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«I suggerimenti innanzitutto andrebbero dati ai genitori, che se si rendono conto di avere figli difficili e di non essere in grado di gestirli in modo adeguato, dovrebbero chiedere aiuto ai servizi sociali o, se possono permetterselo, a mediatori familiari e psicologi privati. Perché spesso si sottovalutano le aggressività più o meno manifeste degli adolescenti derubricandole a “ragazzate”, mentre rappresentano segnali di personalità che possono portare a condotte adulte pericolose e gravi, con altrettanto gravi conseguenze sul piano giuridico e penale». Lo dichiara l’Avvocato Elisabetta Aldrovandi, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, che continua: «E i ragazzini, vanno non premiati se fanno il loro dovere, ma puniti se si comportano in modo sbagliato con la consapevolezza che ciò che fanno è contrario al rispetto dell’altro. Un quattordicenne che prende a sprangate un coetaneo è consapevole che sta facendo qualcosa di sbagliato e va punito ma va anche aiutato a capire i motivi della sua aggressività, in modo che la superi e la sfoghi in modi alternativi alla violenza fisica su altre persone. Ma il problema è sempre quello, la presa di coscienza da parte dei genitori di avere figli problematici, che vanno aiutati, ma non a suon di sberle o ignorando il problema, bensì con punizioni educative (per esempio, aiutare nei lavori in casa o un periodo senza video giochi o la lettura di qualche libro) e sostegno psicologico», ha concluso l’Avvocato Elisabetta Aldrovandi, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime.

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