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Prosegue a Cagliari, negli spazi del Centro Culturale Il Ghetto, la seconda settimana di Clusters – Festival Spaziomusica 2025, fondato da Franco Oppo e oggi diretto da Sandro Mungianu, che da oltre quarant’anni rappresenta uno dei più vitali laboratori di ricerca musicale e artistica in Italia. Un luogo in cui il suono si fa pensiero, gesto e materia, e dove la tradizione dell’avanguardia dialoga con le forme più audaci della sperimentazione contemporanea. Domani, mercoledì 15 ottobre, il festival proporrà una serata che mette in relazione due visioni radicali del suono contemporaneo: da un lato la libertà dell’improvvisazione, dall’altro la trasposizione poetica di fenomeni scientifici cosmici.

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Alle 18.30 il palco del Ghetto accoglierà tellKujira, quartetto formato da Ambra Chiara Michelangeli alla viola, Francesco Diodati e Stefano Calderano alle chitarre, e Francesco Guerri al violoncello. Nato nel 2020, il gruppo si muove con naturalezza tra musica contemporanea, elettronica, art rock e free jazz, costruendo paesaggi sonori che oscillano tra astrazione, ipnosi e frammentazione. La loro musica nasce dall’improvvisazione ma evolve come un processo di ricomposizione consapevole, un flusso che decostruisce e riorganizza i linguaggi, intrecciando timbri industriali, poliritmie e stratificazioni ambient. È un atto di libertà e di precisione, un equilibrio tra istinto e forma che trova compimento nel progetto Fragmentarium, uno strumento capace di rigenerare innumerevoli combinazioni a partire da un gesto unico. La presenza di tellKujira a Spaziomusica anticipa l’uscita, nel 2025, del loro nuovo album La Lucha Es Un Poema Colectivo per SuperPang Records, dopo un percorso che li ha già visti protagonisti in contesti internazionali come il Moers Festival, Umbria Jazz, Torino Jazz Festival, Porgy & Bess di Vienna, Café Oto di Londra e IRCAM di Parigi.

La serata proseguirà dalle 19.30 verso un orizzonte cosmico con Gravitational Waves, performance ideata dal fisarmonicista Raffaele Damen e dal compositore elettronico Roberto Zanata. L’opera prende spunto dalle onde gravitazionali, traducendo in suono e immagine i dati dell’interferometro Virgo e i fenomeni celesti da esso rilevati. La fisarmonica diventa laboratorio acustico, capace di evocare attraverso i battimenti dei registri e i movimenti del mantice il comportamento del laser che misura le impercettibili variazioni dello spazio-tempo. L’elettronica e le elaborazioni video amplificano questa suggestione, trasformando le interferenze in paesaggi audiovisivi immersivi, dove la materia vibra e si dilata come un corpo celeste. Al centro, l’estetica del glitch: ciò che nella scienza è errore, qui diventa rivelazione, apertura verso un linguaggio sensoriale in cui la distorsione si trasforma in poesia. Gravitational Waves è un’esperienza percettiva e visionaria, capace di restituire al pubblico la vertigine di un universo in perenne trasformazione.

Giovedì 16 ottobre, il festival intreccerà teatro e suono, materia e luce, in una serata che esplorerà la tensione umana verso la conoscenza e il rapporto tra natura e forma. Alle 17.30 andrà in scena Hunt, performance teatrale e sonora di Jacopo Cenni che racconta la corsa dell’uomo verso la Verità, un inseguimento fatto di cadute e improvvise epifanie luminose. Sul palco, l’interprete e un grappolo di lampadine incandescenti diventano protagonisti di un duello simbolico: l’oscurità si fa ricerca, la luce rivelazione, in un teatro acustico in cui il suono scandisce la distanza tra desiderio e scoperta.

A seguire, alle 18.30, sarà la volta di Few, yet enough di Marco De Martino, un lavoro che nasce dall’ascolto della materia e dal gesto minimo. Legni forati e canne comuni, modellati da intagli e labium, vengono messi in condizione di risuonare: non strumenti costruiti, ma forme naturali che già custodiscono un suono, rivelato da un intervento umano ridotto all’essenziale. È una musica che sembra emergere da sola, fragile e sospesa, come se fosse trattenuta da tempo e terra in attesa di essere liberata.

Tra improvvisazione, scienza e teatro, Clusters – Festival Spaziomusica 2025 continua così il suo viaggio nei territori del suono come esperienza conoscitiva, come linguaggio aperto che unisce ricerca, visione e ascolto in un unico atto creativo.

Spaziomusica è realizzato con il contributo del MiC (Direzione generale spettacolo dal vivo), Regione Autonoma della Sardegna, (Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport e Assessorato del turismo, artigianato e commercio) e del Comune di Cagliari, (Assessorato alla Cultura, Pubblica Istruzione, Sport, Spettacolo e Politiche Giovanili) in collaborazione con il Conservatorio Statale di Musica Giovanni Pierluigi da Palestrina di Cagliari e l’Associazione TiConZero.

 

Il costo del singolo biglietto è di 2 euro per il singolo concerto, acquistabile esclusivamente in loco (non sono previste prevendite né prenotazioni). È disponibile anche un abbonamento a 15 euro valido per tutti i concerti in programma. Per informazioni visitare il sito ufficiale spaziomusicaproject.com o contattare l’organizzazione all’indirizzo mail spaziomusica@gmail.com

 

 

IL FESTIVAL – L’Associazione Spaziomusica nasce nel 1982 per volontà del compositore Franco Oppo, figura di riferimento della musica contemporanea internazionale, e da oltre quarant’anni rappresenta un presidio culturale riconosciuto nel panorama regionale e nazionale. La sua storia è testimoniata da numeri eloquenti: più di cinquecento concerti eseguiti, duecento complessi ospitati, circa trecento tra direttori e solisti di livello internazionale che hanno presentato oltre millecinquecento composizioni firmate da più di seicento autori del Novecento e contemporanei. Tra queste spiccano oltre trecento prime esecuzioni assolute e più di duecento prime italiane, a conferma della vocazione del festival a essere luogo privilegiato di scoperta e sperimentazione. Con le sue quarantaquattro edizioni, che hanno interessato non solo Cagliari ma anche numerosi centri dell’isola, Spaziomusica ha portato in Sardegna nomi prestigiosi della scena musicale nazionale e internazionale, consolidando la propria identità come laboratorio di ricerca sonora e di dialogo tra le arti. L’attività del festival, radicata nella scena sarda da oltre quattro decenni, continua a muoversi tra la musica scritta e l’improvvisazione, aprendosi al paesaggio sonoro contemporaneo e generando nuove visioni del nostro abitare il mondo. Questo approccio si concretizza in produzioni originali, laboratori, attività didattiche, convegni e seminari, senza trascurare le peculiarità della Sardegna: la lingua, il paesaggio naturale e i suoni della tradizione, esplorati e rielaborati in progetti specifici. La linea programmatica più recente punta a produrre lavori inediti capaci di attraversare l’avanguardia musicale nelle sue molteplici declinazioni: dalle dimensioni multimediali a quelle che intrecciano la musica con altri linguaggi espressivi, come il corpo in movimento, la gestualità, la perizia solista e il mondo delle immagini.

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