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UNICEF: 122 milioni di ragazze non frequentano la scuola

 

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 Il diritto all’istruzione resta un miraggio per 122 milioni di ragazze in tutto il mondo. A lanciare l’allarme è l’UNICEF, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, che in un recente rapporto denuncia una delle più gravi crisi educative del nostro tempo. Malgrado i progressi degli ultimi decenni, milioni di bambine e adolescenti continuano a essere escluse dai banchi di scuola a causa di povertà, disuguaglianze di genere, matrimoni precoci, conflitti armati e discriminazioni sistemiche.

Il dato è sconvolgente: su 244 milioni di bambini e adolescenti che non frequentano la scuola a livello globale, più della metà sono ragazze. Una realtà che non solo mina il futuro di intere generazioni, ma compromette anche lo sviluppo economico, sociale e culturale dei Paesi più fragili.

I numeri della crisi

Secondo il rapporto dell’UNICEF, aggiornato al 2025, le regioni più colpite sono l’Africa subsahariana, il Sud Asia e alcune aree del Medio Oriente e dell’America Latina. In particolare:

  • In Africa subsahariana, circa 33 milioni di ragazze in età scolare non frequentano alcuna forma di istruzione.

  • In Afghanistan, dopo la presa del potere da parte dei talebani nell’agosto 2021, alle ragazze è stato formalmente vietato l’accesso all’istruzione secondaria e superiore, lasciando oltre un milione di adolescenti senza scuola.

  • In India, nonostante i grandi sforzi per migliorare l’accesso scolastico, si stima che più di 10 milioni di ragazze abbandonino gli studi a causa di matrimoni precoci, lavoro domestico e mancanza di strutture adeguate.

“È inaccettabile che nel 2025 ci siano ancora centinaia di milioni di ragazze private del diritto all’istruzione”, ha dichiarato Catherine Russell, direttrice esecutiva dell’UNICEF. “L’istruzione è il motore più potente per spezzare il ciclo della povertà e dell’emarginazione. Non possiamo permettere che le ragazze vengano lasciate indietro.”

Le cause dell’esclusione scolastica

Il rapporto individua una molteplicità di fattori alla base di questo fenomeno:

  1. Povertà economica – Le famiglie che vivono in condizioni di estrema difficoltà tendono a dare priorità all’istruzione dei figli maschi, mentre le ragazze vengono impiegate in lavori domestici o mandati a lavorare per sostenere la famiglia.

  2. Matrimoni e gravidanze precoci – Ogni anno, circa 12 milioni di ragazze si sposano prima dei 18 anni. Una volta sposate, è altamente improbabile che proseguano gli studi.

  3. Norme culturali e sociali discriminatorie – In molte culture, l’educazione femminile è considerata meno importante, se non addirittura inappropriata.

  4. Conflitti armati e instabilità politica – Le guerre e le crisi umanitarie colpiscono in modo sproporzionato le bambine, rendendo impossibile l’accesso a un’istruzione sicura.

  5. Mancanza di infrastrutture adeguate – In molte scuole mancano servizi igienici separati per genere, sicurezza e personale femminile, elementi essenziali per garantire un ambiente scolastico sicuro e accogliente per le ragazze.

Le conseguenze: un futuro compromesso

Le ripercussioni dell’esclusione scolastica femminile sono devastanti, sia a livello individuale che collettivo. Le ragazze non istruite hanno meno probabilità di trovare lavoro, più probabilità di sposarsi precocemente e maggior rischio di subire violenza domestica o sessuale. Ma le conseguenze si estendono anche alla società: per ogni anno in più di scuola secondaria, si stima che il reddito di una donna aumenti del 15-25%, secondo dati della Banca Mondiale.

“Istruire le ragazze significa costruire società più forti, più sane e più eque”, ha affermato Henrietta Fore, ex direttrice dell’UNICEF, i cui studi sono stati ripresi nel rapporto. “Quando una ragazza va a scuola, tutta la comunità ne beneficia.”


I programmi in atto

L’UNICEF, insieme ad altri enti internazionali come UNESCO, UNHCR e organizzazioni non governative, è attivamente impegnato per contrastare questa crisi attraverso:

  • Programmi di sostegno economico alle famiglie per incentivare la frequenza scolastica femminile;

  • Costruzione di scuole sicure e inclusive, con servizi igienici adeguati e insegnanti formati;

  • Campagne di sensibilizzazione contro i matrimoni precoci e a favore dei diritti delle bambine;

  • Interventi nelle emergenze umanitarie, come scuole temporanee nei campi profughi o in zone di conflitto;

  • Supporto psicologico e sociale per le ragazze sopravvissute a violenze o abusi.

Nel 2024, grazie a queste iniziative, oltre 7 milioni di ragazze hanno potuto iniziare o riprendere gli studi in contesti di crisi o marginalizzazione.

Un appello alla comunità internazionale

Il rapporto dell’UNICEF si chiude con un appello urgente ai governi, ai donatori internazionali e al settore privato affinché aumentino gli investimenti nell’istruzione femminile. Secondo l’organizzazione, servirebbero almeno 21 miliardi di dollari l’anno per colmare il gap educativo di genere entro il 2030, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.

“Non possiamo restare a guardare mentre il futuro di milioni di ragazze viene sacrificato”, ha concluso Catherine Russell. “Investire nell’istruzione delle bambine non è solo un imperativo morale, ma anche la chiave per un mondo più stabile, prospero e giusto.”

L’Italia e il ruolo dell’Europa

Anche l’Italia, attraverso l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e il Ministero degli Esteri, partecipa attivamente a programmi di educazione nei Paesi in via di sviluppo. In particolare, il nostro Paese sostiene progetti in Mozambico, Etiopia, Afghanistan e Libano, contribuendo alla realizzazione di scuole, alla formazione degli insegnanti e alla distribuzione di materiale scolastico.

“L’accesso all’istruzione per le bambine è una priorità strategica della nostra cooperazione”, ha dichiarato il viceministro degli Esteri italiano. “Dobbiamo continuare a lavorare insieme per abbattere tutte le barriere che impediscono alle ragazze di realizzare il proprio potenziale.”

Un futuro possibile, ma non garantito

La strada per garantire il diritto all’istruzione a tutte le ragazze del mondo è ancora lunga e tortuosa. Tuttavia, esperienze positive non mancano. In Paesi come il Ruanda, il Bangladesh e il Malawi, grazie a politiche pubbliche mirate e al supporto della comunità internazionale, il divario educativo di genere si è notevolmente ridotto negli ultimi dieci anni.

Ma questi progressi restano fragili, minacciati da instabilità, cambiamenti climatici, pandemie e crisi economiche. L’UNICEF avverte: senza un impegno concreto e immediato, milioni di ragazze rischiano di restare nell’ombra, private della possibilità di scegliere il proprio destino.

Il diritto all’istruzione è un diritto umano

Alla fine, il messaggio dell’UNICEF è semplice e potente: ogni bambina ha diritto a studiare. Non si tratta solo di numeri o statistiche, ma di vite, sogni, possibilità.

Nel silenzio delle aule vuote e nei villaggi dimenticati, 122 milioni di ragazze attendono. Il mondo deve ascoltarle. E agire.


Fonti: UNICEF, UNESCO, Banca Mondiale, UNHCR, AICS
Titolo originale del rapporto: Education Cannot Wait: Closing the Gender Gap in Global Learning, UNICEF, 2025.

FOTO UNICEF

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