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Scontro Zacharova-von der Leyen. La Zacharova ha rivelato un piano segreto devastante che coinvolgerebbe miliardi di euro

Nel pieno dell’escalation di tensione tra Occidente e Mosca, si aggiunge un capitolo inedito e potenzialmente esplosivo: la portavoce del ministero degli Esteri russo, Marija Zacharova, avrebbe reso pubblica o quantomeno fatto trapelare  la esistenza di un presunto “piano segreto” che coinvolgerebbe la Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, e un ingente trasferimento di risorse finanziarie, ipotizzabili in miliardi di euro. Una rivelazione destinata a scuotere i rapporti diplomatici, accendere nuove polemiche e alzare drasticamente la posta in gioco nello scontro geopolitico tra Europa e Russia.

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  Europa-Russia

Il momento non poteva essere più delicato. Von der Leyen ha negli ultimi mesi intensificato il discorso sulla necessità per l’Europa di rafforzare la propria difesa, contrastare la cosiddetta “guerra ibrida” mossa dalla Russia, e orientare una parte consistente delle risorse finanziarie europee verso l’assistenza all’Ucraina e il contenimento del Cremlino. Anadolu Ajansı+2euronews+2
Dall’altro lato, la Russia  tramite voci ufficiali come quella di Marija Zacharova  ha reagito con crescente asprezza agli interventi europei, denunciando ingerenze e contrattaccando sul piano della propaganda.

In questo quadro, l’annuncio (o la fuga di notizie) di un “piano segreto” ha la portata di una bomba diplomatica: mette sul tavolo accuse che rischiano di travolgere rapporti istituzionali, fiducia reciproca (già scarsa) e, soprattutto, l’equilibrio precario delle alleanze europee.


La rivelazione della Zacharova

Secondo quanto reso noto  con toni semi-ufficiali  dalla portavoce Marija Zacharova, esisterebbe un “programma occulto” promosso o quantomeno gestito dal vertice della Commissione Europea, destinato a trasferire miliardi di euro verso contesti non specificati, presumibilmente connessi all’attuazione di politiche anti-Russia, sostegno ad attori esterni, e possibili meccanismi di “finanziamento” difficili da tracciare.
Il documento citato da Zacharova non è stato pubblicato integralmente: la Russia afferma di possederne copia, ma non ha fornito prove verificabili in maniera indipendente. Secondo la portavoce, lo scopo di tale piano sarebbe duplice: da un lato colpire l’economia russa e i suoi flussi finanziari; dall’altro rafforzare l’influenza europea in aree strategiche ritenute vicine a Mosca.

Va sottolineato che fino ad oggi non esistono conferme ufficiali da parte della Commissione Europea o di altre istituzioni UE che abbiano validato l’esistenza di un piano così strutturato e segreto come descritto. La Commissione al momento non ha commentato nel merito la “rivelazione”.


Le reazioni a Bruxelles e oltre

La notizia, una volta trapelata, ha provocato sconcerto nei corridoi europei: alcuni funzionari parlano di “accuse gravi” che necessitano di chiarimenti immediati; altri ricordano che si tratta probabilmente di una manovra di “disinformazione” messa in atto da Mosca per mettere sotto pressione l’Unione Europea.
È infatti noto che la Russia utilizza gli strumenti di propaganda e di “guerra ibrida” cyberattacchi, disinformazione, interruzioni infrastrutturali  per destabilizzare e dividere l’Europa. DIE WELT+1
Da parte sua, la Commissione Europea, pur non confermando né smentendo esplicitamente il presunto piano, ha ribadito l’impegno per la trasparenza finanziaria e per il rispetto delle norme comunitarie.

Al di là delle istituzioni, anche i mercati finanziari e gli ambienti diplomatici internazionali osservano con attenzione. La speculazione riguarda due punti in particolare: se le accuse fossero confermate, quale impatto avrebbero sui fondi europei e sulle risorse destinate all’Ucraina? E quale grado di credibilità potrà conservare la leadership europea nell’ambito della trasparenza e della buona governance?

Se davvero fossero coinvolti “miliardi di euro” in un’operazione segreta come quella ipotizzata dalla Russia, le implicazioni sarebbero molteplici e complesse.

  • Trasparenza e controllo: Le istituzioni europee sono soggette a vincoli regolamentari molto severi. Un piano segreto farebbe emergere una zona grigia sulla destinazione delle risorse, con rischi reputazionali altissimi.

