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Lo scorso triennio ha dovuto registrare per il 2020, effetti critici per la categoria, a causa della Pandemia, con un impatto pesante sulle imprese e sull’ intera economia del Paese.
In questo contesto, i cui effetti non sono ancora superati, e con previsioni sanitarie ancora non del tutto definite, parte una competizione elettorale tra candidati agli organismi direttivi della Federazione, che dovrà’ occuparsi con urgenza di tante tematiche supportando con specifici progetti anche i piani di ripresa economica nazionale.

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Per la prima volta su Roma si e’ creato un gruppo  di dirigenti appartenenti ad Aziende di primario interesse nazionale che si pone come obiettivo fondamentale il cambiamento.
Cambiamento di regole, di funzionamento, di partecipazione, di trasparenza che riesca a mettere in moto sul territorio nuova partecipazione, un più’ forte coinvolgimento della categoria e la realizzazione di progetti da sviluppare in collaborazione con gli enti locali.
Soprattutto alternanza nelle responsabilità’ organizzative, dopo 6 anni in cui la Federazione ha avuto al vertice sempre le stesse persone.
Tra gli ideatori di questa sfida Andrea Alfieri consigliere uscente, ci espone un programma molto articolato che ha la fondamentale caratteristica di essere improntato all’ innovazione e alla concretezza. Evidenzia che il loro “politicamente corretto” equivale al verbo “ meno convegni, meno protagonismi, più’ fatti, più’ concretezza”, oltre a “alternanza nelle responsabilità’ e trasparenza nella comunicazione”.
Un impegno che il gruppo prende con la massima serietà’ e con grande energia, per cambiare ed innovare modelli e contenuti della rappresentanza.
Ed in effetti il programma parte proprio da una disamina della flessione della rappresentanza del mondo del lavoro, che risulta ormai in costante flessione in ambito sia europeo che italiano.
Flessione caratterizzata dal mancato adeguamento dei modelli di rappresentanza non collegati all’evoluzione socioeconomica.
Il sindacato dei dirigenti viene interpretato all’ interno della società’ come una sorta di associazione per la tutela di privilegiati.
Purtroppo non e’ così, per varie ragioni. Innanzitutto perché’ tra le connotazioni di questa categoria ci sono lavoro intenso, merito e responsabilita’. Poi perché’ c’ e’ rispetto per la legalità e l’etica e tutti i dirigenti pagano sino all’ ultimo centesimo di tasse. Ma questa vocazione collettiva e’ interpretata dallo Stato in modo surrettizio: i dirigenti sono considerati mucche da mungere; basti considerare i prelievi straordinari sulle pensioni .
In questo contesto, fare sindacato significa avere progetti e manager disposti ad impegnarsi nell’ interesse di altri colleghi, facendo prevalere concetti solidaristici allo sterile individualismo.
In questo senso vorremmo declinare in concretezza le politiche attive per i colleghi che subiscono gli effetti di crisi aziendali, vorremmo potenziare il welfare;ampliando la sfera dei servizi; vorremmo analizzare i nuovi bisogni della formazione e progettare per i giovani un “ nuovo sistema formativo” .
Questi in estrema sintesi i punti degli impegni che intendiamo assumere con gli oltre 9.000 dirigenti che aderiscono a Federmanager Roma, e che vorranno affidarci la responsabilità’ di attuare un ambizioso programma di cambiamento.

Andrea Alfieri

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