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Garlasco. Andrea Tosatto all’avvocato Taormina: si liberi dall’idea che Stasi fosse l’omicida

 Torna a far parlare di sé uno dei casi di cronaca più controversi degli ultimi decenni in Italia: quello dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nella villetta di via Pascoli a Garlasco il 13 agosto 2007. Nei giorni scorsi l’avvocato penalista Carlo Taormina ha ripreso posizione pubblica, dichiarando con forza che l’unico colpevole resta Alberto Stasi, condannato in via definitiva per quell’omicidio.

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Tuttavia, in parallelo, lo psicologo e commentatore della vicenda, Andrea Tosatto, ha rivolto un invito provocatorio all’avvocato Taormina: «Si liberi dall’idea che Stasi sia necessariamente l’omicida». Lo scopo, spiega Tosatto in una recente pubblicazione sul suo canale YouTube, è offrire un’occasione di apertura mentale all’intero filone dell’indagine, a oggi affollato di elementi nuovi e dubbi mai del tutto chiariti.

La vicenda è nota. Chiara Poggi, 26 anni, viene trovata nella sua abitazione alla mattina del 13 agosto 2007 priva di vita. Dopo un lungo iter processuale, Alberto Stasi, suo fidanzato all’epoca del delitto, viene condannato in via definitiva a 16 anni. en.wikipedia.org+2Libero.it+2

Negli ultimi mesi, la Procura di Pavia ha riaperto alcune indagini: nuovi accertamenti antropometrici sull’indagato Andrea Sempio, test sullo scontrino del parcheggio, tracce sub-ungueali, interrogativi ancora aperti che hanno riacceso l’attenzione dei media. Il Giorno+2Libero.it+2

In questo contesto si colloca la presa di posizione di Taormina, che non disconosce la riapertura investigativa ma ribadisce che non è sufficiente per scardinare la sentenza passata in giudicato nei confronti di Stasi: «Resta e resterà l’unico responsabile dell’omicidio di Chiara Poggi». The Social Post+1

L’intervento di Tosatto

Andrea Tosatto, intervenendo nel dibattito, propone all’avvocato Taormina «di liberarsi dall’idea che Stasi sia l’omicida». In altre parole, chiede che anche il foro della difesa  e dunque anche chi ha maturato la convinzione che Stasi sia colpevole accetti la possibilità di scenari alternativi, nell’ottica della ricerca della verità. Se Taormina è famoso per la tenacia difensiva e la scelta di posizioni forti nei casi di cronaca nera, Tosatto chiede un passo ulteriore: quello dell’assenza di pregiudizi.

Tosatto argomenta che, dato che nuovi accertamenti tecnici sono in corso  come le misurazioni antropometriche su Sempio, l’orario del delitto suscettibile di revisione, la validità dello scontrino del parcheggio  è ragionevole che tutte le ipotesi vengano ri­esaminate senza esiti già dati per certi.

La richiesta di Tosatto nasce da una doppia considerazione. Primo, la forza della sentenza nei confronti di Stasi non preclude a priori che emergano elementi nuovi, dato che il sistema volontariamente consente revisione e critica – soprattutto in casi di così ampia risonanza. Secondo, la presenza di elementi poco chiariti — la traccia sub-ungueale, lo scontrino, il rapporto tra Sempio e Chiara — solleva la domanda se non vi siano state omissioni o errori investigativi all’origine. Taormina, da parte sua, non nega che ci siano criticità procedurali. Corriere di Siena+1

Tosatto, quindi, non suggerisce necessariamente che Stasi sia innocente, ma ritiene dannoso che la convinzione della sua colpevolezza venga tenuta come assioma. Ritiene che un vero processo di verità richieda la disponibilità a mettere in discussione anche ciò che appare già definito.

L’intervento di Tosatto ha generato stimolo e polemica: da una parte c’è chi lo interpreta come utile impulso alla trasparenza, dall’altra chi lo vede come un’eccessiva provocazione verso chi, come Taormina, ha costruito la propria posizione su quella definizione di colpevolezza.

Taormina stesso, interpellato da più media, ha mantenuto ferma la sua convinzione, ma ha anche puntualizzato che «non esiste elemento che colleghi Sempio all’omicidio», pur ritenendolo presente alla scena del crimine come testimone l’unico responsabile resta Stasi. Virgilio.it+1

Dal punto di vista giudiziario, l’impatto è duplice: se davvero emergessero prove che mettano in discussione la condanna di Stasi, si aprirebbe una sequenza complicata sul piano della Giustizia e dell’opinione pubblica. Ma al momento non ci sono comunicazioni ufficiali che impongano la revisione della sentenza.

Tra i nodi aperti:

  • Le misurazioni antropometriche su Andrea Sempio, che gli inquirenti vorrebbero confrontare con le ferite riscontrate sul corpo della vittima. INRAN+1

  • Lo scontrino del parcheggio che sarebbe legato all’alibi di Sempio: alcuni testimoni contestano che lo scontrino sia effettivamente del 37enne. Il Giorno

  • Il rapporto tra Chiara Poggi, Alberto Stasi e Andrea Sempio: Taormina ipotizza che Stasi avrebbe agito dopo aver scoperto una relazione tra Chiara e Sempio. Virgilio.it

  • Il ruolo dell’inchiesta sull’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, per presunta corruzione legata all’archiviazione della posizione di Sempio: Taormina sostiene che, se soldi ci sono stati, lo sarebbero stati per costrizione e non per corruzione. The Social Post+1

Nel suo appello, Tosatto non risparmia una critica delicata: definisce la posizione ferma di Taormina come un possibile freno alla ricerca più ampia della verità. «La verità non può essere vincolata da assunti  afferma  e chi ha contribuito a costruire una tesi non può chiudersi dentro di essa». In termini più diretti: l’avvocato Taormina  pur legittimamente convinto  dovrebbe considerare l’ipotesi di un “non sapere” certo come condizione di lavoro.

Il caso di Garlasco resta uno dei più intricati della cronaca nera italiana. A diciotto anni di distanza dall’omicidio di Chiara Poggi, la sentenza definitiva nei confronti di Alberto Stasi non ha ancora escluso completamente il dibattito pubblico e l’investigazione sotto nuovi profili. L’intervento di Andrea Tosatto pone l’attenzione su un punto cruciale: la necessità che le posizioni anche quelle forti e consolidate  si mantengano aperte alla revisione, se si vuole che la Giustizia non sia solo la conferma di un passato ma un processo continuo di ricerca.

L’invito rivolto a Carlo Taormina  uno dei penalisti più noti e controversi d’Italia  diventa così simbolico: se il contesto muta, anche la posizione difensiva, il ragionamento e la strategia dovrebbero adattarsi. Non per indebolire la verità, ma per rafforzarla.

Ora la palla passa agli inquirenti, alla magistratura, e agli attori della difesa: se emetteranno nuovi atti, saranno fondamentali i tempi e la trasparenza, perché ogni mossa sarà inevitabilmente sottoposta al vaglio dell’opinione pubblica che non dimentica. E se davvero dovesse essere rivista la storia processuale, quel che resterà forse più forte sarà il monito che la verità  pur giudiziaria  non potrà essere mai rigidiamente pre-assunta.


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