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Come noto (e come già espresso in un nostro precedente comunicato https://www.facebook.com/878642505665160/posts/1538645792998158/ ), l’UniCal ha ottenuto il via libera del Coruc per l’istituzione della nuova facoltà di Medicina e Tecnologie Digitali nonché per la realizzazione di un ospedale nell’area prospiciente l’Ateneo, attirando numerosi consensi ma sollevando anche diverse critiche.

Al di là delle sterili polemiche sollevate in questi giorni, per la maggior parte relative ad un campanilismo fine a se stesso che concepisce questo progetto come un furto ai danni o a vantaggio di un territorio, sembra che nessuno abbia centrato il problema reale. Negli ultimi 10 anni in Calabria, infatti, sono stati chiusi 18 ospedali ed abbiamo visto ridotto il numero di posti letto, mentre mancano all’appello migliaia di addetti al personale sanitario tra medici professionisti e medici di base, tutto in nome di un piano di rientro figlio delle politiche di austerity dell’UE volte a favorire il privato.

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 La situazione della sanità in Calabria è critica da tempo ed è evidente a tutti, ormai, come il diritto alla salute sia un lusso per pochi. Quanto fatto finora non è sufficiente per ovviare a questi problemi, e di certo non può bastare ampliare l’offerta formativa o aprire un nuovo nosocomio, in cui grandi multinazionali farmaceutiche e dell’ingegneria andranno ad investire con il solo fine di ricavarne un profitto.

 Abbiamo già evidenziato più volte come la pandemia abbia acuito queste vergognose dinamiche e di come questo discorso vada ad inserirsi in un quadro di più ampio respiro nazionale, che consta di un processo di aziendalizzazione del SSN e che vede tagli al personale sanitario, test di ammissione alla facoltà di Medicina e Chirurgia ed un mancato ricambio generazionale per gli specialisti del settore ormai in pensione.

 La panacea a tutti i mali della Calabria non risiede dunque in un modello in cui i diritti fondamentali sono alla mercé delle necessità dei privati, ben lontani dal garantire a tutti il diritto alla sanità,  bensì in un’unione di classe di lavoratori, disoccupati e studenti volta a rovesciare questo sistema di sfruttamento e miseria.

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