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DNA di Garlasco, il genetista Linarello a Darkside
di [Nome Giornalista]

In una vicenda che continua a intrecciare cronaca giudiziaria, genetica forense e accuse di manipolazione investigativa, spicca oggi la figura del genetista forense Pasquale Linarello, protagonista di un nuovo capitolo nel cosiddetto Delitto di Garlasco. Il suo intervento in esclusiva per la testata online Darkside – Storia Segreta d’Italia («Adesso parlo io») riporta al centro dell’attenzione il “campione dimenticato” della vittima Chiara Poggi: un profilo genetico maschile ritrovato sotto (o «sulle») le sue unghie, che per la prima volta viene attribuito oggi, con fermezza dallo specialista, all’amico del fratello della ragazza, Andrea Sempio. DarkSide – Storia Segreta d’Italia+2LaC News24+2

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Linarello: chi è e cosa ha rilevato

Classe 1960 (circa), originario di Gioiosa Ionica in Calabria, Pasquale Linarello è un genetista forense, ex ufficiale del Reparto Investigazioni Scientifiche Carabinieri (RIS) di Parma. ecodellalocride.it+1
Nel 2016-17, su incarico della difesa di Alberto Stasi, Linarello elaborò una perizia che attribuiva il profilo genetico estratto dalle unghie della vittima (e dai reperti su cucchiaio e bottiglia prelevati all’insaputa di Sempio) proprio ad Andrea Sempio o a un suo parente maschio. «Il DNA non è sotto le unghie ma sopra», dichiarò. LaPresse+1
In un’intervista rilasciata a Fanpage, Linarello ha dichiarato: «Sono stato zitto nel 2017 nonostante mi abbiano buttato fango addosso […] Ora parlo». Fanpage
Nella sua ultima intervista per Darkside, ha ribadito che la traccia è «più che sufficiente» per il confronto genetico e che la contaminazione ambientale suggerita in passato non regge “perché la vittima avrebbe dovuto toccare il pc, lavarsi le mani, eppure il dna è rimasto”. IlSussidiario.net+1

Cosa dice oggi la consulenza della Procura

Il nuovo rapporto depositato nel 2024 dai periti della Procura di Pavia (prof. Carlo Previderè e prof.ssa Pierangela Grignani)  in vista dell’incidente probatorio  parla chiaro: «Sui numerosi reperti sono emersi cinque differenti aplotipi Y, quattro dei quali esclusi; uno solo risulta compatibile» con il campione «CT28112016», quello estratto dalla bottiglia/cucchiaio secondo la perizia difensiva. LaPresse+1
La compatibilità viene definita «perfetta» nei termini della perizia: un enorme colpo di scena, dal momento che sul punto fino ad oggi c’era stata archiviazione.
Da parte sua, Linarello interpreta il risultato come conferma del suo lavoro iniziale e come ulteriore ragione per riaprire il dibattito su quanto accadeva fin dal 2007.

Le polemiche: affidabilità, uso e abuso del DNA

Non tutto è però limpido. La storia degli accertamenti genetici nel caso Garlasco è costellata di dubbi: la perizia del prof. Francesco De Stefano del 2016 la definiva «degradato e, quindi, inutilizzabile» il materiale sotto le unghie della vittima. IlSussidiario.net+1
Inoltre, gli oppositori sottolineano che estrarre un profilo Y non identifica un individuo unico, ma una linea maschile: «Potrebbe essere di un parente», ribattevano nel 2017. IlSussidiario.net
Linarello risponde che la “perfetta sovrapponibilità” con un soggetto che non ha fratelli rende la traccia attribuibile a Sempio, oppure al padre. LaC News24
Ma restano nodi: la scena del crimine originaria fu esaminata dal RIS nel 2008, senza trovare tracce maschili sotto le unghie; dunque il punto dell’apposizione del Dna diventa cruciale. IlSussidiario.net
Un’altra questione rilevante: l’accesso alla documentazione da parte della famiglia Poggi e della difesa, la fuga di notizie sui media, la tempistica dell’avviso di garanzia per Sempio del 23 dicembre 2016. LaPresse+1
Aggiungasi che una parte dell’indagine parallela  quella del filone bresciano che vede coinvolto l’ex procuratore di Pavia Mario Venditti  ipotizza un sistema corruttivo per archiviare Sempio. ANSA.it
Insomma: tra scienza e sospetti, il Dna torna ad essere al centro di un processo mediatico e giudiziario. Come sottolinea anche Linarello: «Non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza». IlSussidiario.net

