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Francesca Albanese: Il piano Trump‑Netanyahu viola il diritto internazionale! Un affronto ai palestinesi

 

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In questi giorni, la comunità internazionale è scossa da un’accusa potente e inesorabile che arriva da una figura scomoda, ma riconosciuta per il suo impegno: Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati, sostiene che il piano congiunto promosso da Donald Trump e Benjamin Netanyahu costituisca una netta violazione del diritto internazionale e rappresenti un vero e proprio affronto alla dignità e ai diritti del popolo palestinese.


Il contesto: che cosa prevede il piano Trump‑Netanyahu

Durante una conferenza stampa congiunta, il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato che gli Stati Uniti assumeranno il controllo della Striscia di Gaza, con l’obiettivo di «eliminare le bombe, rimuovere le macerie e garantire lo sviluppo economico del territorio». Gli abitanti di Gaza dovrebbero essere trasferiti altrove — in Giordania o in Egitto — in via permanente. Internazionale+2L’Antidiplomatico+2

Questa proposta ambiziosa, sovvertendo la sovranità palestinese, ha suscitato fin da subito clamore e condanne. Nel discorso sono emersi elementi preoccupanti: la gestione diretta del territorio da parte degli Stati Uniti, lo spostamento di massa della popolazione, la ristrutturazione urbana e infrastrutturale di Gaza in veste di “città modello” o “Riviera del Medio Oriente”. L’Antidiplomatico+1

Per molti osservatori, il progetto incorpora una logica di “protettorato” mascherato, che cancella qualsiasi autonomia palestinese, sostituendola con un regime temporaneo indicato da Washington e Tel Aviv.


Le critiche di Francesca Albanese: legalità, moralità, responsabilità

Francesca Albanese ha duramente bocciato l’idea in più occasioni, definendola “illegale, immorale e irresponsabile”. TGLA7+2L’Antidiplomatico+2

Secondo la relatrice Onu:

  • il piano implica una deportazione forzata, ossia lo spostamento coattivo di popolazione, che nel contesto del diritto internazionale è considerato un crimine di guerra – e se attuato su scala massiccia, anche un crimine contro l’umanità. TGLA7+2L’Antidiplomatico+2

  • si nega il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese, sancito in numerose risoluzioni Onu: non si tratta solo di un “diritto a uno Stato”, ma del diritto a decidere del proprio destino politico e territoriale. Controcopertina+2L’Antidiplomatico+2

  • il piano trasforma Gaza in un’entità “gonfiata” da progetti esterni, svuotata di sovranità reale. Albanese ha parlato esplicitamente di un “imperialismo con steroidi”. L’Antidiplomatico

  • la proposta rafforza la complicità nei crimini di Israele: nel contesto di un conflitto in corso, aggiunge un livello ulteriore di responsabilità alle potenze che sostengono o legittimano tali misure. TGLA7+2L’Antidiplomatico+2

Insomma, per Albanese, il piano non è una mera proposta politica discutibile: è una sfida diretta all’architettura giuridica internazionale, nel momento in cui questa dovrebbe funzionare proprio per prevenire abusi di potere e crudeltà verso popolazioni vulnerabili.


Il rapporto “From Economy of Occupation to Economy of Genocide”

Appena poche settimane prima, la relatrice aveva presentato al Consiglio per i Diritti Umani un rapporto destinato a fare rumore. Nel documento, Albanese denuncia che più di sessanta aziende internazionali avrebbero tratto profitto dall’“economia dell’occupazione” e, nel corso del conflitto, anche dall’“economia del genocidio”. ANSA.it+2L’Antidiplomatico+2

Secondo il rapporto, imprese attive nei settori della difesa, delle infrastrutture, della tecnologia e della sorveglianza avrebbero alimentato direttamente o indirettamente la macchina bellica israeliana, contribuendo così a rendere sostenibile sotto il profilo logistico e finanziario un’aggressione che altrimenti avrebbe costi enormi. ANSA.it+1

La reazione è stata rovente: Tel Aviv ha criticato il documento, alcune aziende si sono dette “esaminate”, e il clima diplomatico si è ulteriormente polarizzato. ANSA.it+2TGLA7+2


Le sanzioni americane e l’attacco a Francesca Albanese

La critica formulata da Albanese non è passata inosservata. In luglio gli Stati Uniti, sotto la presidenza Trump, hanno imposto sanzioni personali contro di lei, accusandola di condurre una “guerra politica ed economica” contro gli Stati Uniti e Israele. The Washington Post+3euronews+3ANSA.it+3

Le misure includono il congelamento di beni e il divieto di ingresso negli USA, elementi che limitano fortemente le sue possibilità operative. ANSA.it+2The Washington Post+2

