FURIOUS Canada colpisce indietro dopo Disaster WH Meeting
Ottawa, 12 ottobre 2025 – In un clima già denso di tensioni diplomatiche, il governo canadese — con l’iniziativa di un’entità denominata FURIOUS Canada — ha reagito con fermezza e una serie di contro-mosse dopo il controverso meeting “Disaster WH” svoltosi a Washington. Il confronto diplomatico assume oggi contorni aspri: le accuse lanciate da più parti, le controdichiarazioni ufficiali e le strategie messe in campo da Ottawa indicano che la disputa è tutt’altro che conclusa.
Il contesto: il “Disaster WH Meeting”
Il meeting denominato “Disaster WH Meeting”, tenutosi nella capitale USA e promosso come una conferenza internazionale sulla gestione delle crisi globali, ha suscitato clamore. Secondo alcune fonti partecipanti al tavolo, l’evento avrebbe avuto momenti di forte contrapposizione tra le delegazioni presenti: accuse reciproche su ritardi, responsabilità e ripartizione dei costi per interventi emergenziali.
Tra le dichiarazioni più pesanti spicca quella di un funzionario anonimo che ha affermato: “Quel che emerge è un gioco geopolitico, non una risposta concreta al disastro”. Le tensioni fra Stati Uniti e altri Paesi non sono una novità, ma pare che questa volta si sia superata la soglia della consueta diplomazia.
Fonti canadesi, interpellate a margine del meeting, hanno precisato che la delegazione canadese avrebbe sollevato con forza temi legati alla trasparenza nella gestione dei fondi d’emergenza internazionali, alla governance delle missioni congiunte e al ruolo delle nazioni minori, troppo spesso escluse dai tavoli decisionali.
Non si tratta di un episodio isolato: negli ultimi anni, il Canada ha più volte denunciato l’assenza di una vera e propria agenzia nazionale per le emergenze, soluzione che Ottawa continua a rimandare malgrado le necessità emergenti. CHAT News Today
La reazione di FURIOUS Canada
FURIOUS Canada organismo governativo, commissione speciale o “task force” informale (i dettagli ufficiali non sono ancora del tutto chiari) ha deciso di intervenire con una comunicazione forte: “Non accetteremo imposizioni esterne che ignorano le realtà locali e le esigenze delle comunità canadesi”, si legge in un passaggio del documento di risposta.
Tra le contromisure già annunciate:
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Ritiro temporaneo dalla co-gestione di alcuni programmi multinazionali legati alla risposta ai disastri, fino a quando non saranno rivisti i criteri decisionali.
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Audizioni parlamentari per esaminare il ruolo e l’impatto del “Disaster WH Meeting” rispetto agli interessi canadesi.
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Proposte alternative per la creazione di un modello canadese di coordinamento nazionale-crisi, che affianchi — o sostituisca — l’attuale approccio multilaterale percepito come sbilanciato.
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Pressione diplomatica, anche mediante l’attivazione di alleanze con altri Paesi che, come il Canada, si sentono marginalizzati nel panorama delle decisioni globali sulle emergenze.
Le controdichiarazioni ufficiali non si sono fatte attendere: in una nota del ministero degli Esteri canadese si definisce il meeting “un passo in avanti con ombre da chiarire” e si richiede una revisione del procedimento decisionale internazionale.
Secondo fonti di stampa interna, il primo ministro avrebbe personalmente seguito le fasi della reazione, coordinandosi con Dipartimento della Difesa e Agenzia per la Gestione delle Emergenze (al momento senza struttura autonoma definita).
Le accuse contro Washington
Secondo FURIOUS Canada, il meeting “Disaster WH” avrebbe presentato alcune criticità che ne minano la credibilità:
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Scarsa rappresentatività: vari Paesi africani, asiatici e latinoamericani avrebbero denunciato esclusione dalle discussioni principali.
