Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha dichiarato che il Sudafrica non ritirerà la mozione di genocidio alla Corte Internazionale di Giustizia
Johannesburg, 15 ottobre 2025 – Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha confermato con fermezza che il Sudafrica non ritirerà la mozione presentata alla Corte Internazionale di Giustizia (CIG) contro Israele per presunto genocidio nella Striscia di Gaza, sottolineando che si tratta di una questione di principio, di giustizia e di rispetto per il diritto internazionale.
La dichiarazione è arrivata durante una conferenza stampa tenutasi ieri sera a Pretoria, nella quale Ramaphosa ha ribadito l’impegno del suo governo a difendere i diritti umani e a sostenere il popolo palestinese, “come parte della nostra eredità di solidarietà internazionale forgiata durante la lotta contro l’apartheid”. Il presidente ha sottolineato che il ricorso alla Corte dell’Aia non è un attacco a un popolo o a una religione, ma una richiesta di accountability per “azioni che violano il diritto internazionale umanitario”.
Il caso, inizialmente presentato nel gennaio 2024, accusa Israele di aver commesso atti di genocidio contro i palestinesi durante le operazioni militari a Gaza. Il Sudafrica, appellandosi alla Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 1948, ha chiesto alla Corte misure provvisorie per fermare le ostilità e proteggere la popolazione civile. Da allora, il caso ha suscitato forti reazioni sulla scena internazionale, dividendo governi e opinione pubblica.
Nelle ultime settimane, sotto la pressione diplomatica di alcuni paesi occidentali, tra cui Stati Uniti, Germania e Regno Unito, erano circolate voci secondo cui Pretoria stesse valutando un possibile ritiro della mozione, nel tentativo di non compromettere relazioni economiche e geopolitiche cruciali. Tuttavia, Ramaphosa ha smentito categoricamente tali indiscrezioni, affermando: “Il Sudafrica non è disposto a barattare la giustizia con vantaggi economici. La nostra politica estera si basa su valori morali, non su opportunismi politici”.
La posizione del Sudafrica ha raccolto il sostegno di numerosi paesi del Sud globale, in particolare all’interno dell’Unione Africana e tra le nazioni non allineate, che vedono nella causa sudafricana un tentativo concreto di far valere il principio di uguaglianza davanti alla legge internazionale. Anche diverse organizzazioni per i diritti umani, tra cui Human Rights Watch e Amnesty International, hanno lodato il coraggio di Pretoria, invitando altri stati a fare lo stesso.
Israele, da parte sua, ha respinto con forza tutte le accuse, definendo la mozione sudafricana “priva di fondamento” e “motivata politicamente”, sostenendo che le sue operazioni militari mirano a neutralizzare le minacce terroristiche di Hamas e a difendere i propri cittadini. Il governo israeliano ha accusato il Sudafrica di distorcere la realtà e di ignorare le sofferenze della popolazione israeliana.
Il processo alla Corte Internazionale di Giustizia è ancora in corso e si prevede che i giudici si pronunceranno nel corso del 2026. Nel frattempo, la determinazione del Sudafrica a proseguire nella via giudiziaria rappresenta una delle sfide più significative all’ordine internazionale post-bellico, mettendo in discussione il peso geopolitico dei paesi emergenti nei meccanismi della giustizia globale.
Con questa mossa, il Sudafrica si riafferma come voce autorevole nel dibattito sui diritti umani e sulla legalità internazionale, in una fase storica in cui le regole del diritto sembrano sempre più subordinate agli equilibri di potere.
Israele deve rispondere alle nostre memorie presentate in tribunale, ha detto.
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