La Corte dei conti boccia il ponte sullo Stretto per questi motivi…
Roma, 30 ottobre 2025 – È emergenza istituzionale sulle sponde del Mediterraneo: la Corte dei Conti ha deciso di non concedere il visto di legittimità alla delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS) n. 41/2025, che dava il via libera al progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina. ANSA.it+3euronews+3RaiNews+3 L’intervento dal costo stimato in 13,5 miliardi di euro – collegava Calabria e Sicilia, e rappresentava il fiore all’occhiello infrastrutturale del Governo. tp24.it+1
Le ragioni del rigetto
La Corte ha motivato la propria decisione con rilievi tecnici, procedurali e finanziari che non possono essere ignorati. Tra i punti salienti:
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La documentazione presentata è stata giudicata «insufficiente e in alcuni casi errata». tp24.it+1
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Nel corso della procedura è stato mantenuto l’appalto originario del 2003 invece di bandirne uno nuovo, con potenziali violazioni delle normative europee in materia di concorrenza. tp24.it+1
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Le stime economiche presentate mostrano differenze rilevanti: ad esempio, la società incaricata indicava un importo di 10.481.500.000 €, mentre nel quadro economico approvato risultava 10.508.820.773 € – discrepanza ritenuta dalla Corte non adeguatamente motivata. ANSA.it
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Non è chiaro se la soglia di aumento superiore al 50% dei costi rispetto all’appalto originario sia stata superata, condizione che avrebbe richiesto l’indizione di una nuova gara secondo la normativa europea. la Repubblica+1
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Mancava o risultava incompleta la valutazione ambientale aggiornata, così come sono stati segnalati dubbi sugli atti fondamentali (come la Delibera del CdM del 9 aprile 2025) riguardo alla motivazione della «necessità imperativa di interesse pubblico». ANSA.it+1
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Proceduralmente, la trasmissione degli atti ha presentato lacune: documentazione mancante, tempistiche poco chiare, e un quadro di «ricognizione» più che di valutazione sofferta della decisione. ANSA.it
Il contesto politico e istituzionale
L’operazione “ponte” era una promessa di lungo corso. Il Governo guidato da Giorgia Meloni e con il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ne aveva fatto uno dei progetti-bandiera per rilanciare le infrastrutture del Sud Italia. La bocciatura della Corte scatena, quindi, reazioni forti. Meloni ha parlato di «ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del Governo e del Parlamento». ANSA.it+1 Salvini ha definito la decisione «una scelta politica, un grave danno per il Paese», annunciando che si andrà avanti comunque. ANSA.it
Dall’altra parte, l’opposizione ha salutato la decisione come una «vittoria dello Stato di diritto». tp24.it+1 Il timore è che, senza i requisiti formali e procedurali, la parte pubblica (lo Stato) possa essere esposta a responsabilità e contenziosi.
Le implicazioni immediate
La bocciatura non implica automaticamente lo stop definitivo del progetto: la normativa consente al Governo di pubblicare la delibera anche senza il visto della Corte, qualora il CdM ritenga che sussistano «interessi pubblici superiori». ANSA.it+1 Tuttavia, la strada appare tutt’altro che semplice. Permane il dubbio sull’iter: se l’atto fosse pubblicato con riserva, la Corte trasmetterebbe al Parlamento l’elenco degli atti registrati con riserva, con implicazioni politiche e istituzionali rilevanti. ANSA.it
Sul fronte del progetto, le criticità emerse possono ritardare l’avvio effettivo dei lavori e incrementare il rischio di contenziosi legali o sofferenze finanziarie. Il collegamento fra Calabria e Sicilia non è solo infrastruttura: rappresenta una sfida storica, finanziaria e simbolica. Una sua realizzazione senza le condizioni procedurali corrette potrebbe trasformarsi in un boomerang.
Il perché di questa bocciatura
In sintesi, la Corte dei Conti ha colto come non accettabili le trascuratezze procedurali, l’affidabilità incerta delle stime, le possibili violazioni delle normative europee, e la documentazione non all’altezza di un’altra grande opera pubblica. In particolare:
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Gli investimenti pubblici di questa entità 13,5 miliardi richiedono chiarezza assoluta su coperture, benefici attesi, sostenibilità economica. La Corte ha ritenuto che tali elementi non fossero sufficientemente dimostrati.
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Il rispetto delle direttive europee (in materia di appalti, aumenti di costo, concessioni) appare, secondo la magistratura contabile, in dubbio.
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Le norme ambientali e di motivazione dell’opera (salute, ambiente, interesse pubblico) non sono state illustrate con la profondità richiesta.
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Il rischio reputazionale per lo Stato e per i cittadini italiani è stato valutato alto: una grande opera senza fondamento procedurale chiaro presenta vulnerabilità sia per lo Stato che per i partner privati.
Cosa succede adesso
Nei prossimi 30 giorni la Corte deve depositare la delibera motivata. RaiNews+1 Il Governo, dal canto suo, deciderà se ritirare la delibera o procedere comunque. Qualora si decida di forzare la pubblicazione, si aprirebbe uno scenario di forte tensione istituzionale: si tratterebbe di un atto politico che va oltre il mero iter tecnico, come già segnalato nel dibattito politico.
In parallelo, resta sul tavolo la partita ambientale e la partita economico-finanziaria: servono garanzie che i flussi di traffico previsti (sia veicolari che ferroviari) siano realistici; che le risorse messe a disposizione dallo Stato siano compatibili con la programmazione delle spese pubbliche; che le infrastrutture di contorno (in Sicilia e Calabria) siano effettivamente realizzabili.
Il ponte fra due regioni – e un Paese diviso
Il progetto per il ponte sullo Stretto ha un forte valore simbolico: è l’opera che collegherebbe la Sicilia alla terraferma senza bisogno del traghetto, segnando una svolta infrastrutturale storica. Ma è anche un’opera che porta con sé dubbi e divisioni: è un investimento infrastrutturale gigantesco per un Paese la cui spesa pubblica è sotto pressione, per una zona geografica che ha storicamente infrastrutture indietro, ma in cui la realizzazione di infrastrutture stabili è stata spesso complicata.
Le critiche, da anni, sottolineano che forse le risorse impiegate in un ponte così ambizioso – con costi elevati, iter complessi, implicazioni ambientali e geologiche non banali – potrebbero essere destinate a interventi più urgenti e a più breve termine, come il completamento delle reti ferroviarie e autostradali interne di Sicilia e Calabria. Ora, con la bocciatura della Corte dei Conti, queste riflessioni tornano al centro del dibattito.
La bocciatura da parte della Corte dei Conti segna un momento di svolta: un progetto che era considerato strategico per il Sud Italia e per l’Italia intera si trova oggi sospeso non per una questione di volontà politica, ma per motivi tecnici, normativi e procedurali. Il Governo potrà provare ad andare avanti, ma lo farà in un contesto istituzionale complesso e con una dose di rischio elevata. Se il ponte si farà, dovrà essere bene progettato, ben motivato e ben sostenuto — perché il Paese non può permettersi che l’opera simbolo diventi simbolo di contenzioso, spreco e cattiva governance.
È una pagina difficile dunque nella storia delle grandi opere pubbliche italiane. E dopo questa «bocciatura», il cammino del ponte sullo Stretto sarà più tortuoso che mai.