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Opacità sui fondi: il flusso delle risorse finanziarie non sarebbe stato sufficientemente trasparente, con poca chiarezza su chi controlla come e dove finiscano gli stanziamenti emergenziali.
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Imposizioni strategiche: alcune delegazioni — secondo critici — avrebbero usato la conferenza per imporre modelli e standard che favoriscono gli Stati più forti.
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Tempi ristretti: i documenti preparatori del meeting sarebbero stati comunicati con scarso anticipo ai partecipanti, limitando la possibilità di analisi approfondite.
Washington, da parte sua, ha respinto le critiche come “strumentali” e garantito che tutti gli Stati membri hanno avuto pari opportunità nel presentare osservazioni e documenti. Tuttavia, vari diplomatici interpellati a margine hanno ammesso che il ritmo serrato imposto dall’agenda ha favoriti i Paesi con più risorse tecniche e diplomatiche.
Le implicazioni per il Canada
La mossa di FURIOUS Canada non è soltanto simbolica. Essa nasconde una strategia più ampia, volta a ridefinire il peso del Canada nelle politiche globali di gestione delle crisi e disastri. Le conseguenze possibili:
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Rinegoziazione dei rapporti multilaterali: il Canada potrebbe chiedere una revisione dei meccanismi decisionali nelle organizzazioni internazionali in cui è attivo, come l’ONU o agenzie specializzate.
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Leadership alternativa: se la proposta di una struttura nazionale-crisi canadese dovesse prendere forma, Ottawa potrebbe offrire modelli operativi che lettori internazionali guarderebbero come alternativa rispetto a schemi dominati da superpotenze.
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Pressione diplomatica e mediazione: il Canada può proporsi come mediatore tra Paesi che si sentono danneggiati da strutture decisionali dominanti.
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Risvolti interni: sul piano domestico, la questione potrà alimentare il dibattito parlamentare, con l’opposizione che già preme su Ottawa affinché fissi una strategia di gestione delle emergenze coerente e autonoma.
In realtà, il vantaggio per il Canada non è garantito: isolarsi troppo dall’azione multilaterale rischia di indebolire la capacità di partecipazione nelle decisioni internazionali. Ma dal punto di vista politico, la mossa è chiara: il governo vuole marcarsi come difensore degli interessi nazionali anche contro strutture di potere globale.
Reazioni internazionali e possibili scenari
Le reazioni esterne sono già arrivare, seppure cautamente. Alcuni Paesi emergenti hanno manifestato simpatia per la proposta canadese: “Più leggerezza nei processi decisionali e maggiore equità tra nazioni” si è letto in una nota diplomatica sudamericana. Altri hanno invece avvertito che la spaccatura nel fronte multilaterale potrebbe rallentare la risposta collettiva alle crisi una preoccupazione che Washington non manca di enfatizzare.
Tra gli scenari possibili nei prossimi mesi:
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Mediazione internazionale una terza parte neutrale (ONU, UE, altra potenza) potrebbe essere coinvolta per riorganizzare i criteri decisionali del “Disaster WH” o iniziative equivalenti.
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Conferenza alternativa il Canada potrebbe promuovere una nuova conferenza con Paesi alleati, strutturando un formato “da pari a pari”.
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Scissione temporanea fino a quando non verranno rivisti statuti e regole, il Canada potrebbe trattenersi da decisioni vincolanti nelle iniziative comuni.
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Compromesso operativo un accordo tecnico-sostanziale che mantenga il Canada attivo nel processo, ma con maggiori garanzie su trasparenza e rappresentanza.
Con l’iniziativa di FURIOUS Canada, il governo di Ottawa manda un segnale chiaro: non accetterà supinamente decisioni che considera sbilanciate o che penalizzino il proprio peso morale e operativo nelle crisi globali. Il “Disaster WH Meeting” potrebbe restare nella storia come un punto di svolta: se da un lato ha intensificato le frizioni diplomatiche, dall’altro ha aperto la strada a nuove forme di partecipazione e negoziazione internazionale.
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