 Linarello su Darkside: perché «adesso parlo io»

L’intervista pubblicata su Darkside assume un rilievo particolare: è la prima volta che Linarello accetta una narrazione che va oltre la consulenza tecnica stretta, e parla al pubblico. «Il mio lavoro era corretto  dice  e quello che si sta facendo oggi poteva essere fatto già nel 2017». DarkSide – Storia Segreta d’Italia
È una presa di posizione forte, che non solo rivendica l’attendibilità della sua analisi, ma, implicitamente, accusa i tempi e le modalità con cui l’apparato giudiziario ha gestito l’elemento genetico.
Nel dialogo con Darkside emerge anche un altro aspetto: il dna come «verità scomoda», che non può più essere ignorata. «Ho collega che pensano che sia contaminato, invece vorrei chiedere loro: come è stato possibile che quel profilo sia rimasto intatto per anni su mani lavate, su un’unghia di una vittima che si era lavata?». IlSussidiario.net
Questi passaggi ampliano la dimensione del caso: non più soltanto «chi ha ucciso Chiara Poggi», ma «perché non è stato ascoltato prima chi sosteneva questa pista». Il tono è chiaro: certe verità attendono da anni, e non si sono dissolte col silenzio.

Se la traccia genetica attribuibile a Sempio resiste al vaglio tecnico, si aprono almeno due scenari:

  • Il primo: si torni in aula con un nuovo volto accusato (o con un nuovo ruolo per Sempio) e quindi una revisione, parziale o totale, della condanna già emessa per Stasi.

  • Il secondo: si approfondisca il tema della presenza di un terzo dna maschile  quello indicato come “ignoto 3” che permane ancora senza identificazione e che potrebbe suggerire un delitto plurimo o con altro autore. Linarello solleva entrambi i punti. IlSussidiario.net+1

Tuttavia, la prudenza degli ambienti giudiziari resta alta: pur parlando di «sovrapponibilità perfetta», i periti sostengono che «assoluta certezza non è ottenibile» perché la prova originaria è parziale e degradata. LaPresse
E ancora: la revisione giudiziaria della sentenza di Stasi che sarebbe un terremoto mediatico e giuridico  non è automatica. Si tratta di un percorso complesso, tra consulenze, incidenti probatori, archiviazioni e riaperture. L’intervento di Linarello non fa che accelerare questo processo.

Ci sono alcuni elementi che rendono il caso Garlasco simbolico:

  • Il lungo arco temporale: quasi vent’anni dal delitto, eppure ancora non c’è chiarezza definitiva.

  • La combinazione tra genetica forense e potere mediatico: le perizie, le interviste, le fughe di notizie.

  • L’effetto domino che una nuova traccia genetica può provocare: se cambia un elemento, può cambiare tutto il castello.

  • Il rapporto tra vittima, accusato e presunto alternativo accusato: il triangolo Poggi-Stasi-Sempio tiene viva la narrazione dell’inchiesta.

  • L’elemento “scientifico” che sembra offrire certezze, ma che nelle aule di tribunale si scontra con limiti tecnici, procedure, tempistiche.

In questo contesto, la voce di Linarello – che dopo anni rompe il silenzio – assume una funzione “catalizzatrice”: richiama l’attenzione sul fatto che «i materiali conservati e ignorati possono ancora parlare». E che i silenzi, molti dei quali imposti dall’archiviazione degli anni passati, vanno oggi riaperti.

Il titolo dell’intervista di Darkside  «Adesso parlo io»  non è un semplice slogan, ma una dichiarazione di battaglia. Per Pasquale Linarello, l’analisi del dna della vittima Chiara Poggi indica un nome preciso, Andrea Sempio, e non più una potenziale ipotesi. E la nuova consulenza della Procura sembra venire in suo soccorso, riconoscendo la sovrapponibilità del profilo genetico.
Certo, la strada è ancora in salita: i limiti tecnici, le controversie giudiziarie, e la prescrizione delle prove rendono il panorama complesso. Ma quel che appare chiaro è che il dna  spesso usato come parola finale  potrebbe non essere l’ultima parola in questo caso, bensì l’apertura di un nuovo atto di questa tragedia italiana.
Nel frattempo, l’opinione pubblica aspetta risposte. La famiglia Poggi merita verità. La società un messaggio chiaro: che neanche le tracce più piccole vadano ignorate. E la giustizia ha una cartina di tornasole: non solo condannare, ma verificare ogni possibilità, ogni nuova evidenza, ogni voce che decide, dopo anni, “adesso parlo io”.

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