Garlasco. L’intervento di Palmegiani a “Fatti di Nera”
Garlasco (Pavia) – È andato in onda ieri sera su Canale 122 un episodio speciale del programma Fatti di Nera, dal titolo “Armando Palmegiani esperto di BPA indagini”, che ha acceso un nuovo capitolo del tormentato caso di Chiara Poggi, la ragazza uccisa nella villetta di Garlasco il 13 agosto 2007. In studio e in collegamento, Palmegiani – nominato recentemente consulente tecnico di parte per la difesa di Andrea Sempio – ha cercato di far luce su alcune tra le questioni più discusse dell’indagine e di ribadire le sue convinzioni e riserve sui dati finora acquisiti.
L’intervento arriva in un momento cruciale: l’inchiesta è tornata centrale nell’attenzione pubblica, con nuove ombre su tracce genetiche, impronte, depistaggi e possibilità ancora inespresse. La trasmissione si è proposta come spazio di dibattito fra cronaca e scienza forense, alternando contributi di legali, familiari e analisti, con l’obiettivo di restituire al pubblico una visione più tecnica, meno sensazionalistica.
Una scelta che polarizza
La nomina di Palmegiani al fianco della difesa di Sempio ha suscitato sin da subito polemiche e dubbi. Queste derivano, in parte, proprio da dichiarazioni precedenti fatte dall’esperto – quando non ricopriva ruoli “ufficiali” nella vicenda – e dalle quali ora la difesa cerca di prendere le distanze, parlando di estrapolazioni e decontestualizzazioni. corrieredisiena.it+4la Repubblica+4Il Tempo+4
Nel corso della trasmissione, Palmegiani ha ribadito di non aver mai dubitato dell’innocenza di Sempio, una posizione che – sostiene – manteneva già da tempo, prima ancora della sua nomina. la Repubblica+3LaPresse+3Il Tempo+3 Ciò nondimeno, è stato costretto a confrontarsi con spezzoni mediatici che lo volevano particolarmente assertivo rispetto a tesi ora ritrattate o cautelate, come l’attribuzione certa del DNA sotto le unghie di Chiara alla persona di Sempio. ALANews+3Open+3Il Tempo+3
È proprio su quella traccia genetica – rinvenuta sotto le unghie della vittima – che si concentra parte rilevante del dibattito scientifico e legale. Palmegiani in trasmissione ha spiegato che quella traccia ha “bassa qualità e quantità”, tali da precludere un’attribuzione certa, e che potrebbe derivare da un mero contatto o da contaminazione, anziché da un graffio subito durante una colluttazione. Il Tempo+3ALANews+3LaPresse+3
Di fronte alla conduttrice, l’esperto ha riaffermato che l’impronta 33 – un’altra traccia ritenuta significativa dagli inquirenti – non consente corrispondenze robuste: i punti di contatto, afferma Palmegiani, sono troppo pochi per una attribuzione certa. corrieredisiena.it+3LaPresse+3politicamentecorretto.com+3 Egli ha altresì annunciato un lavoro di revisione completa di tutti gli atti del processo che ha condotto alla condanna di Alberto Stasi, convinto che vi siano margini di criticità e contrasto fra le valutazioni degli esperti delle varie parti. LaPresse+2corrieredisiena.it+2
La “dietrofront” contestata e il confronto pubblico
Negli ultimi giorni, testate e trasmissioni televisive hanno enfatizzato l’ipotesi di un “dietrofront” da parte di Palmegiani, che alcune cronache hanno interpretato come una ritrattazione rispetto alle sue affermazioni su Sempio. Il Tempo+4ALANews+4Virgilio.it+4
Nel programma, tuttavia, l’esperto ha contestato questa lettura e ha respinto l’idea di un’inversione: secondo lui, si è trattato di utilizzi strumentali di brevi passaggi estrapolati da discorsi articolati. Ha tenuto a sottolineare che certe affermazioni – riferite al DNA e all’impronta 33 – erano inserite in un contesto esplicativo più complesso, e che non corrispondono alla visione d’insieme che oggi si propone. Il Tempo+3politicamentecorretto.com+3LaPresse+3
Inoltre, quando sollecitato sulla consistenza delle sue valutazioni alla luce delle nuove analisi, Palmegiani ha dichiarato: «Non mi “sgancio” perché mi farebbe comodo; mi sgancio se i dati lo impongono». corrieredisiena.it+3La7.it+3Il Tempo+3 Con tale frase ha inteso dire che rimane aperto al dialogo tecnico e che non esclude revisioni, ma senza mai rinnegare del tutto le sue posizioni precedenti.
La trasmissione ha raccolto anche la reazione di legali della parte civile, che hanno rimarcato come certe affermazioni – soprattutto quelle circolate in rete – possano influenzare l’opinione pubblica e orientare giudizi anticipati. Al tempo stesso, il contributo di tecnici criminologi presenti in studio ha evidenziato le difficoltà intrinseche nell’attribuire tracce genetiche degradate, i rischi di contaminazione e le differenze interpretative che rendono il processo scientifico elemento di dibattito, non di certezza assoluta.