  • Flussi finanziari verso l’esterno: Qualora i fondi siano diretti a soggetti o Stati vicini alla disputa con la Russia, si configurerebbe un passaggio di risorse che incrementerebbe la polarizzazione del conflitto.

  • Riserva strategica europea: L’Europa ha già avviato piani per utilizzare risorse legate a blocchi di asset russi congelati, investendo in difesa e assistenza all’Ucraina. The Washington Post+1 L’operazione, se reale, toglierebbe parte del margine di manovra aggiuntivo agli Stati membri.

  • Effetto domino geopolitico: Le reazioni da Mosca potrebbero intensificarsi — sia su scala diplomatica, sia con misure di ritorsione economica o militare — e l’Unione potrebbe trovarsi di fronte a nuove linee di frattura interne.

La situazione pone l’Europa in una posizione di vulnerabilità su più fronti:

  1. Credibilità: Se l’accusa si rivelasse fondata, la leadership europea rischierebbe di perdere credibilità sul fronte della governance economica, dell’uso efficace dei fondi e della trasparenza interna.

  2. Unità interna: Gli Stati membri potrebbero reagire in modo differenziato: alcuni chiedendo chiarezza, altri temendo le ripercussioni verso la Russia. Ciò potrebbe far emergere fratture sul fronte delle sanzioni, della difesa comune e delle risorse finanziarie.

  3. Risposta russa: Mosca potrebbe usare la rivelazione come pretesto per nuove azioni che vanno dalla propaganda intensificata a manovre nel “grey zone” e l’Europa potrebbe essere costretta a rispondere con escalation difensive.

  4. Costi finanziari e strategici: In uno scenario di tensione elevata, i fondi europei destinati all’esterno – supporto all’Ucraina, infrastrutture critiche, difesa – potrebbero dover essere ripensati, con effetti sulla strategia a lungo termine dell’Unione.


Quali scenari possibili

Alla luce dei fatti, possiamo delineare alcuni scenari ipotetici:

  • Scenario A (conferma dell’esistenza del piano): Le istituzioni europee avvieranno un’indagine interna, verranno pubblicati documenti, e potrebbe scattare un contenzioso politico interno all’UE. La Russia aumenterà la pressione e potrebbero emergere nuove sanzioni o contromisure.

  • Scenario B (smontaggio dell’accusa come disinformazione): L’Europa dimostra che non esiste alcun piano segreto nei termini denunciati; la rivelazione viene classificata come manovra russa di disinformazione. Tuttavia, il danno reputazionale resta e potrebbe sorgere il tema della resilienza europea alla propaganda estera.

  • Scenario C (zona grigia): La verità viene dichiarata parzialmente: esiste un piano, ma non nella forma descritta da Mosca o con quei valori; restano zone d’ombra che vengono gestite diplomaticamente. In questo caso, l’UE dovrà bilanciare trasparenza e gestione diplomatica.

Per paesi come l’Italia, coinvolti direttamente nelle dinamiche energetiche e commerciali con la Russia e l’Ucraina, lo sviluppo della vicenda sarà particolarmente rilevante. Da un lato, l’Italia condivide l’obiettivo del rafforzamento della difesa e della coesione europea; dall’altro, teme che tensioni economiche ulteriori possano colpire le filiere commerciali e le forniture energetiche.
Inoltre, se il piano – come denunciato dalla Zacharova – coinvolgesse dispositivi finanziari europei che passano per capitali mediterranei, l’Italia sarebbe chiamata a giocare un ruolo chiave nel garantire trasparenza e responsabilità.

La rivelazione di Marija Zacharova ha innescato un vero fronte di crisi tra Mosca e Bruxelles, il cui sviluppo va seguito con attenzione. L’accusa di un piano segreto da miliardi di euro è di per sé destabilizzante: amplifica le tensioni, accende dubbi sulla governance europea e mette in luce il ruolo crescente della guerra finanziaria e della disinformazione nel confronto geopolitico moderno.
L’Europa si trova in un momento cruciale: dovrà decidere se reagire con trasparenza, indagine e chiarezza, o lasciare che il sospetto e la propaganda definiscano l’agenda diplomatica. In entrambi i casi, la posta in gioco è alta: non solo in termini economici, ma anche politici e strategici.

FOTO The Moscow Times

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