Raporto ONU: «Israele sta commettendo un genocidio a Gaza»
Roma, 16 settembre 2025 — Un recente rapporto dell’ONU accusa lo Stato di Israele di aver commesso atti che, secondo i criteri della Convenzione Internazionale per la Prevenzione e la Punizione del Delitto di Genocidio del 1948, configurano un genocidio contro la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza. Una denuncia forte, che solleva interrogativi di diritto internazionale, responsabilità politica e morali, oltre che impegni concreti per la tutela dei diritti umani.
Cosa dice il rapporto
Il documento è stato redatto dalla Independent International Commission of Inquiry on the Occupied Palestinian Territory, including East Jerusalem, istituita dal Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU, guidata da Navi Pillay. AP News+3Al Jazeera+3Anadolu Ajansı+3
Secondo la Commissione:
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Israele avrebbe adempiuto quattro dei cinque atti genocidari previsti dalla Convenzione del 1948: l’uccisione di membri di un gruppo, il grave danno fisico o mentale, l’inflizione deliberata di condizioni di vita atte a distruggere il gruppo in tutto o in parte, e l’imposizione di misure per prevenire nascite all’interno del gruppo. Anadolu Ajansı+2Dawn+2
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Le prove utilizzate includono dichiarazioni pubbliche di funzionari israeliani, ordini di comando, modelli d’azione militare, restrizioni all’accesso umanitario, distruzione sistematica delle infrastrutture sanitarie e civili, sfollamenti forzati, grave crisi umanitaria. L’Orient Today+4Al Jazeera+4Anadolu Ajansı+4
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Il rapporto ritiene che vi sia stato un intento genocida (“genocidal intent”) da parte delle autorità israeliane: non solo azioni distruttive, ma l’intenzione, secondo la Commissione, di distruggere “in tutto o in parte” il gruppo palestinese nella Striscia di Gaza. AP News+3Al Jazeera+3Anadolu Ajansı+3
Risposta israeliana e critiche
Israele respinge con fermezza le accuse:
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Il ministero degli Esteri le definisce “distorte”, “false” e afferma che il rapporto si basi su “propaganda di Hamas”. Al Jazeera+2Sky News+2
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Sostiene che molte delle vittime civili derivano da operazioni in zone densamente popolate, dove Hamas avrebbe uso di infrastrutture civili per scopi militari, e che le operazioni sono un diritto di autodifesa a fronte dell’attacco del 7 ottobre 2023. Al Jazeera+1
Critici esterni (accademici, gruppi per i diritti umani) segnalano che la definizione legale di genocidio richiede non solo atti ma intenzione specifica (“dolus specialis”), elemento che è spesso oggetto di dibattito e interpretazione. Alcuni ritengono che prove come dichiarazioni e pattern di condotta possano indicarla, altri che non siano sufficienti per una condanna definitiva in tribunali internazionali. Reuters+2The National+2
Implicazioni legali e internazionali
Il rapporto, pur non avendo forza vincolante immediata, suggerisce diversi possibili sviluppi:
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Azioni giudiziarie
Il documento potrebbe venire usato come base in procedimenti presso la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) o la Corte Penale Internazionale (ICC), dove già è attiva una causa intentata da Sudafrica contro Israele con accuse analoghe. Al Jazeera+1 -
Obblighi degli Stati terzi
Secondo la Convenzione del 1948, gli Stati firmatari hanno obblighi non solo di non perpetrare genocidio ma di prevenirlo e punirlo. Il rapporto chiede che gli Stati che forniscono armi o sostegno a Israele verifichino di non essere complici. Anadolu Ajansı+2Anadolu Ajansı+2 -
Responsabilità individuale politica e militare
Le autorità israeliane di vertice – il Presidente, il Primo Ministro, il Ministro della Difesa – sono indicate come potenziali responsabili di incitamento o complicità per via delle loro dichiarazioni o decisioni politiche/militari. Anadolu Ajansı+1 -
Pressione diplomatica e umanitaria
Il rapporto sollecita un cessate il fuoco permanente, accesso umanitario indiscriminato, fine del blocco o delle restrizioni che impediscono l’ingresso di beni essenziali, e misure per mitigare la crisi sanitaria, alimentare e infrastrutturale. AP News+3Al Jazeera+3Anadolu Ajansı+3
Contesto del conflitto
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Il conflitto con Hamas è scoppiato dopo l’attacco del 7 ottobre 2023, che ha causato oltre 1.100 morti in Israele e centinaia di ostaggi. Al Jazeera+2ABC+2
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Da allora, secondo fonti sanitarie palestinesi (considerate affidabili dall’ONU), decine di migliaia di morti – la maggioranza civili – vasti danni materiali, sfollamenti di massa, distruzioni di infrastrutture sanitarie, elettriche, idriche. AP News+4Al Jazeera+4Anadolu Ajansı+4
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Crisi umanitaria acuta, con carenza di acqua potabile, elettricità, medicine, possibilità di movimento limitate. Al Jazeera+2Anadolu Ajansı+2
Dibattito: “Genocidio” è il termine giusto?