La posta in gioco e il contesto burocratico
Dietro la polemica mediatica, il caso Garlasco muove con sé questioni delicate che investono il sistema delle prove, i limiti dell’analisi forense e i ruoli di consulenza in ambito giudiziario. Il nuovo e centrale ruolo di Palmegiani va inserito in questo quadro: non è solo il perito tecnico di parte, ma anche figura che funge da contrappeso interpretativo rispetto alle conclusioni della procura di Pavia e dei consulenti ufficiali.
È emblematico che egli parli di uno “scenario più ampio” dietro la nuova indagine riaperta su Garlasco, che coinvolge anche personaggi e atti che in passato erano stati considerati marginali o rimossi. LaPresse+2corrieredisiena.it+2 In tal senso, l’analisi BPA (bloodstain pattern analysis, l’analisi delle modalità di spruzzi, schizzi e macchie di sangue) viene proposta come strumento capace di ricostruire punti precisi della scena e chiarire se vi fosse più di una persona presente nel luogo del delitto. corrieredisiena.it+1
Il fatto che Palmegiani e la difesa stiano “rivedendo tutti gli atti” segnala l’intenzione di mettere sotto lente ogni elemento – dalle impronte alle perizie, dai referti alle dinamiche dei movimenti – per cercare nodi deboli da far valere nel contraddittorio tecnico e in eventuali fasi processuali successive. Il Tempo+3LaPresse+3politicamentecorretto.com+3
Una questione che s’intreccia è quella della quantità e qualità delle tracce genetiche: se una traccia fosse davvero frutto di contatto leggero o contaminazione, non può essere posta sullo stesso piano probatorio di una traccia ottenuta da un graffio o da un’azione violenta. Palmegiani ha insistito su questa distinzione come cuore della sua difesa tecnica. ALANews+2LaPresse+2
Altro nodo è l’impronta 33, traccia palmare rinvenuta su una parete della tavernetta: parte della difesa contesta le valutazioni fatte, definendo i punti di contatto “minimi e insufficienti” per costruire collegamenti sicuri. LaPresse+2politicamentecorretto.com+2
Tra cronaca, tecnicismo e responsabilità mediatica
L’intervento di Palmegiani a “Fatti di Nera” assume un significato importante anche per il modo in cui la cronaca nera – così spesso spettacolarizzata – dialoga con strumenti d’indagine tecnici e specialistici. In un genere mediatico dove l’immediatezza e la suggestione prevalgono spesso sull’analisi approfondita, un esperto che cerca di spiegare limiti, incertezze e “zone grigie” porta la trasmissione più vicina al modello del giornalismo forense che a quello dell’intrattenimento.
Tuttavia, la scelta di ospitarlo in un programma dal taglio popolare espone inevitabilmente alle strumentalizzazioni, alle semplificazioni, e all’uso parziale di dichiarazioni isolate. Lo stesso Palmegiani ha più volte sottolineato questa criticità, lamentando l’uso mediatico di spezzoni decontestualizzati che hanno distorto il senso dei suoi ragionamenti. politicamentecorretto.com+2Il Tempo+2
Per il pubblico, la trasmissione ha offerto uno spaccato inedito di passaggi investigativi e tecnici, ma anche della tensione che accompagna ogni grande caso di cronaca nera: la ricerca della verità, il confronto fra esperti, la responsabilità delle parole, la pressione dell’opinione pubblica.
Certo, non è compito facile né privo di rischi: entrare nel dibattito in prima persona, soprattutto quando si è chiamati a difendere una tesi controcorrente, significa essere costantemente sulla griglia di fuoco delle critiche, delle accuse di parzialità o di “revisionismo”, e della tentazione da parte dell’audience di leggere quelle parole come sentenze anticipate.
Conclusione: tra attesa e incognite
L’intervento di Palmegiani a “Fatti di Nera” può essere letto come uno spartiacque nell’evoluzione mediatica e tecnica del caso Garlasco: un tentativo di legittimare una tesi difensiva con linguaggio tecnico, ma anche di proteggersi dall’effetto diacronico della memoria televisiva, che riduce tutto a slogan.
Allo stato attuale, la sua posizione è chiara: Sempio, a suo avviso, non è stato messo con certezza sulla scena del crimine; le tracce genetiche e le impronte esaminate finora non sarebbero sufficienti a superare il ragionevole dubbio; molti atti del processo vanno riletti e verosimilmente criticati.
Ma restano dubbi, punti interrogativi, e soprattutto la necessità di vedere quanto di tutto questo emergerà nella sede giudiziaria. La trasmissione non decide, non accusa né assolve: ma al caso Garlasco spetta ancora almeno una stagione, fatta di perizie, contraddittori, nuovi esami e – sperano le parti – risposte più certe.











