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UE: in manette lobbisti di Huawei per corruzione nei confronti di europarlamentari. Sigilli agli uffici di Forza Italia

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UE: in manette lobbisti di Huawei per corruzione nei confronti di europarlamentari. Sigilli agli uffici di Forza Italia

BRUXELLES / ROMA – Un terremoto politico e giudiziario scuote il Parlamento europeo: nell’ambito dell’inchiesta “Génération”, condotta dalle autorità belghe, sono stati arrestati sette lobbisti ritenuti legati al colosso cinese Huawei con l’accusa di aver finanziato “regali, viaggi e utilità” rivolti a eurodeputati con l’obiettivo di orientare alcune scelte legislative in favore del gruppo delle telecomunicazioni. Contemporaneamente, sono stati apposti sigilli ad alcuni uffici parlamentari occupati da assistenti vicini al partito Forza Italia.

L’operazione e i sigilli al Parlamento
La mattina del blitz, un centinaio di uomini delle forze dell’ordine belghe hanno eseguito 21 perquisizioni in varie località: Bruxelles, Vallonia, Fiandre e anche in Portogallo. la Repubblica+3ANSA.it+3ANSA.it+3 Sono stati posti sotto fermo sette lobbisti (tra cui l’italo‑belga Valerio Ottati) sospettati di corruzione attiva, falsificazione di documenti, riciclaggio e associazione a delinquere. Il Fatto Quotidiano+5ANSA.it+5ANSA.it+5

Due uffici nei piani alti dell’edificio del Parlamento europeo, uno assegnato a un assistente con legami con Forza Italia, l’altro a un collaboratore di un europarlamentare bulgaro del gruppo Renew, sono stati sigillati come parte delle indagini. ANSA.it+2ANSA.it+2 In un caso, la persona interessata è l’assistente dell’eurodeputato Marco Falcone (FI). Il Fatto Quotidiano+2ANSA.it+2 La delegazione di Forza Italia ha subito affermato la propria “totale estraneità” ai fatti, ribadendo che nessun invito o utilità è mai stata raccolta dallo staff forzista e offrendo piena collaborazione con gli inquirenti. ANSA.it+2ANSA.it+2

Il Parlamento europeo ha reagito con durezza, sospendendo con effetto immediato l’accesso ai lobbisti collegati a Huawei fino a nuovo ordine, in segno di cautela. LaPresse

Il ruolo di Valerio Ottati e la rete dei contatti
Tra i nomi chiave dell’inchiesta spicca Valerio Ottati, attualmente capo degli affari europei di Huawei e già, in passato, assistente parlamentare di eurodeputati italiani. Il Fatto Quotidiano+5LaPresse+5la Repubblica+5 Prima del suo ingresso in Huawei (2019), Ottati avrebbe sfruttato i suoi contatti maturati negli anni nel Parlamento europeo per favorire le attività di lobbying del gruppo cinese. LaPresse+3LaPresse+3Il Fatto Quotidiano+3 Secondo le accuse, dal 2021 in avanti, il meccanismo corruttivo sarebbe stato praticato con regolarità, attraverso doni di vario genere: smartphone, biglietti per eventi calcistici, viaggi, spese di vitto e inviti speciali. ANSA.it+5la Repubblica+5LaPresse+5

Gli investigatori hanno fatto emergere che alcune transazioni di denaro sarebbero passate attraverso società portoghesi, usate come “smistatori” per oscurare la destinazione finale dei fondi. LaPresse+3ANSA.it+3Il Fatto Quotidiano+3 Inoltre, una lettera, datata 4 gennaio 2021 e firmata da una quindicina di eurodeputati (tra i quali alcuni del Gruppo Popolare Europeo e di Forza Italia), chiedeva ai vertici della Commissione di evitare che il dossier 5G prendesse una piega troppo politica nei confronti delle apparecchiature cinesi  testo che gli inquirenti collegano proprio all’azione di Ottati. ANSA.it+2Il Fatto Quotidiano+2

Deadlock parte delle difese, che negano ogni contestazione: Ottati avrebbe agito come “semplice” lobbista, assicurando che non ci fosse alcun accordo illecito con gli eletti. Huawei, dal canto suo, ha dichiarato di collaborare pienamente con la giustizia e di condannare fermamente ogni comportamento illecito, affermando che tali comportamenti sarebbero imputabili a ex dipendenti isolati. ANSA.it+3Le Monde.fr+3LaPresse+3

Le ricadute politiche per Forza Italia
L’inchiesta ha travolto anche l’area politica italiana: il Parlamento europeo ha già ricevuto richiesta dalla procura belga di revocare l’immunità a tre eurodeputati di Forza Italia  Fulvio Martusciello, Salvatore De Meo e Giusi Princi collegati all’indagine Huawei. ANSA.it+2Il Fatto Quotidiano+2 L’ufficio Giuridico del Parlamento dovrà esaminare queste istanze e decidere se procedere o meno. ANSA.it

