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Il presidente Sonny Richichi: «E’ prodotto con il sangue di giumente gravide usato negli allevamenti intensivi per la produzione di carne. L’italia non può ammettere questo scempio, ampiamente documentato da inchieste internazionali»

 

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Firenze, 30 marzo 2021 – L’azienda argentina Syntex S.A. ci riprova, chiedendo l’autorizzazione all’immissione sul mercato europeo del preparato Fixplan, il cui principio attivo proviene dalla tortura di cavalle gravide nelle fattorie del sangue in Sud America, dove alle giumente in gestazione vengono prelevati anche dieci litri di sangue alla settimana. E’ la denuncia di IHP, Italian Horse Protection, la prima associazione italiana di tutela dei cavalli con sede a Volterra, in Toscana.

 

«Un processo crudele –  che include anche l’induzione di aborti ripetuti – che serve ad estrarre l’ormone impiegato nella produzione di un farmaco che viene poi somministrato negli allevamenti intensivi per la produzione di carne in Europa, per indurre scrofe, bovini e ovini ad essere fertili fin da subito dopo il parto, per fare più piccoli possibile da destinare alla macellazione – dice il presidente dell’associazione, Sonny Richichi -. Con il Fixplan l’azienda Syntex punta a recuperare i clienti che hanno smesso di acquistare l’ormone per altri farmaci che erano in commercio fino al 2018, a seguito delle proteste che si sono scatenate in Europa».

 

«Farmaci contenenti lo stesso principio attivo proveniente dalla medesima Syntex SA sono stati distribuiti in Europa per molti anni con i nomi commerciali di Crono-Gest, Ciclogonina, Syncrostim e altri. Poi, a seguito delle proteste di numerose associazioni animaliste, inclusa IHP, sono stati ritirati dal commercio – aggiunge Richichi – Le torture sulle giumente gravide sono state documentate fin dal 2015. Per questo molte imprese europee avevano smesso di usare il principio attivo Gonadotropina serica equina (PMSG) già nel 2018. Nelle scorse settimane, Syntex ha chiesto l’autorizzazione alle autorità europee per vendere in Europa il nuovo prodotto, il Fixplan, ed ha avanzato la richiesta attraverso la cosiddetta ‘procedura decentrata’ in base alla quale ogni singolo Paese deve dare il proprio via libera che è già stato concesso da Germania, Irlanda e Spagna».

 

La richiesta è attualmente al vaglio del Ministero della Salute italiano. «Abbiamo invitato il Ministero ad opporre il proprio diniego con una lettera che ad oggi non ha ricevuto risposta – prosegue Richichi – allegando gli esiti delle numerose investigazioni condotte dalla rete internazionale di associazioni della quale IHP fa parte: documenti, foto e video che mostrano lo strazio delle giumente gravide in Argentina, sulla cui base sono stati presentate anche due denunce penali, una in Argentina e una in Germania. Chiediamo con forza alle autorità italiane di non concedere l’autorizzazione alla commercializzazione di questo farmaco».

 

  Marco Mannucci

Galli Torrini Srl – Agenzia di comunicazione

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