Albanese ha definito queste sanzioni una violazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui privilegi e le immunità, che protegge gli esperti indipendenti nel corso dell’esercizio del loro mandato. ANSA.it

In risposta alle sanzioni, è scattata la solidarietà internazionale: le Nazioni Unite hanno chiesto che vengano revocate. Il portavoce dell’Ufficio Alto Commissario per i Diritti Umani ha definito tali misure un monito per chiunque difenda il diritto internazionale e i diritti umani. Internazionale+2ANSA.it+2

Anche Amnesty International ha lanciato un durissimo comunicato, definendo le sanzioni “vergognose” e un attacco ai principi fondamentali della giustizia internazionale. Amnesty Italia


La responsabilità dei paesi europei: Italia, Francia, Grecia nel mirino

Albanese non si limita a criticare il piano in sé, ma punta il dito contro gli Stati europei che avrebbero agevolato Netanyahu nel suo viaggio verso Washington, fornendo passaggi aerei nei loro spazi aerei nonostante il premier israeliano fosse oggetto di un mandato di arresto della Corte Penale Internazionale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. ANSA.it+3Internazionale+3TPI+3

In particolare Italia, Francia e Grecia avrebbero consentito a Netanyahu di sorvolare i loro territori, un gesto che, secondo Albanese, viola gli obblighi derivanti dallo Statuto di Roma, che impone agli Stati firmatari di arrestare chiunque sia ricercato dalla CPI qualora entri nel loro territorio. Internazionale+1

“Ogni azione politica in violazione dell’ordine giuridico internazionale indebolisce lo stato di diritto e mette in pericolo tutti noi” ha affermato la relatrice, invitando una trasparenza da parte dei governi coinvolti. Internazionale+1


Un’agenda legale e morale in gioco

L’attacco frontalmente articolato di Francesca Albanese contro il piano Trump‑Netanyahu non è solo una polemica post mortem: evidenzia un problema strutturale dell’architettura multilaterale contemporanea.

  1. La debolezza delle istituzioni internazionali
    Quando uno Stato come gli Stati Uniti, con potere globale, lancia una proposta che stride con il diritto internazionale e impone sanzioni contro funzionari delle Nazioni Unite, l’efficacia del diritto internazionale viene messa in crisi. Albanese stessa denuncia che il sistema del diritto internazionale “si sta sgretolando sotto i nostri occhi”. L’Antidiplomatico+2ANSA.it+2

  2. La violenza strutturale contro i palestinesi continua
    Il piano di trasferimento forzato e controllo esterno su Gaza si inserisce in una continuità di occupazione, dislocazioni e violazioni che da decenni gravano sul popolo palestinese. In gioco non è solo uno schema politico, ma la sopravvivenza stessa dei diritti fondamentali di una popolazione che subisce un blocco, bombardamenti e limitazioni crescenti.

  3. L’intervento delle imprese e della finanza nel conflitto
    Il rapporto di Albanese richiama l’attenzione su un capitalismo della guerra: aziende che lucrano sull’occupazione complicano ulteriormente la dinamica del conflitto, generando intrecci economici e finanziari che fungono da leva per mantenere lo status quo bellico.

  4. Un richiamo alla responsabilità dei Governi democratici
    Le imprese, i governi europei e gli attori internazionali non possono restare spettatori. Il sostegno politico o logistico a misure che ledono il diritto internazionale rischia di coinvolgerli in una complicità di fatto.


Conclusione

La voce di Francesca Albanese non è una voce isolata, ma un grido che riecheggia nei corridoi dell’Onu, nelle aule delle Corti internazionali e nelle strade delle città palestinesi assediate. Il piano Trump‑Netanyahu, se attuato, non sarebbe semplicemente un piano di riorganizzazione territoriale: sarebbe un capitolo estremo nella crisi del diritto internazionale e una ferita aperta nella dignità del popolo palestinese.

Per chi crede che le leggi internazionali non siano carta straccia, la battaglia annunciata da Albanese è ineludibile: non si tratta solo di contestare un piano politico, ma di difendere l’idea che anche i deboli possono appellarsi alla giustizia globale, e che nemmeno gli Stati più potenti possono sopraffare quella giustizia impunemente.

 FOTO Wikipedia

Notizie su Francesca Albanese e il conflitto

The Washington Post

10 lug 2025
UN Gaza investigator Francesca Albanese says US sanctions against her a sign of 'guilt'

theguardian.com

11 lug 2025
La fronde inédite de Donald Trump contre Francesca Albanese, rapporteuse spéciale de l'ONU pour les territoires palestiniens

lemonde.fr

10 ago 2025

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