Particolarmente delicata è la posizione di Martusciello: la sua storica assistente, Lucia Simeone, è stata arrestata il 20 marzo con le accuse di associazione a delinquere, riciclaggio e corruzione. Positano News+2Il Fatto Quotidiano+2 Non risulta formalmente indagato l’europarlamentare, ma l’indagine ruota intorno ad alcuni movimenti bancari e alla relazione tra Martusciello, un ex assistente portoghese (Nuno W.M.) e gli interessi tariffari di Huawei. LaPresse+4Positano News+4Il Fatto Quotidiano+4

Nel frattempo, Martusciello ha annunciato che non si candiderà alle prossime elezioni regionali in Campania, in un tentativo di evitare che l’inchiesta danneggi l’immagine del partito. Dagospia+2Positano News+2

Gli scenari che si aprono sono critici. Se venisse revocata l’immunità, gli esponenti forzisti coinvolti potrebbero essere soggetti ad azioni penali nel quadro dell’inchiesta belga, con ripercussioni anche in sede italiana. All’interno del partito cresce la tensione: la dirigenza chiamata a una gestione politica che limiti i danni mediatici, mentre l’opposizione chiede chiarimenti immediati e trasparenza totale.

Un caso che richiama il passato: Qatargate e la credibilità europea
Il cosiddetto “Huawei­gate” richiama inevitabilmente lo scandalo del Qatargate del 2022, in cui alcuni deputati e assistenti vennero coinvolti in un sistema illecito di influenza, regali e fondi occulti a favore del Qatar. ANSA.it+3LaPresse+3la Repubblica+3 La similitudine non è soltanto tematica ma strutturale: si tratta ancora una volta di tentativi di interferenza esterna nelle istituzioni europee attraverso canali opachi di lobbying e meccanismi di favore. la Repubblica+3LaPresse+3LaPresse+3

Ora l’Unione europea si trova nuovamente al bivio: da un lato, la necessità di garantire che le istituzioni non siano terreno di condizionamenti illeciti; dall’altro, la sfida politica di affrontare una crisi che può indebolire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni europee.

Bruxelles ha già reagito adottando misure cautelari (sospensione dell’accesso ai lobbisti Huawei) e annunciando piena collaborazione con le autorità belga. LaPresse+1 In un clima di crescente attenzione sui processi decisionali europei, le dichiarazioni della presidente del Parlamento, Roberta Metsola, hanno rimarcato che «nessuna immunità potrà essere usata a tutela di comportamenti illeciti» e che «l’Eurocamera collaborerà pienamente con la giustizia» (da parte del Parlamento europeo).

Le reazioni in Italia e il contraccolpo mediatico
In Italia, il caso è già esploso sui media nazionali. L’opinione pubblica attende risposte chiare: come è stato possibile che un sistema di influenza così strutturato potesse operare praticamente indisturbato? Le forze politiche italiane hanno reagito in maniera trasversale, chiedendo dimissioni, audizioni parlamentari e chiarezza immediata.

Il governo italiano ha finora evitato commenti ufficiali di peso, sostenendo però che nelle sedi competenti verranno valutati eventuali profili di responsabilità. Dopo le prime reazioni, la comunicazione ufficiale fa perno su un concetto centrale: «presunzione di innocenza».

Scenari probabili e futuri sviluppi
Alla luce dei fatti, e considerando la delicatezza delle immunità parlamentari, ecco alcuni possibili scenari che si profilano:

Revoca dell’immunità  Se il Parlamento UE accoglierà la richiesta della procura belga, gli eurodeputati coinvolti potranno essere indagati e processati. Questo potrebbe comportare una crisi politica interna per Forza Italia, con richieste di dimissioni e ripercussioni elettorali.
Ulteriori arresti e indagini incrociate  L’indagine è ancora nella fase istruttoria: nuovi nomi potranno emergere, anche all’interno di staff e collaboratori parlamentari.
Azioni civili e risarcitorie  Oltre al profilo penale, non è escluso che si aprano contenziosi per danni politici, reputazionali e patrimoniali da parte di istituzioni o soggetti coinvolti.
Riforma del lobbying in Europa – Per arginare future emergenze, Bruxelles potrebbe avviare un’iniziativa legislativa forte per incardinare regole più trasparenti e vincolanti sul sistema dei lobbisti e dei registri di trasparenza.
In definitiva, l’inchiesta sull’ingerenza di Huawei nel Parlamento europeo rappresenta una svolta: mette ancora una volta sotto i riflettori la fragilità delle misure di controllo democratico nelle Istituzioni comunitarie e obbliga alle politiche europee  spesso percepite come lontane  una messa in sicurezza interna. Se la vicenda si rivelerà davvero una delle più gravi infiltrazioni straniere nelle istituzioni dell’Unione, l’onda d’urto non risparmierà il panorama politico italiano, con al centro la responsabilità morale e istituzionale di chi ha esercitato cariche pubbliche.

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