La Corte Costituzionale non ha dichiarato la decadenza di Alessandra Podde, presidente della Regione autonoma della Sardegna
La Corte Costituzionale ha respinto, nella giornata di ieri, le richieste di declaratoria di decadenza avanzate nei confronti di Alessandra Podde, attuale presidente della Regione autonoma della Sardegna. Con una sentenza che chiarisce i limiti delle competenze statutarie e il rispetto della volontà popolare, l’Alta Corte ha sancito che non sussistono i presupposti giuridici per un intervento di decadenza da parte della magistratura costituzionale.
La vicenda giudiziaria aveva avuto inizio alcune settimane dopo l’elezione della Podde, quando alcune forze politiche d’opposizione avevano sollevato presunti vizi di legittimità nella procedura che aveva portato alla sua proclamazione. Tra le contestazioni, l’asserita incompatibilità con un precedente incarico pubblico e presunti conflitti d’interesse legati a partecipazioni societarie non dichiarate al momento della candidatura.
Il caso è giunto alla Corte Costituzionale su sollecitazione del TAR della Sardegna, che aveva richiesto un parere circa la compatibilità tra lo statuto speciale dell’isola e le norme costituzionali vigenti in materia di ineleggibilità e decadenza. Tuttavia, nella pronuncia depositata ieri (sentenza n. 214/2025), i giudici costituzionali hanno escluso che vi sia stato un vizio tale da invalidare l’elezione della Podde.
“La Corte, si legge nella motivazione, ritiene che l’eventuale valutazione di incompatibilità o ineleggibilità debba essere affrontata nell’ambito delle competenze degli organi regionali preposti, e solo in presenza di elementi certi e gravi che ledano principi fondamentali dell’ordinamento costituzionale.”
Il pronunciamento è destinato a segnare un precedente importante, non solo per la Sardegna ma per l’intero assetto delle autonomie regionali italiane. La decisione della Corte ha infatti riaffermato il valore delle norme statutarie delle regioni a statuto speciale, riconoscendo ampia autonomia in materia di elezione e decadenza degli organi istituzionali.
La presidente Podde, nel corso di una conferenza stampa convocata nel pomeriggio a Cagliari, ha espresso “sollievo e determinazione” per la fine dell’incertezza istituzionale: “È una vittoria per la democrazia e per la volontà dei sardi che mi hanno scelta alla guida della Regione. Continuerò a lavorare con impegno per il futuro della Sardegna, lasciandomi alle spalle polemiche infondate e strumentalizzazioni.”
Dalla maggioranza regionale sono giunti numerosi attestati di solidarietà, mentre le opposizioni, pur prendendo atto della decisione della Corte, hanno ribadito la necessità di “una maggiore trasparenza nei criteri di selezione dei candidati”. Alcuni esponenti hanno già annunciato l’intenzione di promuovere modifiche alla normativa elettorale regionale.
Intanto, la giunta Podde può ora procedere con maggiore serenità nell’attuazione del programma annunciato in campagna elettorale, che prevede interventi su insularità, trasporti, sanità e sviluppo economico. Dopo mesi di tensioni e incertezze, la Regione Sardegna si ritrova dunque con una guida istituzionale pienamente legittimata, almeno sul piano giuridico.
Con questa sentenza, la Corte Costituzionale ribadisce un principio chiave della democrazia rappresentativa: la volontà popolare, salvo comprovate violazioni della legge, non può essere messa in discussione a cuor leggero. E l’equilibrio tra autonomia regionale e legalità costituzionale resta saldo, come prevede la nostra Carta.











