Delitto di Nada Cella: la PM chiede l’ergastolo per Cecere e quattro anni per Soracco
È un’accusa in apparenza cristallina così la dipinge la pubblica ministero Gabriella Dotto ma intessuta da fili ingarbugliati, quella che la Procura di Genova ha presentato nella requisitoria del processo per l’omicidio di Nada Cella, la giovane segretaria massacrata il 6 maggio 1996 nello studio del commercialista Marco Soracco a Chiavari. A distanza di quasi trent’anni, la verità sembra più che mai contesa.
Il caso
Il giorno del delitto, in via Marsala 14 a Chiavari, la 24enne Nada Cella viene ferita in modo gravissimo nello studio in cui lavorava. Nonostante i primi sospetti cadano su Soracco suo datore di lavoro il caso rimane a lungo irrisolto. Genova 24+2La Stampa+2
Nel 2021, un lavoro della criminologa Antonella Delfino Pesce e una rinnovata attività della squadra mobile di Genova portano alla riapertura del fascicolo e a nuove indagini che ricollocano sotto accusa la figura dell’ex insegnante Annalucia Cecere, oggi di 55 anni, residente in Cuneese. Genova 24+1
L’accusa sostiene che Cecere abbia commesso l’omicidio «per motivi di rancore e gelosia» nei confronti della vittima, che avrebbe goduto di favori e attenzioni da Soracco, e che lo stesso commercialista abbia coperto la presunta assassina, omettendo di dichiarare la frequentazione con lei. RaiNews+2ANSA.it+2
Le richieste di pena
Nel corso della requisitoria, la pm Dotto ha chiesto per Cecere la condanna all’ergastolo, giudicando «il quadro probatorio chiaro e limpido». Telenord+1
Per Soracco, imputato per favoreggiamento ossia aver taciuto elementi utili e mentito agli inquirenti — la pubblica accusa ha chiesto una pena di quattro anni di reclusione. Wikipedia+1
Le prove e il movente
Secondo l’accusa, Cecere nutriva verso la vittima sentimenti di invidia e risentimento: Nada lavorava nello studio di Soracco e, almeno per l’accusa, era destinataria di attenzioni che la presunta assassina riteneva di meritare.La Stampa+2la Repubblica+2
Tra gli elementi citati in aula:
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intercettazioni e conversazioni telefoniche che mostrano un rapporto tra Cecere e Soracco che questi ultimi avevano sempre negato. La Stampa+1
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un bottone ritrovato sotto il corpo di Nada, compatibile con bottoni presenti nella casa di Cecere — elemento che l’accusa definisce «prova regina». RaiNews+1
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testimonianze di una donna vista fuggire nei dintorni dello studio subito dopo l’aggressione, sporca di sangue. Telenord+1
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telefonate alla reception dello studio il mattino dell’omicidio, con risposta da parte di una voce femminile non identificata. La Stampa+1
La ricostruzione dell’accusa è dunque: Cecere, non accettando il proprio ruolo marginale e percependo una ostilità o esclusione, decide di eliminare l’ostacolo rappresentato da Nada, uccidendola nello studio la mattina del 6 maggio 1996. Soracco, che avrebbe intuito la verità o era presente sul luogo, decide di non intervenire puntando alla salvaguardia della propria immagine. ANSA.it+1
Le difese
Le difese respingono fermamente la tesi accusatoria. Termine di richiamo: la decisione della giudice per le indagini preliminari del 1° marzo 2024 che ha disposto non luogo a procedere nei confronti di Cecere per insufficienza degli elementi. Genova 24
Gli avvocati di Cecere e Soracco hanno sottolineato che molte prove sono di natura indiziaria, che i testimoni sono lontanissimi nel tempo dai fatti, che le tracce biologiche non hanno dato riscontri certi e che le dichiarazioni degli imputati sono costantemente contraddette dai tecnicismi dell’indagine ultraventennale. La Stampa+1
Soracco, in particolare, ha dichiarato in aula: «Da 29 anni vivo con la coscienza pulita». La Stampa
Questioni irrisolte e criticità
Il processo è un “cold case” in piena regola e presenta tutti i problemi congeniti:
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distanza temporale di quasi 30 anni tra il fatto e i nuovi accertamenti, con archivi che nel frattempo sono stati trattati, disciolti, forse manipolati. Genova 24+1
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assenza di tracce biologiche certe che colleghino l’imputata alla scena in modo univoco. La Stampa
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la difficoltà di ricostruire rapporti personali, frequentazioni e motivazioni che oggi devono essere dedotte da tracce frammentarie e testimonianze incerte.
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il quesito sul ruolo di Soracco: presente o meno sul luogo, o quanto sapesse effettivamente e perché abbia taciuto. ANSA.it+1
La pm Dotto ha ribadito in aula che “un processo indiziario non è di serie B”, ma ha riconosciuto che «il contesto storico, il ritardo nelle indagini, le omissioni dell’epoca rendono la ricostruzione più complessa». RaiNews
Chiavari, la località della riviera ligure coinvolta, è un luogo dove questo delitto ha pesato per decenni sull’immaginario locale: una segretaria uccisa nella sua mattina di lavoro, un professionista stimato che diventa sospettato, un giallo irrisolto che torna prepotente.
La famiglia di Nada ha atteso strumenti di verità e giustizia per troppo tempo. Il processo che si è aperto nella primavera del 2025 rappresenta per loro un punto di svolta, sia pur con tutte le incertezze che una vicenda così lunga comporta. RaiNews
Per Cecere è un dramma personale, accusata di un delitto che lei continua a negare. Per Soracco è una battaglia per dimostrare la propria innocenza rispetto al favoreggiamento e preservare reputazione e vita privata.
Il processo davanti alla Corte d’Assise di Genova prosegue: la requisitoria è iniziata e la pm ha annunciato che formalizzerà le richieste di pena nelle prossime udienze. Targatocn.it+1
La decisione del collegio giudicante sarà attesa con grande attenzione: stabilirà non solo il futuro degli imputati, ma consegnerà anche — si spera — un po’ di verità ai familiari di Nada e alla comunità di Chiavari.
Va ricordato che in casi di omicidio volontario aggravato, la legge italiana consente la pena dell’ergastolo quando le circostanze lo giustificano. Il fatto che sia stata chiesta in questo caso per Cecere segnala la gravità dell’accusa.
“Quel lunedì mattina del 6 maggio 1996 non fu un incidente, fu una scelta”, ha detto la pm Dotto. Una scelta che, secondo la Procura, Cecere avrebbe compiuto mossa da gelosia e rancore, e che Soracco, pur non ritenuto autore materiale, avrebbe facilitato per motivi personali o di immagine.
Il banco di prova del processo sarà la capacità della giustizia di districare i fili che si incrociano da decenni: ricostruire come stavano le cose in quella stanza, chi c’era, chi ha agito e perché. L’Italia del diritto e della cronaca quotidiana attende la decisione. E la famiglia di Nada una risposta che tardava da troppo tempo.











