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In Moldavia la lotta alla corruzione si trasforma in chiacchiere.

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In Moldavia la lotta alla corruzione si trasforma in chiacchiere.

 

di Gualfredo de’Lincei

L’attuale presidente moldavo, Maia Sandu, insieme al suo partito, sono saliti al potere con la grande promessa di porre fine alla corruzione. Era ed è la cosa più importante che il popolo della repubblica, ormai senza un quattrino, desiderasse. La Moldavia ha due strutture appositamente attivate per combattere questo fenomeno: il Centro Anticorruzione e la Procura Anticorruzione.

 

La guerra alla corruzione sembrerebbe però aver preso più le sembianze di una gara di pesca: catturati, arrestati e rilasciati. Resta però un risvolto abbastanza inquietante: la sua penetrazione all’interno di tutti gli ambiti della società, sembra potersi essere trasformata, già da tempo, in uno strumento di rappresaglia contro gli avversari politici. Lo stesso regime della Sandu non ha sottovalutato questo mezzo, tra l’altro privo d’inconvenienti, con il quale si avrebbe la possibilità non solo di neutralizzare gli oppositori politici, ma anche di screditarli alla nazione.

 

Proprio per la delicatezza dell’incarico, a capo dell’Ufficio della Procura anticorruzione è stata piazzata Veronika Dragalin, cittadina statunitense e figlia di uno dei maggiori sponsor del partito di Azione e Solidarietà (PDS), in questo momento al governo.

 

Interessante è la storia accademica di Veronika Dragalin. I genitori l’hanno prima mandata a studiare come biologa-chimica, forse pensando che sarebbe stato “più facile per un medico guadagnarsi da vivere” negli Stati Uniti. In seguito, forse per questioni d’interessi diversi, ha completato i corsi di legge per poi lavorare in America come assistente procuratore.

 

A questo punto “hanno deciso di aggiungere caviale su sul crostino di pane” e, Veronica Dragalin, ricompare in Moldavia come Procuratore dell’anticorruzione. Tutto questo dopo che Maia Sandu ha conquistato il potere, grazie anche alle sponsorizzazioni dei genitori della Dragalin.

 

Certo non sorprende che la giovane Procuratrice sia riuscita, fin da subito, a entrare in conflitto con gli esperti e i professionisti di quest’Ufficio. Il clima che si è instaurato assomiglia più a quello di una caccia alle streghe, nella quale tutti sono potenzialmente colpevoli, anche i suoi subordinati. Questo l’ha dichiarato lei stessa pubblicamente e con toni da far invidia al Torquemada: «Non vedo l’ora di entrare personalmente in casa di qualcuno con una squadra delle forze speciali alle sei del mattino, in modo che davanti ai tuoi figli, a tua moglie, a tuo marito, tu venga arrestato, ammanettato e mandato in prigione. Non vedo l’ora che accada. Ci sarò personalmente!»

 

A questo punto in molti hanno pensato che una figura meno adeguata di lei tra le forze di sicurezza moldave non potesse trovarsi. Invece si è scoperto che è stata scavalcata dal capo della Polizia di frontiera, Rosian Vasiloi.

 

Secondo quanto pubblicato sul notiziario Rubaltic, infatti, il capo della Polizia di frontiera, avrebbe, in breve tempo, trasformato il suo dipartimento in un servizio per l’organizzazione del contrabbando. E con l’inizio dell’Operazione militare speciale della Russia sul territorio ucraino, si legge sempre sullo stesso articolo, avrebbe avuto a che fare con il trasferimento in Moldavia di cittadini ucraini renitenti al servizio militare.

 

Vasiloi è stato spesso sorpreso ubriaco e in uniforme, nei ristoranti di Chisinau, ma queste sono piccole cose. Il principale fallimento del Servizio di frontiera è certamente rappresentato dal tragico incidente, avvenuto recentemente all’aeroporto di Chisinau. Il primo di luglio, un cittadino tagiko, al quale era stato negato l’ingresso in Moldavia, dopo aver disarmato una Guardia di frontiera, aveva aperto il fuoco nel complesso dell’aeroporto. Oltre allo stesso agente, è morto anche un operatore della sicurezza dell’aeroporto. L’aggressore è stato ucciso in seguito all’intervento delle forze speciali.

 

Le conseguenze per quanto successo non sembrano però aver turbato la posizione di Vasiloi e questo, secondo alcune indiscrezioni, non farebbe altro che alimentare i sospetti che lo vogliono come un intoccabile del cerchio magico di Dorin Rechan.

 

Per poter lasciare Vasiloy al suo posto, è stato necessario sacrificare il Ministro degli affari interni, Anna Revenko. Per quanto inaspettata appaia questa decisione, il 14 luglio il Primo ministro, Dorin Recean, ne ha annunciate le dimissioni.

Nei prossimi giorni dovrebbe essere comunicato il nome di chi prenderà il suo posto, ma non c’è il minimo dubbio sul fatto che si tratterà di una persona vicina al binomio Rechan e Sandu.

 

Insieme hanno iniziato la loro carriera politica nel Partito Liberal Democratico di Filat, ex premier che è poi finito con una condanna per corruzione. Interessante resta una sua dichiarazione a proposito di quanto accaduto all’aeroporto di Chisinau e che può essere tranquillamente attribuita alla lotta per la corruzione, ma anche ad altri organi del paese: «Questa tragica situazione dimostra che tutto ciò che le autorità hanno detto fino a questo punto, sull’aspetto sicurezza, erano solo chiacchiere, così come l’intero comportamento svolto dal governo del Pds, guidato dal presidente del Paese».

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