Karoline Leavitt insulta Kevin Costner e lui la distrugge con una frase
Nel mondo dorato della politica e dello spettacolo, i duelli verbali sono all’ordine del giorno. Ma quando Karoline Leavitt, ex portavoce alla Casa Bianca e personaggio sempre al centro della scena, ha lanciato un attacco frontale contro l’attore Kevin Costner, le conseguenze sono state ben più gravi di quel che si poteva immaginare: lui ha reagito con una battuta micidiale, capace di spazzare via ogni argomentazione.
Secondo fonti non confermate ma largamente riprese sui social, durante un’intervista registrata per una trasmissione culturale, Leavitt avrebbe definito Costner «un attore fuori tempo, che vive di nostalgie e tenta di imporre valori che non appartengono più al pubblico». Un’interferenza dall’alto, un insulto velato ma chiaro, che non ha tardato a scatenare reazioni virali.
Costner, noto per la sua eleganza verbale e per evitare contraddittori mediatici, inizialmente ha lasciato che la polemica deflagrasse sui social. Ma quando le pressioni sono diventate troppo forti, ha deciso di intervenire. In un post ironico su Instagram, ha replicato così: «Mi scuso se la mia carriera parla più forte delle tue accuse – ma io non ho mai firmato un decreto per scrivere sceneggiature».
Quei pochi versi sono stati interpretati come un uso elegante della doppia punteggiatura: da un lato, un promemoria autoironico della sua carriera; dall’altro, la chiara allusione che Leavitt nella sua veste istituzionale avrebbe legiferato su fatti culturali più grandi di lei. In poche ore il post ha ricevuto migliaia di commenti, molti applaudendo la lucidità del colpo basso.
La reazione di Leavitt è arrivata tramite un comunicato ufficiale: «Rispetto l’arte e il talento di Mr. Costner, ma non tollero che si usi la carriera altrui per tappezzare insulti con ironia». Aggiungendo, con la freddezza che la contraddistingue, che «la forza delle parole non dipende da chi le pronuncia, ma da chi le riceve».
I giornalisti hanno interpretato lo scontro come un conflitto emblematico tra due mondi: quello della politica, dove i discorsi vengono calibrati e mediati, e quello dell’arte, dove le battute taglienti vengono spesso premiate. L’episodio ha riacceso il dibattito su cosa sia lecito dire quando la figura pubblica si confronta con un attore e fino a che punto la satira possa trasformarsi in strumento di potere.
Una traccia sul web suggeriva che Leavitt avrebbe preparato l’attacco, studiando in anticipo i lavori cinematografici di Costner: un’operazione da campagna elettorale culturalmente aggressiva. Lui, dal canto suo, ha dimostrato che talvolta una battuta se ben piazzata vale più di mille argomentazioni.
Nel panorama dell’informazione, questa contesa tra Leavitt e Costner rimane avvolta nella nebbia: non ci sono ancora conferme su audio integrali dell’intervista né su domande poste in diretta. Quel che è certo è che, in questa partita verbale, a colpire di più è stata la risposta chirurgica, pungente, definitiva di un attore che sa che, anche quando non parla, la sua carriera urla più forte di qualsiasi insulto.