Un punto centrale è se le azioni israeliane soddisfano non solo i fatti materiali (atti distruttivi, danni, condizioni di vita) ma anche la volontà intenzionale di distruggere un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, “in tutto o in parte”. Questa intenzione è l’elemento che distingue il genocidio da altri crimini gravi, come i crimini di guerra o contro l’umanità. Dawn+2Al Jazeera+2
Alcuni giuristi affermano che le dichiarazioni di leader israeleiani, così come alcuni ordini militari, il blocco delle forniture essenziali, e il danno consistente a infrastrutture civili potrebbero essere interpretati come indici di tale intento. D’altro canto, Israele e i suoi sostenitori ribadiscono che molte operazioni sono motivate dalla necessità di neutralizzare Hamas, che opera tra civili, che provocherebbe vittime collaterali, e che non vi è mai stata una politica ufficiale di “distruzione etnica” del popolo palestinese.
L’importanza per l’Italia e per l’Europa
Anche l’Unione Europea e singoli Stati membri sono coinvolti – come fornitori di armi, cooperanti, diplomazia. Le conclusioni del rapporto impongono riflessioni su:
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eventuali arresti di responsabili che transitino attraverso territori europei
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revoca o sospensione degli aiuti militari o beni dual-use verso Israele, qualora si ritenesse che possano contribuire ad azioni violative di diritto internazionale
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pressioni per negoziati diplomatici che garantiscano protezione per civili palestinesi, accesso umanitario
Le sfide nel contrastare un genocidio
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Verificare l’intenzione specifica: è il cuore della questione legale. Serve documentazione solida, testimonianze, tracce probatorie, anche attraverso intercettazioni, ordini scritti, dichiarazioni pubbliche.
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Sorveglianza indipendente delle operazioni: giornalisti, ONG, tribunali internazionali.
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Meccanismi di responsabilità: tribunali come l’ICC, ma anche giurisdizioni nazionali con principio di giurisdizione universale.
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Impegno della comunità internazionale: sanzioni, sospensione armi, pressione diplomatica per cessare le attività considerate illecite.
Il rapporto dell’ONU rappresenta una svolta significativa: è la prima volta che un organismo delle Nazioni Unite giunge a una conclusione netta sul carattere genocida dell’azione israeliana a Gaza, definendo che «Israele ha commesso un genocidio». Anadolu Ajansı+2AP News+2
Che cosa succederà da adesso dipenderà molto da come reagiranno gli attori chiave: Israele, ovviamente, rifiutando le accuse; i governi esteri, valutando misure concrete; le organizzazioni internazionali e giudiziarie, agendo su scala legale; la società civile, sottolineando la memoria e la testimonianza delle vittime.
In un mondo che ha fatto del principio “mai più” una promessa comune dopo le atrocità del XX secolo, il presente rapporto lancia una domanda urgente: quando una comunità internazionale resta testimone di segnali così gravi, che cosa farà per impedire che si ripetano?
Sintesi dettagliata per sezioni del rapporto ONU (settembre 2025)
Di seguito le parti chiave del rapporto, con i temi principali trattati e le conclusioni di ciascuna:
1. Introduzione e quadro giuridico
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Il rapporto esamina il comportamento dello Stato di Israele e delle sue forze di sicurezza nella Striscia di Gaza a partire dal 7 ottobre 2023 fino al 31 luglio 2025.Nazioni Unite+2Nazioni Unite+2
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Il riferimento principale è la Convenzione delle Nazioni Unite per la prevenzione e la punizione del crimine di genocidio del 1948. Il rapporto analizza sia gli atti materiali previsti dalla Convenzione (actus reus), sia l’elemento dell’intento specifico (dolus specialis) necessario per qualificare un genocidio.Nazioni Unite+2israelpalestinenews.org+2
2. Actus reus: gli atti materiali considerati
La Commissione ha riscontrato che Israele ha compiuto quattro su cinque atti genocidari previsti dalla Convenzione. Questi atti materiali sono esaminati in dettagli.Nazioni Unite+2Nazioni Unite+2
Ecco i principali atti analizzati:
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Uccisione di membri del gruppo: un numero elevato di morti tra la popolazione civile palestinese, con uso di armamenti e operazioni militari che hanno colpito zone densamente popolate.Anadolu Ajansı+3isaacpeltz.ca+3Nazioni Unite+3
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Grave danno fisico o mentale: l’impatto su donne, minori, sfollati, la distruzione di infrastrutture essenziali, l’accesso impedito a cure mediche; condizioni di vita degradate che producono anche traumi mentali larghi.THE GENOCIDE REPORT+2Nazioni Unite+2
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Inflictere deliberatamente condizioni di vita calcolate per distruggere il gruppo, in tutto o in parte: blocchi umanitari, assedio, difficoltà o impossibilità di accesso a cibo, acqua, medicinali; danni al sistema sanitario; distruzione delle abitazioni, scuole, infrastrutture civili.Nazioni Unite+2THE GENOCIDE REPORT+2
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Imposizione di misure per prevenire le nascite: il rapporto cita attacchi a strutture sanitarie femminili, IVF clinic, interferenze con i servizi di salute riproduttiva, restrizioni che incidono sulla capacità di cura e salute materna e infantile.Il Guardian+2Nazioni Unite+2
L’unico atto genocidario che la Commissione non ha trovato pienamente provato è la “forzata trasferimento dei bambini” (o simile), un elemento che non è risultato essere supportato da prove sufficienti al momento.Il Guardian+2Nazioni Unite+2
3. Intenzione genocida (“dolus specialis”)
Questa è probabilmente la sezione più controversa e centrale del rapporto:
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Il rapporto sostiene che esistono dichiarazioni pubbliche (di leader politici e militari israeliani: Primo Ministro Benjamin Netanyahu, Presidente Isaac Herzog, ex Ministro della Difesa Yoav Gallant) che fungono da evidenza diretta dell’intento di distruggere in parte il gruppo palestinese.Il Guardian+2Nazioni Unite+2
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Vi sono anche prove circostanziali: pattern di condotta militare, distruzione sistematica delle infrastrutture civili, persistente uso di misure che producono sofferenza e morte tra civili, nonostante gli obblighi internazionali e le pressioni esterne.Nazioni Unite+2Nazioni Unite+2
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Il rapporto cita anche standard giuridici internazionali, come il principio “solo inferenza ragionevole” (the “only reasonable inference”) tratto da giurisprudenza internazionale (es. ICJ in casi precedenti, compreso Bosnia vs Serbia) per concludere che l’intento genocida sia l’unica conclusione ragionevole davanti all’insieme delle prove raccolte.Nazioni Unite+2Nazioni Unite+2
4. Responsabilità dello Stato e dei leader
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Le azioni individuate sono attribuite allo Stato di Israele, in quanto gli atti e le dichiarazioni sono compiuti da autorità civili e militari di vertice.Nazioni Unite+1
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I nomi esplicitamente citati come responsabili includono Benjamin Netanyahu, Isaac Herzog e Yoav Gallant. Essi sono indicati quali autori o istigatori di comportamenti che la Commissione ritiene configurare incitamento al genocidio, e si segnala che non sono state adottate misure di indagine o punizione nei loro confronti.Nazioni Unite+1
5. Altri fattori rilevanti: prove, contesto, impedimenti
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Il rapporto evidenzia che le prove si basano su varie fonti: testimonianze dirette, dati raccolti da ONG, media, immagini satellitari, rapporti precedenti, documentazione sanitaria, dossier legali.Il Guardian+2Nazioni Unite+2
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Un problema importante è l’accesso: limitazioni all’accesso fisico del territorio per gli investigatori, difficoltà ad ottenere dati ufficiali israeliani, restrizioni logistiche e di sicurezza. Ciò non ha però impedito la raccolta di numerose prove compatibili e verificate.Nazioni Unite
6. Conclusioni e raccomandazioni
Nelle parti finali, il rapporto conclude che:
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su base ragionevole lo Stato di Israele è responsabile di genocidio nei confronti dei Palestinesi nella Striscia di Gaza, non solo per gli atti compiuti, ma anche per il fallimento nel prevenire il genocidio, nel punire i responsabili e nel rispettare gli obblighi derivanti dalle Convenzioni internazionali.Nazioni Unite+1
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Vengono formulate raccomandazioni: al governo israeliano, agli Stati terzi (che forniscono aiuti o cooperano in vari modi), agli organismi internazionali affinché si attivi per fermare le azioni considerate genocidarie, assicurare accesso umanitario non ostacolato, cessate il fuoco permanente, indagini indipendenti, provvedimenti di responsabilità.Nazioni Unite+1











