mentre giornalisti, diplomati e attivisti dibattono sul fatto che ci sia stato o meno un vero “colpo di Stato”, i fatti sul terreno attestano una situazione di forte rottura fra cittadinanza e classe politica. Ecco che cosa sappiamo finora  e che cosa è in gioco.

Le origini del malessere
Tutto ha avuto inizio attorno al 25 settembre, quando esplose una protesta di massa nella capitale Antananarivo, guidata in gran parte da giovani che si definiscono “Gen Z”. Il detonatore: blackout continui, carenza d’acqua, infrastrutture pubbliche che cedono sotto il peso di anni di negligenza. Queste mancanze  acqua potabile, elettricità per molte ore al giorno, servizi essenziali  hanno aggravato condizioni già precarie per una larga fetta della popolazione.

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Le manifestazioni, partite quasi come protesta sociale essenziale, hanno presto assunto un tono politico più deciso: i manifestanti non chiedono più solo soluzioni tecniche, ma anche la resistenza al governo, il cambiamento istituzionale, la dissoluzione del Senato e della commissione elettorale, fino alle dimissioni del presidente Andry Rajoelina.

Le reazioni del potere
Il presidente Rajoelina, rieletto nel 2023, ha dapprima licenziato l’intero governo, un gesto che alcuni interpreti definiscono simbolico ma insufficiente. Africanews+3Al Jazeera+3APAnews – Agence de Presse Africaine+3

Poi ha proposto un “dialogo nazionale”, annunciando la formazione di un nuovo esecutivo, in parte militare, e cercando di mediare con organismi religiosi, società civile e giovani. The

Intanto, la risposta della polizia e delle forze dell’ordine è stata dura: gas lacrimogeni, proiettili di gomma, arresti, divieto di manifestare, coprifuoco notturno. Secondo le Nazioni Unite, almeno 22 persone sono morte, oltre cento sono rimaste ferite. Il governo contesta i numeri, definendoli “non verificati” o “basati su voci”. Reuters+3News24+3Africanews+3

Colpo di Stato: realtà o iperbole?
L’espressione “colpo di Stato” evoca una presa del potere illegale­ / militare, spesso fulminea, con rovesciamento del governo in carica. Nel caso malgascio, non c’è (almeno per ora) un’azione militare che ha sostituito unilateralmente il presidente. Rajoelina è ancora in carica, non vi sono notizie pubbliche certe che abbia lasciato il potere, e non è emersa una leadership militare che abbia proclamato di aver assunto il controllo dello Stato. Reuters+1

Tuttavia, alcuni elementi prefigurano una deriva autoritaria:

L’ingresso in scena di ufficiali militari nelle dinamiche politiche: il nuovo Primo Ministro è un generale. Questo passo viene letto da molti come un tentativo di controllare la protesta dall’interno dello Stato. Reuters+2AP News+2
Le restrizioni, il coprifuoco, l’uso della forza anche quando le proteste erano pacifiche, e la censura implicita o esplicita delle voci critiche o dei media. Le Monde.fr+2Reuters+2
Si può dunque parlare, più che di un colpo di Stato nel senso classico, di una crisi politica autoritaria in divenire, una forte erosione del consenso istituzionale, accompagnata da pressioni sociali e militari che spingono verso un riequilibrio del potere.

Le conseguenze per la popolazione
Chi paga il prezzo più alto sono i cittadini comuni: giovani, poveri, residenti delle zone urbane meno servite. L’interruzione di elettricità e acqua non è solo inconveniente: ha effetti sulla salute, sulla sicurezza, sull’economia domestica, sull’istruzione.

Inoltre, il senso di sfiducia cresce: molte delle richieste del popolo non sono accordate (o non sufficientemente) — le dimissioni del governo non bastano, perché il presidente resta. Africanews+1

La polarizzazione aumenta: si crea una tensione fra chi teme il caos e chiede ordine, e chi invoca giustizia sociale, trasparenza, partecipazione. Le istituzioni democratiche, già fragili, rischiano di essere discreditate se non rispondono con concretezza. BMZ+1

Attori interni e internazionali
Internamente, il movimento “Gen Z” è diventato la voce più visibile del malcontento, anche se non ha una struttura politica definita. Il governo, al contrario, conta su alleanze consolidate, sugli apparati statali e sull’esercito. Banca Mondiale+3Wikipedia+3Reuters+3

A livello internazionale, organismi come le Nazioni Unite e la SADC (Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale) chiedono calma, dialogo, rispetto dei diritti umani. SADC+2News24+2

Lo scenario possibile
Ipotizzare diversi scenari ora non è un esercizio secondario, ma necessario per capire dove si possa andare:

Soluzione negoziata: se il dialogo promosso dal presidente riuscisse a produrre riforme credibili decentralizzazione, rinnovamento degli apparati elettorali, interventi urgenti su servizi pubblici si potrebbe stemperare la tensione. Ma serve fiducia, che oggi è scarsa.
Rafforzamento autoritario: se lo Stato dovesse scommettere su misure di sicurezza sempre più dure  censura, limitazioni alle libertà civili, repressione il rischio è che la crisi si radicalizzi, generando conflitti sociali più profondi.
Intervento esterno o mediazione internazionale: organismi multilaterali, potenze straniere con interessi nella regione potrebbero svolgere un ruolo, sia come mediatori che come pressori affinché si rispetti il diritto internazionale e la stabilità  ma anche questo può avere esiti controversi.
Calo del consenso e instabilità prolungata: se le condizioni materiali non migliorano (elettricità, acqua, sanità, trasporti), è probabile che la protesta cresca o si allarghi, anche in regioni più remote, rendendo insostenibile la governabilità come è adesso.

Conclusione
Alla domanda “C’è stato un colpo di Stato in Madagascar?”, la risposta oggi è: non propriamente. Ma è chiaro che lo spettro di una rottura istituzionale sussiste, alimentato da un malcontento sociale molto forte, da fragilità economiche e dalla sfiducia nelle istituzioni.

L’isola è sospesa: fra ordine e protesta, fra promessa di dialogo e percezione di tradimento. È una crisi che non può essere ignorata, perché rischia di trascendere la politica per diventare un fattore di rottura sociale, con tutti i suoi costi in termini umani e civili.

Le settimane che verranno saranno decisive: se il governo saprà offrire risposte credibili, potrebbe arginare la spirale; se invece la repressione prenderà il sopravvento o le promesse resteranno vuote, il rischio che la definizione “colpo di Stato” venga percepita non più come iperbole, ma come possibilità reale, aumenterà.

Fonti principali: Reuters, AP News, Le Monde, Africanews, dati Onu.

Ulteriori letture sulla crisi in Madagascar

Reuters
Madagascar PM urges dialogue and unity after soldiers join protesters
oggi

AP News
Madagascar’s Gen Z protesters clash with police as they call for president to step down
l’altro ieri

Reuters
Anti-government protests resume in several Madagascar cities
5 giorni fa

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