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Fecondazione assistita, a Bologna arriva IVI e apre centro hi-tech
“Città culla della Pma”; è in via Dante, a settembre già 100 visite

 

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Bologna. Una nuova clinica hi-tech dedicata alla fecondazione assistita e che farà fronte alla richiesta crescente di coppie in cerca di un figlio, con l’obiettivo di “dar vita ai loro sogni”. È questo il claim con cui Ivi, leader mondiale nella medicina della riproduzione, ha inaugurato oggi il suo nuovo centro a Bologna, destinato a diventare uno dei poli più avanzati in Italia ed Europa. Il centro nasce grazie a importanti investimenti che hanno permesso di dotarlo di laboratori di ultima generazione, protocolli innovativi basati anche sull’intelligenza artificiale e un’offerta terapeutica completa. Si tratta di un centro di terzo livello, ovvero una clinica in cui è possibile effettuare tutti i trattamenti di riproduzione medicalmente assistita, compresi i più complessi.

L’inaugurazione segna un passo importante per Ivirma Global, il gruppo internazionale di cui fa parte Ivi, che conta 190 cliniche in 15 Paesi e oltre 150.000 trattamenti eseguiti nel 2023, e che ha contribuito alla nascita di “oltre 250.000 bambini” dalla sua fondazione. “Dopo 10 anni di presenza in Italia, con sedi a Milano, Roma e Bari, abbiamo scelto Bologna per proseguire il nostro percorso di crescita, consapevoli della sua straordinaria tradizione medica e scientifica e del ruolo che questa città riveste come punto di riferimento per la sanità italiana”, spiega il fondatore di Ivi Antonio Pellicer. Non solo, perché la città è considerata anche “‘la culla della Pma’ per il ruolo pionieristico che ha avuto nello sviluppo delle prime tecniche di fecondazione assistita in Italia- aggiunge Blasco de Felice, Ceo del gruppo Ivirma Italia- con questa apertura, abbiamo voluto dare continuità a una tradizione di eccellenza”.

Il centro, attivo solo da qualche settimana, è stato completamente rinnovato con tecnologie all’avanguardia, protocolli basati sull’intelligenza artificiale e ambienti pensati per garantire comfort e riservatezza. Al suo interno ci sono incubatori a camera singola, ecografi, sistemi di tracciamento Rfid e monitoraggio ambientale continuo. Tra le tecnologie di punta, l’EmbryoScope con analisi time-lapse e software predittivo, e un sistema automatizzato per la diagnosi del liquido seminale. E c’è anche un settore dedicato alla crioconservazione, grazie a un software basato sull’intelligenza artificiale che valuta la qualità dei gameti e stima le probabilità di gravidanza futura. Nella squadra della clinica figurano “biologi, medici, psicologi, personale dedicato, attenzione al paziente e ostetriche. Tutti sono un ingranaggio di questo sistema che rappresenta per la coppia un percorso. Io lo chiamo il ‘viaggio della fertilità’- riassume il direttore della clinica Mauro Cozzolino- qui dentro siamo pronti a trattare un gran numero di coppie emiliane e non, con l’idea di offrire alle coppie di questo territorio trattamenti di eccellenza clinica ed umana”.

E in Emilia-Romagna sono tante le coppie che fanno ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita, riferisce ancora Cozzolino. “Nel solo 2022, ha riguardato il 3,8% dei parti in regione, dato più alto dell’ultimo decennio”, un dato che ha portato alla nascita di 1.167 bambini e con un’età media delle donne trattate di 37 anni, leggermente superiore alla media nazionale. Le tecniche più utilizzate sono Fivet (53,4%) e Icsi (36,9%), mentre l’inseminazione intrauterina (Iui) ha riguardato il 5,1% dei casi. Il ricorso alla Pma poi cresce con l’età: si passa dall’1,5% sotto i 35 anni al 16,1% oltre i 40. Tra le donne trattate, il 9,6% ha 46 anni o più. La frequenza è maggiore tra italiane (4,7%) rispetto alle straniere (1,7%) e tra chi ha un alto livello di istruzione. In Italia, invece, dal 2021 al 2024 i centri Ivi hanno seguito “oltre 4.300 coppie, portando alla nascita di più di 2.600 bambini”. In forte crescita anche la preservazione della fertilità, aumentata del 200% nello stesso periodo. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, ricorda Ivi, oltre 217.000 bambini sono nati in Italia grazie alla Pma negli ultimi 20 anni, e nel 2022, le tecniche di fecondazione assistita hanno rappresentato il 4,3% delle nascite totali. Tuttavia, la distribuzione dei centri resta disomogenea: più della metà si concentra in Lombardia, Campania, Veneto e Lazio, con oltre un terzo delle pazienti costrette a spostarsi fuori regione per ricevere cure.

“L’evoluzione della domanda riflette i cambiamenti sociali- è il commento del fondatore Pellicer- e richiede risposte scientifiche e strutturate. L’apertura del centro di Bologna è un passo importante in questa direzione”. Un fenomeno che si traduce anche in un notevole interesse alla nuova clinica bolognese, a poche settimane dall’apertura. Nel mese di settembre infatti, “abbiamo eseguito ben 100 prime visite di coppie che sono venute per interesse a cicli di fecondazione assistita e questo è un numero molto alto per una clinica così nuova”, conclude il Ceo De Felice.
 

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