Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profonda preoccupazione per il grave episodio di violenza verificatosi a Parma, in via Amendola, dove alcune ragazze delle scuole medie si sono aggredite fisicamente mentre i coetanei, invece di intervenire, incitavano e filmavano la scena. Tale episodio non è soltanto un atto di violenza, ma un segnale inquietante del disagio profondo che attraversa le nuove generazioni.
La spettacolarizzazione del dolore, l’assenza di empatia e la normalizzazione dell’aggressività sono sintomi di una crisi educativa e relazionale che non può essere affrontata con misure emergenziali o puramente repressive. Si tratta, piuttosto, di una richiesta di aiuto silenziosa, che rivela la necessità di un rinnovato patto educativo tra scuola, famiglia e comunità.
Il CNDDU sottolinea come la scuola non possa e non debba essere lasciata sola: occorre una rete educativa diffusa, in cui istituzioni, servizi sociali, associazioni e famiglie collaborino in modo stabile e sistematico. È urgente promuovere progetti di educazione socio-affettiva, percorsi di alfabetizzazione emotiva e digitale, e spazi di dialogo intergenerazionale in cui i ragazzi possano sentirsi visti, accolti e valorizzati.
L’educazione ai diritti umani e alla responsabilità civica rappresenta uno strumento strategico per contrastare la violenza giovanile. Essa aiuta gli studenti a comprendere il valore della dignità personale, il significato della libertà, e la necessità del rispetto reciproco come fondamento di una convivenza pacifica.
Il CNDDU propone la realizzazione di un Piano educativo integrato nazionale per la prevenzione del disagio giovanile, che affianchi alle misure di sicurezza progetti formativi permanenti, potenziamento dei centri di aggregazione, sostegno psicologico nelle scuole e interventi di contrasto alla dispersione scolastica.
Non possiamo dimenticare che ogni gesto violento è il prodotto di un vuoto di senso, spesso alimentato da isolamento, disorientamento e carenza di modelli positivi. È dunque indispensabile restituire ai giovani il valore della relazione, della parola e della solidarietà.
Occorre una nuova pedagogia della prossimità, che sappia avvicinare adulti e adolescenti, recuperando il linguaggio del dialogo e della fiducia reciproca. Gli insegnanti, insieme agli educatori e alle famiglie, devono sentirsi parte di un’unica comunità educante che accompagna i ragazzi nella crescita umana e sociale.
Richiamiamo anche la necessità di educare al corretto uso delle tecnologie, affinché i social non diventino arene di umiliazione e violenza, ma strumenti di conoscenza, creatività e partecipazione responsabile. È urgente sostenere i docenti con una formazione mirata sulle dinamiche giovanili, sull’intelligenza emotiva e sulla prevenzione dei comportamenti a rischio.
L’educazione è il più potente antidoto contro la violenza: solo restituendo ai giovani il senso della propria dignità potremo costruire una società più giusta, empatica e solidale.
Solo una comunità educante che rimetta al centro la cura dell’altro e il rispetto della persona potrà arginare il dilagare della violenza e del disimpegno sociale. La scuola, insieme alle famiglie, deve tornare ad essere laboratorio di umanità, dove crescere non significhi competere, ma imparare a convivere.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU











