Jasmine Crockett ha definito Trump con un soprannome: il Nepo arancione in decomposizione re del caos accusandolo di distruggere un paese fingendo di salvarlo
L’ultima bordata arriva direttamente dai banchi del Congresso, e porta la firma dell’onorevole Jasmine Crockett, deputata democratica del Texas e astro nascente del partito progressista. Con parole che non hanno lasciato spazio all’ambiguità, Crockett ha definito Donald J. Trump “il Nepo arancione in decomposizione, re del caos”, accusandolo pubblicamente di “distruggere un paese fingendo di salvarlo”.
La frase, che ha fatto rapidamente il giro dei media americani e internazionali, è stata pronunciata durante un’intervista televisiva e ripresa con entusiasmo e sdegno a seconda degli schieramenti politici. Crockett, nota per il suo stile diretto e il lessico tagliente, non ha lesinato critiche all’ex presidente, attualmente impegnato in una campagna elettorale divisiva, segnata da processi giudiziari, comizi infuocati e una base elettorale che resta sorprendentemente compatta.
Il soprannome “Nepo arancione in decomposizione” gioco di parole che unisce il termine nepo baby (nepotista), il noto riferimento al colore della carnagione dell’ex presidente e l’idea di un decadimento personale e politico è destinato a entrare negli annali della retorica anti-trumpiana. La parte finale, “re del caos”, rafforza la narrazione democratica di un Trump responsabile di instabilità politica, disinformazione e polarizzazione senza precedenti.
“Non possiamo più fingere che si tratti solo di divergenze ideologiche,” ha dichiarato Crockett. “Trump non è un salvatore. È un illusionista. Dice di voler riportare l’America alla grandezza, ma i suoi atti parlano chiaro: sta cercando di distruggere la democrazia pezzo dopo pezzo, tutto mentre convince milioni di persone che li sta salvando.”
I repubblicani non hanno tardato a reagire. Il deputato Matt Gaetz ha definito le parole di Crockett “una vergogna istituzionale”, accusando i democratici di “demonizzare sistematicamente il loro avversario politico perché incapaci di vincere sul piano delle idee”. Altri, come Marjorie Taylor Greene, hanno invocato sanzioni etiche nei confronti della collega democratica, definendo il suo linguaggio “un attacco personale incivile e indegno del Congresso”.
Tuttavia, tra le fila democratiche, la dichiarazione ha trovato sostegno. Alcuni colleghi hanno elogiato la franchezza di Crockett, considerandola una voce necessaria in un momento in cui, secondo loro, “la minaccia alla democrazia non può più essere trattata con diplomazia”.
L’episodio conferma come la retorica politica negli Stati Uniti sia entrata in una nuova fase di iperbole e confronto frontale. Con le elezioni del 2026 all’orizzonte, e Trump nuovamente candidato, è probabile che episodi simili si moltiplichino.
In un’epoca in cui i social media amplificano ogni frase, un soprannome può diventare una bandiera politica o una pietra d’inciampo. Quello coniato da Jasmine Crockett ha tutte le carte in regola per diventare uno slogan virale. Ma resta da vedere se sarà un colpo di teatro passeggero o un sintomo di una battaglia politica sempre più estrema.
Nel frattempo, la deputata non sembra intenzionata a indietreggiare: “Se non diciamo le cose come stanno, allora siamo complici. E io non sono nata per stare zitta.”











