L’Italia oggi è 49ª al mondo per libertà di stampa
Fonte: RSF World Press Freedom Index 2025
Un paese in bilico tra promesse democratiche, minacce mafiose e interferenze politiche
L’Italia ha fatto un passo indietro nel rapporto globale sulla libertà di stampa: seconda metà della classifica, 49ª su 180 Paesi nel World Press Freedom Index 2025 stilato da Reporters Without Borders (RSF), tre posizioni in meno rispetto al 2024, quando era 46ª. ANSA.it+1
Una retrocessione che non è solo numerica, ma dice molto dello stato dell’informazione nel nostro Paese: quali condizioni ostacolano i giornalisti, perché sono percepite come minacciate le loro libertà, e che ruolo svolge la politica in tutto questo.
Quali sono i fattori della discesa
RSF segnala alcune criticità particolarmente gravi:
Influenza politica sui media, in particolare su quelli pubblici. Vi sono crescenti sospetti e accuse circa il condizionamento del servizio radiotelevisivo pubblico RAI, sia nella gestione dei dirigenti sia nella definizione dei contenuti giornalistici. The Local Italy+2La Gazzetta del Mezzogiorno+2
Leggi restrittive e “gag law”: la cosiddetta legge bavaglio, che limiterebbe la pubblicazione di atti giudiziari, si aggiunge ai procedimenti SLAPP (Strategic Lawsuits Against Public Participation), cause legali pensate non tanto per difendere un danno reale, quanto per intimorire chi indaga, chi critica, chi fa giornalismo d’inchiesta. The Local Italy+2ANSA.it+2
Minacce criminose e intimidazioni, soprattutto nei territori dove la mafia è forte. Chi scrive di criminalità organizzata o corruzione può ritrovarsi sotto protezione, subire minacce verbali o peggio. RaiNews+3The Local Italy+3ANSA.it+3
Condizioni economiche e precarietà, la concentrazione della proprietà editoriale, dei gruppi mediatici e le difficoltà economiche che riducono l’indipendenza editoriale. RaiNews+2The Local Italy+2
Polarizzazione sociale e attacchi, anche fisici e verbali, ai giornalisti, specie durante manifestazioni o in contesti politici tesi. In certi casi la polizia o le forze dell’ordine vengono accusate di comportamenti ostili, sequestri arbitrari, impedimenti. silerenonpossum.com+2RaiNews+2
Qual è lo stato degli indicatori
Nel rapporto RSF 2025, al punteggio Italia (che è sceso da 69,80 a 68,01 su 100) pesano vari indicatori, in particolare:
Politico: il calo più significativo, segnala RSF, è dovuto alle crescenti pressioni politiche sui media. RaiNews+1
Economico: le tensioni legate a tagli, precarietà, editoria concentrata, potenziali conflitti di interesse. RaiNews+1
Sociale: aggressioni, intimidazioni, clima di polarizzazione che rende più difficile fare informazione libera. RaiNews+1
Sicurezza: risulta l’area dove l’Italia registra punteggi migliori, ma anche qui non mancano problemi —soprattutto per giornalisti che operano in zone “calde”, che si occupano di mafie o di criminalità organizzata. RaiNews+1
Perché è importante e rischi connessi
La libertà di stampa non è un decoro statuario: è una delle colonne portanti della democrazia. Informazione libera significa cittadini informati, capacità di critica del potere, controllo sociale, trasparenza. Quando questa libertà è compressa, i rischi sono molteplici:
Autocensura: giornalisti che evitano temi scomodi per paura di querele, ritorsioni, perdita del lavoro. RSF segnala che questo fenomeno è già presente. The Local Italy
Perdita di pluralismo: se pochi gruppi economici, politici o imprenditoriali controllano i media, l’informazione rischia di diventare uniforme, conformista, schiacciata su narrative amiche.
Depotenziamento della fiducia verso le istituzioni: i cittadini percepiscono che non tutto viene detto, o che ciò che vien detto è filtrato; la sfiducia cresce.
Effetti sulla sicurezza personale dei giornalisti: minacce reali, intimidazioni, rischi fisici — non solo simbolici.
Le voci che si alzano
Numerosi soggetti — giornalisti singoli, sindacati come la FNSI, associazioni per la libertà di stampa — denunciano con sempre maggiore preoccupazione il “processo di orbanizzazione” dell’informazione italiana, frase che sintetizza il timore di una trasformazione verso modelli in cui l’informazione pubblica è controllata o fortemente influenzata dal potere politico. aman-alliance.org+1
Recenti episodi di accusa pubblica di interferenze nella RAI, tentativi di acquisizione di agenzie di stampa da parte di uomini politici, e cause legali target alle fonti investigative sono tutti casi che alimentano la preoccupazione. The Local Italy+2ANSA.it+2
Quali scenari per il futuro
Ci sono diverse strade possibili, sia di peggioramento che di recupero:
Un peggioramento probabile se proseguiranno le leggi restrittive, le querele intimidatorie, la concentrazione dei media in mano politica o economica, e il mancato rafforzamento delle tutele allo svolgimento del giornalismo d’inchiesta.
Un recupero possibile, se il Parlamento, la magistratura e l’opinione pubblica agiranno per rafforzare norme a difesa della libertà di stampa: riforma della legge sulla diffamazione, su SLAPP, garanzie per l’indipendenza delle redazioni dei media pubblici, sostegno economico che preservi l’autonomia, misure per proteggere i giornalisti dalle intimidazioni.
Un appello
La libertà di stampa non è un punto d’onore isolato: è parte integrante della garanzia di una democrazia sana. Il fatto che l’Italia sia 49ª, dietro a molti Paesi europei che riteniamo “vicini” per storia, istituzioni, cultura civica, dovrebbe essere visto come un segnale d’allarme. Un richiamo che non può restare solo sui tavoli degli osservatori o delle ONG.
Serve il coinvolgimento delle istituzioni Parlamento, governo, autorità giudiziaria ma anche della società civile, delle università, dei cittadini. Ogni volta che si indebolisce un giornalista, ogni volta che si limita un’inchiesta, ogni volta che si teme la minaccia mafiosa, l’Italia perde ossigeno democratico.
Solo con trasparenza, pluralismo, tutele reali per chi fa informazione non solo per chi la legge potremo risalire la classifica. Non perché primeggiare negli indici sia un fine in sé, ma perché una stampa libera significa libertà per tutti.











