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Non sappiamo se il Covid scomparirà dopo la vaccinazione globale o se si evolverà sino a diventare endemico. Intanto contribuisce alla crescita del caos nelle società, particolarmente nelle democratiche, le quali hanno dovuto dimenticare la normalità. In effetti, però, la democrazia, che nulla dovrebbe avere da spartire con l’imperialismo guerrafondaista, non sembra, pure nei tempi di cosiddetta normalità, essere realtà neppure dove la si sbandiera, è più un ideale astratto, visto che non mantiene fede al significato etimologico e in ogni parte dove la si dice presente il popolo non ha reale potere. Comunque per tanti, tra cui Albert Camus, la democrazia rappresenta, pur con le sue mancanze, la migliore delle forme di governo ed essa sarà una realtà – dice Camus- “quando tutti saremo colpevoli”.                                                                                A ben riflettere, però, ciò su cui la democrazia deve poggiarsi non è la eguaglianza (lo rilevava già il giurista e filosofo Hans Kelsen) ma la libertà. La libertà, in primis, di potersi realizzare come persona in campo anche lavorativo, dal momento che la società politica e quella economica non dovrebbero essere separabili l’una dall’altra. Libertà di esprimere il proprio pensiero, in questa società postindustriale nella forma che le è propria, vale a dire attraverso i social, per cui essere o non essere sui social è avere la possibilità di comunicare o non averla, quindi avere o non avere la libertà di espressione. Questa viene talora negata oscurando pagine, come è accaduto a Donald Trump, Presidente degli Stati Uniti d’America ancora per qualche giorno.                                                                                                            Ma in questo tempo, a causa del Covid 19, è venuta meno la libertà anche sotto altra forma, pertanto la vita cosiddetta normale ha subito con i ‘divieti’ battute d’arresto in ogni aspetto con conseguenze socio-economiche e psicologiche, mentre i Governi sono in disorientamento per motivazioni varie e qua e là negli Stati democratici si agita quel popolo cui viene sottratto tanto a causa del virus e che pensa possa essergli sottratto ancora di più.                                                                                            Intanto ovunque caos, più o meno accentuato, con trame ordite all’interno dello Stato oppure collegate fra Stati, ovviamente insabbiate e ricamate di punti interrogativi difficili da togliere, per cui sembrano quasi ‘gialli’ senza soluzione. Chi condannare? Coinvolti tutti: è un sistema di vecchia data e il Covid lo potenzia.                             Non si dipanano le matasse di fatti che accadono da noi e in tante altre parti del mondo. Ci vuole trasparenza: non c’è nei regimi dittatoriali, ma neppure nelle democrazie. Quale trasparenza, a esempio, nei fatti che stiamo in Italia vivendo con centuplicate incertezze e angosce che potrebbero produrre situazioni sanitarie e socio-economiche ancor più difficili da sanare? o sulle elezioni americane del 2020?                A dire il vero, pure nei pregressi nostri governi e nelle precedenti elezioni statunitensi, ma anche di altri Stati, non c’è stata del tutto trasparenza. Le ultime degli USA, però, hanno prodotto un clima quasi da guerra civile ed il Covid ha fatto la sua parte con le incertezze sul voto postale a favore del candidato democratico Joe Biden avversario del repubblicano Donald Trump, Presidente uscente.                                        Il blogger e scrittore Neal David Sutz, cittadino americano residente in Svizzera, ipotizza legami tra il sistema elvetico del voto elettronico, passibile di manomissioni (lo hanno dimostrato le falle nelle elezioni di taluni Cantoni) e quello delle elezioni americane. Ciò ha provocato la reazione di Trump e dei suoi sostenitori che del Presidente uscente elogiano la politica estera non guerrafondaia, la ripresa dell’economia e quindi dell’occupazione e altro ancora, mentre gli oppositori democratici pongono in rilievo il sovranismo a scapito degli immigrati, quel muro fatto erigere al confine del Messico insieme a comportamenti che disapprovano.                                                                                                                          In noi, considerando le conseguenze di certi algoritmi coi quali si può manipolare la realtà, sorge anche il dubbio su come conciliare il progresso tecnologico, che può avere delle falle, e la democrazia.                                                                                         Si parla inoltre di contatti pro Biden anche da parte dell’Ambasciata Americana in Italia e delle implicazioni di qualche nostro politico.                                                                                         E’ una teoria, sostenuta da personalità trumpiane, non del tutto comprovata, che ha contribuito ai terribili fatti dello scorso 6 gennaio con conseguente impeachment contro Trump, restio alla sconfitta e ritenuto fomentatore dell’assalto al Campidoglio.                                                                                                                          Difficile forse per ogni Presidente USA (ma vale anche per qualunque altro al potere) ridimensionarsi quando si è stati per un certo tempo al vertice, andar via dalla White House con nonchalance, dopo che essa ha per 4 anni o per 8, se il mandato presidenziale è stato riconfermato, rappresentato non solo la residenza, anche la sede della Presidenza, quindi del ruolo alto cui si era pervenuti. Fra gli  ultimi presidenti degli USA ricordiamo che ci riuscì Bill Clinton facendosi fotografare mentre approntava la valigetta/colazione per la moglie Hillary, allora ancora senatrice.                                                                                                                           Ma per quasi tutti è difficile dover passare ad un altro il ruolo fino a quel giorno proprio, soprattutto per chi, come Donald Trump, potendo alla Whithe House restare per un secondo mandato, ritiene gli sia stato scorrettamente sottratto.                                                                                                                         Saggiamente i Romani, al tempo della “Res Publica”, eleggevano, quasi a riequilibrare, non uno ma due magistrati, i “consules”, con eguale “potestas” e “imperium”, i quali, per giunta, duravano in carica solo 1 anno.                                                                                Ma oggi siamo in un millennio molto lontano e diverso da certe concezioni, siamo nel tempo in cui, come evidenzia Bret Easton Ellis, “se si vuole una cosa è giusto prendersela, se si vuole fare una cosa è giusto farla”.

Antonietta Benagiano

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