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Israele adesso sta bombardando il sud del Libano. Almeno una decina di raid dove hanno colpito siti civili. Non si fermano mai e non si fermeranno mai!

Nella notte e nelle prime ore del mattino odierno, le forze israeliane hanno intensificato i loro attacchi aerei contro località del sud del Libano, colpendo non solo presunti obiettivi militari, ma anche aree civili densamente popolate. Secondo fonti ufficiali libanesi, è almeno la decima ondata di raid in cui edifici residenziali, strade e infrastrutture civili sono stati danneggiati o distrutti, causando vittime e feriti tra la popolazione inerme.

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Il quadro attuale: raid e distruzioni
Secondo il ministero della Salute libanese, un attacco sull’abitato di Msayleh ha provocato almeno un morto e sette feriti, in parte civili e in parte rifugiati siriani. AP News Il bilancio è ulteriormente aggravato dal fatto che un veicolo che trasportava generi alimentari è stato centrato mentre transitava in strada, suscitando indignazione per l’impatto sulle attività quotidiane della comunità locale. AP News

Fonti israeliane affermano di aver colpito depositi di macchinari destinati alla “ricostruzione di infrastrutture utilizzabili da Hezbollah”, ma il confine tra obiettivi militari e civili appare sempre più sfocato. AP News Nel corso degli ultimi mesi, raid analoghi hanno visto la distruzione di edifici residenziali a Nabatieh, con vittime civili, case ridotte in macerie e infrastrutture essenziali compromesse. The National+2Arab News+2

Un fatto emblematico risale al 27 giugno scorso, quando una serie di raid ha colpito la zona di Nabatieh, Ali al‑Taher, Kfar Tibnit e i territori tra Zrarieh e Ansar: testimoni riferirono esplosioni massicce, colonne di fumo e l’impossibilità per ambulanze e soccorritori di raggiungere i luoghi del disastro in tempo utile. Reddit+1 Altri raid, negli scorsi mesi, hanno danneggiato reti idriche, linee elettriche e infrastrutture civili, aggravando una già grave crisi umanitaria. Reddit

Non si può ignorare che il libano ha registrato continue violazioni del cessate il fuoco stipulato nel novembre 2024: attacchi quotidiani, bombardamenti mirati, colpi con droni, persistono nonostante gli accordi internazionali. Al Arabiya English+3AP News+3Arab

La strategia israeliana: sicurezza o aggressione?
Da parte israeliana, la giustificazione ufficiale è sempre la stessa: neutralizzare le capacità militari di Hezbollah, impedire che i terroristi ripristinino depositi, tunnel, o infrastrutture occulte che possano essere usate contro Israele nel prossimo conflitto. AP News+2Arab

Tuttavia, la frequenza e la ferocia degli attacchi suggeriscono una logica che va oltre l’azione difensiva. Alcuni osservatori internazionali denunciano che si tratti di una strategia di pressione permanente, volta a disarticolare il tessuto civile del sud del Libano, causare spostamenti di popolazione e minare la capacità di resistenza del paese.

In molti casi, le distanze tra obiettivi militari e civili sono minime, e le modalità operative – bombardamenti aerei, uso intensivo di droni, attacchi notturni – favoriscono il verificarsi di “danni collaterali”. Le mappe satellitari e i dati raccolti da studi indipendenti mostrano che infrastrutture vitali quali acquedotti, reti elettriche e strade rurali sono stati danneggiati o distrutti. Al Arabiya English+3BBC+3Arab News+3

L’effetto su civili e territorio
La popolazione del sud libanese vive in uno stato di costante paura. Migliaia di persone, già sfollate durante il conflitto maggiore tra Israele e Hezbollah, faticano a tornare alle proprie abitazioni, spesso distrutte o pericolanti. Le attività agricole e commerciali subiscono blocchi sistematici: coltivazioni, allevamenti, piccoli commerci, sono interrotti o resi insostenibili.

Ospedali e centri sanitari, in condizioni precarie, sono spesso sopraffatti dall’afflusso di feriti. Le ambulanze, nel foglio di fuoco incrociato, rischiano di essere colpite o ritardate. Le strade secondarie  un tempo via principale per collegare i villaggi  diventano zone proibite. Il risultato è un’ulteriore degradazione di condizioni che già si trovano al limite dell’emergenza.

Le testimonianze raccolte via social e da reportage sul campo descrivono scene di disperazione: famiglie che scavano tra le macerie, bambini che piangono senza cure, anziani spinti a spostarsi a piedi verso aree più sicure.

Il contesto regionale e politico
Dal novembre 2024, l’accordo di cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti sembrava aver aperto una pausa fragile. Ma fin dall’inizio molti analisti avevano messo in guardia: senza monitoraggio internazionale forte e senza che Hezbollah fosse realmente disarmato, le violazioni sarebbero continuate. Arab News+3AP News+3Reuters+3

Il Libano, già puntellato da crisi economica, politica e sociale, si trova stretto tra la propria incapacità di difesa e le ambizioni di uno stato vicino che mantiene capacità militari superiori. Il governo di Beirut ha protestato formalmente, denunciando la violazione della sovranità nazionale, ma il peso internazionale su Israele resta limitato. Reuters+3The National+3Arab News+3

Hezbollah, da parte sua, mantiene un atteggiamento ambiguo: avverte che reagirà se gli attacchi supereranno una certa soglia, ma evita una escalation diretta che potrebbe trascinare il Libano in un conflitto su larga scala. Pur danneggiato nell’ultima guerra, il suo apparato rimane attivo, e l’insicurezza che Israele cerca di imporre rischia di legittimarlo agli occhi di molti nel Libano meridionale.

Una guerra senza fine?
Il titolo che accompagna questo articolo è carico di rabbia e sfiducia: “Non si fermano mai e non si fermeranno mai!” non suona come un’esagerazione per chi vive quotidianamente sotto le bombe. Ogni notte porta nuovi raid, nuovi morti, nuove distruzioni.

Eppure, la comunità internazionale sembra incapace di imporre una tregua reale: la pressione diplomatica, le risoluzioni ONU, gli inviti alla moderazione  nulla sembra in grado di trattenere l’escalation. La realtà della guerra  nella sua forma moderna  è che non c’è un fronte definito, non c’è una linea di demarcazione chiara. I civili sono vicini agli obiettivi militari, gli strumenti bellici hanno sempre maggiore precisione ma anche più potenza, e le regole internazionali appaiono impotenti.

Questa guerra sotto traccia, che si rinnova ogni giorno con i raid notturni, è una guerra che consuma lentamente il tessuto sociale, la dignità e la speranza. Le vittime sono più che numeri: sono vite spezzate, comunità distrutte, un popolo costretto a vivere nell’ombra del terrore permanente.

Se non si mette fine a questa logica di distruzione sistematica — magari con una mediazione internazionale effettiva, con imposizioni concrete e verificabili, con pressioni diplomatiche reali  allora sì, si rischia che la frase non sia retorica: non si fermeranno mai.

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